martedì 20 marzo 2018

Basilicata e burocrazia: l'allarme di un manager lucano.


Basilicata terra di storia, arte, cultura, turismo e burocrazia. In questa regione sono presenti numerose eccellenze in svariati settori, ma il problema principale è la difficoltà nel fare impresa. Ci si scontra con una burocrazia lenta e confusionaria, dettata da tempi tecnici logoranti e che rendono impossibile una corretta programmazione. Dirigenti malati e avvicendati che riscontrano evidenti difetti di gestione da parte dei loro predecessori e, quindi, rallentano a loro volta i processi di espletamento e lavorazione pratiche pur di non incorrere in errori di valutazione anche se in questione sono semplicissimi documenti di routine.
Tutto questo porta le aziende a regredire invece di svilupparsi e creare nuovi posti di lavoro nel settore di interesse. Fare impresa di questi tempi è già molto difficile viste le vicende internazionali che segnano una crisi che purtroppo va avanti già da un decennio, ma se il tutto viene condito con il cattivo funzionamento del settore pubblico, allora porta l’intero settore imprenditoriale ad un collasso.
I dati allarmanti parlano chiaro:
dal 2015 200mila giovani del Sud sono andati via in cerca di fortune nel Nord Italia o nei Paesi esteri.
Negli anni 2017 e 2018 sono state quasi 300 le aziende che hanno chiuso definitivamente la loro attività.
Questo fa pensare molto, nonostante siano state messe in atto misure come “Garanzia Giovani” o il progetto “Resto al sud”, creati appositamente per permettere ai giovani un corretto inserimento nel mondo del lavoro e giovani imprenditori ad avviare la propria attività partendo da un budget messo a disposizione dallo Stato.
Sicuramente in prima battuta i numeri potevano essere incoraggianti, ma in seguito ci si è scontrati con il “termine” di questi contratti, che hanno sancito la fine della prestazione lavorativa senza nemmeno una formazione adeguata che potesse proiettare la nuova leva a cercare sistemazioni simili.
Per le imprese invece, proprio quell’aiuto da parte dello Stato si è riversato contro il giovane imprenditore;
Infatti molti ragazzi (non ben formati), si sono lanciati in questa nuova possibilità senza fare i conti con la triste e cruda realtà. Investire le proprie risorse senza essere ben formati a “fare impresa”, ha portato una regressione della stessa attività fino ad arrivare ad indebitarsi o nelle più difficili situazioni, chiudere definitivamente solo dopo pochi mesi di attività.
Sicuramente avere dei fondi e degli incentivi per assumere o creare nuove imprese, è una cosa positiva, ma il fulcro di queste vicende è la formazione. Infatti investendo sulla formazione delle risorse e sull’ aggiornamento costante della classe imprenditoriale, si riuscirebbe a creare una filiera forte e preparata alle avversità. Un giovane deve sentirsi parte partecipe dell’azienda dove presta servizio e non un semplice lavoratore “a termine”, quindi trascurabile e non valorizzabile.
Allo stesso modo, però, le stesse aziende devono investire in formazione e aggiornamento per garantire un corretto svolgimento della policy preimpostata in apertura, garantendo la possibilità di non fallire dopo pochi mesi dall’ avviamento della stessa.
Se, oltre queste difficoltà, si inseriscono quelle inerenti le autorizzazioni pubbliche, il caos è garantito.
Mi sono trovato in prima persona in una situazione simile, poiché dovendo effettuare dei lavori di manutenzione, dovevo relazionarmi con più uffici regionali, nonostante l’autorizzazione fosse soltanto una.
Ma la cosa singolare, che ogni ufficio oltre a lavorare le pratiche con tempi biblici, interpretava con un regolamento nettamente differente da quello di un altro ufficio regionale sempre preposto a lavorare la medesima richiesta. Giustamente un imprenditore volenteroso di sviluppare la propria azienda e il proprio territorio, vedendosi imbrigliato tra questi tempi e questi dirigenti (alle volte anche poco cortesi), inizia a fermarsi non investendo o, scegliendo di lasciare la Basilicata ed andare in altre zone d’Italia dove verrebbe rispettato e messo nelle migliori condizioni di operare.
Non nascondo di essere stato avvicinato da molte personalità delle coste del centro e Nord Italia, che mi incitavano e proponevano di andare da quelle parti a realizzare i miei progetti a loro avviso “Vincenti”.
Ad oggi quello che mi viene da dire è che questa terra ha davvero molte peculiarità, molte eccellenze da poter valorizzare, quindi spero che tutti gli uffici pubblici riescano a sveltire le pratiche di ogni genere, così da poter permettere alla classe imprenditoriale di poter investire e programmare in questo territorio, senza dover abbandonarlo. Solo con gli investimenti, la programmazione e la semplificazione burocratica questa regione potrà svilupparsi in maniera esponenziale creando posti di lavoro e aziende solide in ogni settore.
Giuseppe Ferrara

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