Solo un quarto dei rifiuti
prodotti in Basilicata viene incenerito o bruciato nelle cementerie, mentre la
raccolta differenziata è vista quale panacea per curare quell’antico male
chiamato discarica. Quasi il 45% dei rifiuti prodotti in Basilicata (circa 200mila
tonnellate all’anno) viene differenziato (con recupero delle frazioni carta,
vetro, plastica e umido) e, dunque, non va in discarica. L’altro 50%, invece,
viene vagliato (cioè passato per gli impianti specifici) e, a sua volta, per un
50 per cento finisce negli impianti di Tmb (trattamento meccanico biologico),
dove subisce una separazione, con la frazione secca che viene destinata
all’incenerimento o alle cementerie (in questo caso per il tramite di appositi
impianti che producono il Css), e per il restante 50 (il cosiddetto
sotto-vaglio) viene bio-stabilizzato: in tal caso si produce il compost, che va
in discarica.
Questo, a grandi linee, il sistema regionale di smaltimento dei
rifiuti attualmente esistente in Basilicata. Un sistema che ovviamente attende
che la quota di differenziata cresca ancora (nel 2017 si era intorno al 40%).
Una regione, la nostra, nella quale esiste un solo inceneritore (quello di
Melfi), mentre le discariche in esercizio al momento sono solo quattro: Atella,
Colobraro, Santarcangelo e Tricarico, cui si aggiunge l’impianto di vagliatura
della discarica di La Martella, a Matera. Il settore della “monnezza”, va
ricordato è normato dal Piano rifiuti, approvato con delibera di Consiglio
regionale 568-16, vigente da febbraio 2017, e dalla recentissima legge
regionale sui rifiuti, la numero 35-18. Si diceva della differenziata. In
regione si va verso il 50%, con picchi importanti (i comuni dell’Alto Bradano)
e anche clamorose defaillance: parliamo di Matera città, dove le cifre attestano
una quota di differenziata non oltre il 16% (a Potenza città, invece,
oscillerebbe tra il 50 e il 60), ma non mancano esempi virtuosi e anche datati.
E’ ovvio, hanno riferito fonti della Regione Basilicata, che maggiore è la
quota di raccolta differenziata, minore sarà il rifiuto da smaltire nei Tmb e,
quindi, anche in discarica. Oggi i Tmb in regione sono tre: Matera, Atella e
Santarcangelo, mentre le cementerie (che bruciano Css) sono quelle di Matera e
Barile e gli impianti che producono l’Oss si trovano a Matera, Ferrandina, Tito
scalo e Melfi. C’è da migliorare, ovviamente, ma di sicuro rispetto alle
emergenze manifestatesi negli anni scorsi, quando Potenza conferiva a Pisticci,
insieme a quasi tutto il Materano, la situazione è cambiata come se si fosse
passati dal giorno alla notte. Con l’implementazione della differenziata
il sistema respira, ma non per questo la situazione può dirsi tranquilla:
mancano, ad esempio, centri di smaltimento della frazione umida della
differenziata. Solo di recente, infatti, sono stati consegnati i lavori per
l’impianto di Venosa, mentre pare che anche Potenza e Lauria si stiano muovendo
in questa direzione.
Dal punto di vista normativo, è recentissima la legge
regionale sui rifiuti, di cui si è detto. La normativa, in generale, impone
determinati obiettivi e si fonda su alcuni principi comunitari e nazionali. Tra
essi quello sulla gerarchia dei rifiuti, che prevede in primis il recupero del
rifiuto (materia ed energia), la prevenzione, la riduzione della produzione e
tutta una serie di principi che ci ha imposto l’Europa. La nuova legge lucana,
che disciplina ovviamente anche il settore delle bonifiche e tutto quello che
concerne lo smaltimento dell’amianto, prevede solo come extrema ratio, nello
smaltimento dei rifiuti, il conferimento in discarica. Ormai sempre più chimera
e simbolo della disperazione. O quasi. Un sistema, quello del conferimento in
discarica, che ha ormai fatto il suo tempo ma che, indubbiamente, meriterebbe
più attenzione. Se non altro nell’ottica di una serena gestione post mortem di
questi impianti, spesso forieri di problemi di vario genere, non ultimi quelli
relativi all’inquinamento o allo smaltimento del percolato.
Un settore, quello
dei rifiuti, che indubbiamente va gestito con una certa oculatezza e tenendo
sempre alta la guardia, anche in Basilicata, visto che mafie, consorterie
criminali e malaffare sono sempre più attratti dalla “regina immondizia”. Che
tanto inquina, ma, ancora di più, fa schizzare alle stelle i guadagni soprattutto
se manca il rigore e il rispetto delle procedure previste dalle normative di
settore.
Piero Miolla
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