domenica 8 luglio 2018

E' di oltre 1 miliardo il deficit fiscale della Basilicata nei confronti dello Stato.



Ammonta a 1 miliardo e 261 milioni il deficit fiscale della Basilicata nei confronti dello Stato. Il dato, calcolato da Eupolis, l’istituto superiore per la ricerca, la statistica e la formazione di Regione Lombardia, rappresenta una stima del livello delle entrate e delle spese delle amministrazioni pubbliche a livello regionale e consente di calcolare il saldo, il residuo fiscale appunto, come la differenza tra il contributo che ciascun individuo fornisce al finanziamento dell’azione pubblica e i benefici che ne riceve sotto forma di servizi pubblici. 
La Basilicata, quindi, avendo un saldo negativo, di fatto riceve dallo Stato centrale più di quanto versi come tributi. Rispetto al totale della spesa pubblica nazionale quella destinata alla Basilicata costituisce appena l’1% (il 16 va al Lazio, il 10 alla Lombardia), ma i trasferimenti statali rivestono un ruolo importante in regione, in quanto equivalgono a ben il 21% del Pil regionale, una percentuale piuttosto alta, se si considera che in Lombardia, dove si registra il valore minimo, tale percentuale è pari al 6,46%. 
Ogni lucano riceve in media dallo Stato sotto forma di trasferimenti 3.937 euro all’anno. Tuttavia, se può consolare, oltre alle altre regioni del Mezzogiorno, anche quelle a statuto speciale settentrionali sono piuttosto privilegiate: a un bolzanese vengono trasferiti più di 8.600 euro all’anno, a un trentino 7.600, a un valdostano quasi 7.500. C’è da aggiungere, infine, che il residuo fiscale pro capite dei lucani, pari nel 2016 a -2.192 euro, è in diminuzione rispetto al 2015. A fronte di una spesa che non si discosta molto da quella delle altre regioni, dunque, il miglioramento del residuo fiscale non può che essere correlato ad un aumento delle entrate e quindi a segnali di miglioramento dell’economia regionale o, in alternativa, a una diminuzione dell’economia sommersa. 
Questi dati possono essere letti sotto una duplice ottica. Da un lato, infatti, dimostrano come in una prospettiva federalista o autonomista le regioni meridionali si troverebbero in grande difficoltà senza un sistema di perequazione su base nazionale, in quanto non riuscirebbero a coprire con il proprio gettito fiscale tutte le spese necessarie. Del resto, proprio la disparità nella quota dei trasferimenti statali e nei residui fiscali regionali è stata una delle ragioni alla base della scelta di Lombardia e Veneto di chiedere maggiore autonomia. Da un altro lato, però, va considerato che la capacità di generare gettito fiscale è proporzionale al reddito prodotto dal territorio, pertanto i differenziali di sviluppo tra Nord e Sud influiscono in maniera notevole sul quadro delineato. Per colmare il gap, quindi è fondamentale l’intervento dello Stato per la redistribuzione delle risorse sul territorio, in modo da compensare le carenze laddove vengano registrate. 
In altri termini, i dati sul residuo fiscale sono in un certo senso anche uno strumento attraverso il quale valutare l’adeguatezza dell’azione redistributiva dell’operatore pubblico. In Basilicata, poi, incide anche un altro fattore: la dimensione demografica. Le regioni più piccole, infatti, mostrano livelli di spesa pro capite maggiori dovuti, forse, alla indivisibilità di alcuni beni pubblici e a diseconomie di scala.
Piero Miolla

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