lunedì 29 gennaio 2018

Il Vescovo di Melfi incontra i giornalisti.


In occasione della festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, vescovo di Ginevra che all'inizio del Seicento escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti” per poterli far leggere da tutti, composti con stile di grande efficacia, il neo vescovo della diocesi Melfi Rapolla Venosa Mons. Ciro Fanelli, al suo ottantesimo giorno di insediamento, ha incontrato giornalisti e operatori dei mezzi di comunicazione sociale a Melfi, presso il “Centro Hospitalis”, sede della Caritas diocesana. 
L’iniziativa, promossa dall’Ufficio comunicazioni sociali e cultura della diocesi, dal centro Caritas diretta da Giuseppe Grieco è stata anche l’occasione per presentare agli intervenuti la bellissima realtà che da vecchio ospedale è diventata il centro Hospitalis che accoglie persone e/o famiglie con diverse fragilità punto di riferimento per la buona vita. Grieco sottolinea che queste persone hanno bisogno delle nostre mani che servono e del nostro cuore che le ami. La serata è proseguita dando vita ad uno scambio di riflessioni su cosa significhi essere giornalisti nel proprio territorio, sui principali temi riguardanti la Chiesa locale e sulla 52ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2018, rifacendosi al titolo scelto da Papa Francesco: “La verità vi farà liberi. Notizie false e giornalismo di pace”. 
La Chiesa vuole offrire un contributo proponendo una riflessione sulle cause, sulle logiche e sulle conseguenze della disinformazione nei media, aiutando alla promozione di un giornalismo professionale, che cerca sempre la verità, e perciò un giornalismo di pace che promuova la comprensione tra le persone. «Il miglior antidoto contro le falsità non sono le strategie, ma le persone attribuendo ai giornalisti una particolare responsabilità. Monsignor Fanelli, li definisce «custodi delle notizie, operatori della verità», titolari non solo di «un mestiere, ma di una vera e propria missione, bisogna avere uno sguardo contemplativo, con gli occhi che sanno vedere il bene, perché il male ha un impatto più immediato e, purtroppo, accade più facilmente del bene». 
Il vescovo ha sottolineato, poi, come l’uso manipolatorio dei social network può alimentare l’odio facendo riferimento al fatto che oggi la disinformazione può contare sulla gigantesca amplificazione dovuta all’uso dei social network e delle logiche che ne garantiscono il funzionamento: in questo modo i contenuti, pur privi di fondamento, guadagnano una tale visibilità che persino le smentite autorevoli difficilmente riescono ad arginarne i danni. Abbiamo il dovere di rimuovere le ingiustizie e le sue cause per fare in modo che la pace sia il frutto della giustizia.
Rosa Centrone

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