lunedì 29 gennaio 2018

Rinnovabili, Istat: Basilicata bene solo sulla carta.


Meno buchi nel sottosuolo e pale eoliche, più vantaggi per il cittadino. 
Sarebbe questo l’obiettivo da perseguire nel settore energetico per la nostra regione: un obiettivo, in realtà, ancora lontano. Se infatti, per ciò che concerne il settore petrolifero i dati sull’occupazione e sui concreti vantaggi per i lucani sono arcinoti (e tutt’altro che positivi), per quello delle rinnovabili si riscontra una dicotomia tra la dotazione lucana e le effettive ricadute sul territorio. 
Secondo l’Istat, difatti, la Basilicata è al quinto posto in Italia per quota di energia elettrica proveniente da fonte rinnovabile con l’82,2 per cento, dopo Valle d’Aosta (99,9), Trentino-Alto Adige (88,9), Umbria (88,3) e Marche (86,5). I dati, pubblicati nell’annuario statistico italiano 2017, si riferiscono al 2015, ma anche Terna, il grande operatore di reti per la trasmissione dell’energia, conferma per il 2016 che dei 2.643 giga watt/h prodotti nel 2016 in Basilicata, ben 2.483,8 derivano da fonte rinnovabile, in particolare dall’eolico che, da solo, ne fornisce il 63 per cento (1.571,8 Gwh). La maggior parte di questi impianti eolici sono localizzati in provincia di Potenza, che da sola genera il 78 per cento (1.228 Gwh) di tutto l’eolico regionale. Se all’eolico si aggiunge anche il fotovoltaico, poi, si arriva a coprire più dell’80 per cento della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile e più del 70 del totale (rinnovabile+tradizionale). 
A fronte di tutta questa produzione, però, le ricadute sui cittadini (come per il petrolio) sono davvero poche. Come mai? Una delle spiegazioni, come ha avuto modo di sottolineare anche Ivano Scotti, sociologo di origini lucane nonché ricercatore della Federico II di Napoli, è che, come tutti i grandi impianti, anche le pale eoliche hanno il grosso limite di produrre degli introiti per il territorio solo nell’immediato, senza però creare crescita. Inoltre, portano a un inevitabile e oggettivo deturpamento del paesaggio. 
Probabilmente, quindi, il sistema meriterebbe di essere profondamente ripensato. In che modo? Dando meno importanza al mercato, e più spazio alle comunità, in particolare con la possibilità di installare impianti piccoli e medi, di tipo fotovoltaico o solare-termico o mini eolico. Solo in questo il cittadino risparmierebbe in termini di spesa energetica, con la possibilità anche per il mercato locale di una concreta crescita. Questa prospettiva, però, se non regolamentata e gestita correttamente rischia di generare ugualmente un impatto negativo. 
La questione, quindi, risiede nella capacità della politica di saper bilanciare gli opposti interessi, avendo presente una strategia ben definita. Tutte cose che, al momento, in Lucania sono ancora abbastanza flebili e carenti.
Piero Miolla 

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