domenica 2 settembre 2018

A Bernalda prime schermaglie elettorali a meno di un anno dalle amministrative.



Nella prossima primavera Bernalda e Metaponto torneranno alle urne, per eleggere il nuovo Consiglio cittadino. A pochi mesi dalla fine dell’odierna consiliatura, guidata da una lista civica trasversale, denominata “Bernalda e Metaponto al Centro”, sono già iniziate le schermaglie preelettorali, che vedranno contrapposti i diversi schieramenti.
Le accuse sono reciproche, tra maggioranza e opposizioni. Con i centristi che accusano le minoranze di fare “populismo”, e queste ultime che denunciano “inciuci e manovre di riposizionamento degli attuali governanti”. Il capogruppo di “Liberi e Uguali” Gennaro Collocola, già candidato sindaco del Pd, afferma deciso: “Sono saltate le più elementari regole politiche della città. Al punto da avviare, con largo anticipo, la composizione di una delle prossime liste in consiglio comunale. Senza alcun pudore verso i cittadini che hanno scelto l’attuale compagine consiliare”.
Collocola accusa il sindaco Domenico Tataranno e la sua Giunta di “trasformismo nella sua accezione peggiore. Eppure – dice - se non fossimo caduti in questo lunghissimo letargo, tante cose non si sarebbero verificate, sia all’opposizione che in maggioranza”. Molto dure, poi, le parole dell’esponente della sinistra bernaldese verso gli amministratori locali: “L’unico denominatore comune con il passato di quella che si definisce una nuova forza innovatrice, rottamatrice, moralista, onesta, intellettuale, centrista – afferma - è la solita schiera di affaristi, che gravita intorno ad ogni amministrazione, dal principio dei tempi”. Scricchiolerebbe clamorosamente, dunque, perfino l’attuale aggregazione.
“È iniziata la frenetica ricerca delle criticità – conclude Collocola -. I caminetti interni hanno le fiamme alte, con tanto di liste già pronte, piene di titolari e di riserve. Assessori che si sentono leader, cercano sponsor e sostegno, vagando per le strade a mendicare consenso e criticando i colleghi della stessa maggioranza. Assistiamo, insomma, alla negazione della politica”.
Angelo Morizzi

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