PIERO MIOLLA
“Cinque giorni di digiuno nonviolento, di dialogo, per
chiedere che in questo nostro benedetto Paese, patria del Diritto
Romano, le istituzioni rispettino la loro propria legalità, il dettato
costituzionale e le convenzioni internazionali a tutela dei diritti
umani". Così Maurizio Bolognetti, membro della presidenza del Prntt e consigliere
dell'associazione Coscioni, ha spiegato i motivi del nuovo sciopero della fame, iniziato l'11
novembre. "Centoventi ore di sciopero della fame – ha sottolineato Bolognetti - per
chiedere, per dirla con Marco Pannella, che il nostro Stato interrompa
la flagranza di reato contro i Diritti umani e la Costituzione
repubblicana. Cinque giorni di digiuno, a sostegno delle mie compagne Rita Bernardini e
Deborah Cianfanelli, per chiedere al Ministro Orlando di rispettare la
parola data e gli impegni assunti. Ora, subito, occorre che si approvino i decreti legislativi relativi
alla riforma dell'ordinamento penitenziario. Occorre che il nostro Paese
rispetti quell'art. 27 della Costituzione nel quale si afferma che le
pene "non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità
e devono tendere alla rieducazione del condannato". Nell'Italia Stato canaglia, Stato criminale sul piano tecnico-giuridico,
occorre quotidianamente battersi per onorare la legge, il diritto, lo Stato di diritto, il diritto a poter conoscere per deliberare. Nei palazzi del potere, coloro che possono e sono chiamati a decidere e
che dovrebbero onorare la legge, farebbero bene a rileggere di tanto in
tanto quel che scriveva oltre due secoli fa Cesare Beccaria: “Il fine
delle pene non è di tormentare ed affliggere un essere sensibile. Il
fine non è altro che d'impedire il reo dal far nuovi danni ai suoi
cittadini e di rimuovere gli altri dal farne uguali. E ancora: “Parmi un
assurdo che le leggi che sono l'espressione della pubblica volontà, che
detestano e puniscono l'omicidio, ne commettano uno esse medesime, e,
per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico
assassinio.” Parafrasando Beccaria si potrebbe dire che in Italia da troppo tempo
stiamo assassinando la Costituzione e lo Stato di diritto. Vale per le
violazioni dell'art. 27 della Costituzione, ma anche per quell'art.32
negato in luoghi dove inquinatori seriali avvelenano impunemente acqua,
terra e aria. Vale per carceri assurte a luoghi di tortura per detenuti e
Agenti di Polizia penitenziaria e vale per chi giustamente si definisce
un avvelenato di Stato. Io sto con Rita Bernardini e Deborah Cianfanelli. Io sto con Marco
Cappato che difende la dignità della vita, consentendo a un uomo di
poter scegliere come e quando porre fine alle sue sofferenze, rompendo
le catene di uno Stato che pretende di decidere per noi”.
Nessun commento:
Posta un commento