PIERO MIOLLA
Due pesi e due misure. Anzi, due
pesi e una diversa ripartizione dei fondi per le scuole dell’infanzia. Ancora
una volta dall’alto calano decisioni non proprio positive per la Basilicata, di
recente oggetto di un finanziamento, proposto dal ministro dell’Istruzione,
Valeria Fedeli, e approvato nella conferenza unificata Stato-Regioni, che
attribuisce alla nostra regione solo 1,2 milioni di euro. “Il finanziamento –
ha commentato il vice presidente del Consiglio regionale, Paolo Castelluccio -
non convince perché alla Basilicata sono stati attribuiti, complessivamente,
300mila euro in meno rispetto all’ipotesi di un mese prima, quando lo
stanziamento doveva essere superiore. Per ogni bambino lucano sono stati
assegnati 51 euro, contro i 103 euro della Val d’Aosta, i 90 euro dell’Umbria e
dell’Emilia, i 79 euro della Toscana”. Per Castelluccio tutto questo
concretizza “una discriminazione-penalizzazione che non possiamo accettare. Il
Governo regionale deve spiegare cosa è realmente accaduto in fase di calcolo di
ripartizione che, pure, è stata sottoposta ad esame, prima dell’approvazione,
nella riunione a Roma del 2 novembre scorso. Ridurre la questione ad operazioni
matematiche in base a numerosi fattori-indicatori oggettivi, quali il numero
dei bambini di età compresa da zero a sei anni, gli iscritti alle scuole per
l’infanzia, le quote individuate e condivise – ha aggiunto il consigliere di
Forza Italia – non dà comunque una giustificazione plausibile perché viene meno
al principio perseguito dal Governo di standard uniformi su tutto il territorio
nazionale”. Ma non è tutto, perché, a giudizio di Castelluccio “ad
avvantaggiarsi del riparto dei fondi sono in particolare le regioni del Nord e
non certamente solo per effetto del numero di bambini da zero a sei anni e di
iscritti ad asili nido e materne”. Due pesi e due misure, dunque. Con
l’aggravante per i cittadini lucani che alla citata riunione della conferenza
Stato-Regioni, per il Governo, era presente il sottosegretario all’Istruzione
Vito De Filippo. Sì, proprio il lucano De Filippo, già presidente della Regione
Basilicata dal 2005 al 2013, sottosegretario di stato alla Salute nel Governo
Renzi dal 28 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016, e dell’Istruzione nell’attuale
Governo Gentiloni, a partire dal 29 dicembre dello scorso anno. Certo, De
Filippo rappresentata l’esecutivo nazionale e, quindi, non si poteva certo
pretendere che facesse saltare il banco per perorare la causa della sua regione
di origine. Ma, volendo semplificare ed entrando nel ragionamento di un
cittadino comune, la domanda potrebbe nascere spontanea: i politici lucani che
hanno ruoli nell’esecutivo cosa fanno per difendere il proprio territorio?
Quell’area, cioè, che gli consente di entrare in Parlamento (non è il caso di
De Filippo, che parlamentare non è) o comunque di rivestire ruoli
nell’esecutivo, attraverso i voti dei corregionali? La risposta, probabilmente,
è nei fatti.
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