Meno buchi nel sottosuolo e pale
eoliche, più vantaggi per il cittadino.
Sarebbe questo l’obiettivo da
perseguire nel settore energetico per la nostra regione: un obiettivo, in
realtà, ancora lontano. Se infatti, per ciò che concerne il settore petrolifero
i dati sull’occupazione e sui concreti vantaggi per i lucani sono arcinoti (e
tutt’altro che positivi), per quello delle rinnovabili si riscontra una
dicotomia tra la dotazione lucana e le effettive ricadute sul territorio.
Secondo l’Istat, difatti, la Basilicata è al quinto posto in Italia per quota
di energia elettrica proveniente da fonte rinnovabile con l’82,2 per cento,
dopo Valle d’Aosta (99,9), Trentino-Alto Adige (88,9), Umbria (88,3) e Marche
(86,5). I dati, pubblicati nell’annuario statistico italiano 2017, si
riferiscono al 2015, ma anche Terna, il grande operatore di reti per la
trasmissione dell’energia, conferma per il 2016 che dei 2.643 giga watt/h
prodotti nel 2016 in Basilicata, ben 2.483,8 derivano da fonte rinnovabile, in
particolare dall’eolico che, da solo, ne fornisce il 63 per cento (1.571,8
Gwh). La maggior parte di questi impianti eolici sono localizzati in provincia
di Potenza, che da sola genera il 78 per cento (1.228 Gwh) di tutto l’eolico
regionale. Se all’eolico si aggiunge anche il fotovoltaico, poi, si arriva a
coprire più dell’80 per cento della produzione di energia elettrica da fonte
rinnovabile e più del 70 del totale (rinnovabile+tradizionale).
A fronte di
tutta questa produzione, però, le ricadute sui cittadini (come per il petrolio)
sono davvero poche. Come mai? Una delle spiegazioni, come ha avuto modo di
sottolineare anche Ivano Scotti, sociologo di origini lucane nonché ricercatore
della Federico II di Napoli, è che, come tutti i grandi impianti, anche le pale
eoliche hanno il grosso limite di produrre degli introiti per il territorio
solo nell’immediato, senza però creare crescita. Inoltre, portano a un
inevitabile e oggettivo deturpamento del paesaggio.
Probabilmente, quindi, il
sistema meriterebbe di essere profondamente ripensato. In che modo? Dando meno
importanza al mercato, e più spazio alle comunità, in particolare con la
possibilità di installare impianti piccoli e medi, di tipo fotovoltaico o
solare-termico o mini eolico. Solo in questo il cittadino risparmierebbe in
termini di spesa energetica, con la possibilità anche per il mercato locale di
una concreta crescita. Questa prospettiva, però, se non regolamentata e gestita
correttamente rischia di generare ugualmente un impatto negativo.
La questione,
quindi, risiede nella capacità della politica di saper bilanciare gli opposti
interessi, avendo presente una strategia ben definita. Tutte cose che, al
momento, in Lucania sono ancora abbastanza flebili e carenti.
Piero Miolla
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