In
Basilicata, nel 2016, si è registrato un aumento del 46,1 per cento della
richiesta di licenze di porto d’armi ad uso sportivo. Lo ha rivelato il
ministero degli Interni prendendo in esame, in realtà, un periodo quadriennale
che va dal 2014 al 2107, nel corso del quale, in Italia, l’aumento è stato del
41,63 per cento, ma solo per le richieste di licenze di porto d’armi a uso
sportivo. Solo lo scorso anno le licenze in più, rispetto al 2016, sono state
80.416. Calano del 12,01 per cento, invece, le richieste di licenze per difesa
personale, mentre i numeri relativi alla caccia sono stabili negli anni. Più
nel dettaglio, le Regioni in cui si è registrato il maggior numero di licenze
di porto d’armi sportivo, sempre nel periodo dal 2014 al 2016, sono state la
Lombardia (+43,1 per cento), Marche (+42,4), Molise (+52,6) e, appunto, la
Basilicata.
Il dato, evidentemente, non può essere però tradotto automaticamente in una corsa
alle armi: le licenze di porto d’armi sportive, infatti, sono diversa da quelle
per uso personale. Quanto reso noto dal Viminale, dunque, non vuol dire tout court che
nella nostra regione c’è una corsa alle armi, magari frutto di una paura o un
senso di insicurezza sempre più marcato che aleggia nella nostra gente. Certo,
anche se i dati del Ministero dell’Interno acclarano che, nel 2017, sono
diminuiti in Italia omicidi (-11,2 per cento), rapine (-8,7) e furti (-7),
resta il dato che, a essere meno sicure, sono proprio le mura di casa. I
l che
potrebbe teoricamente avvalorare la teoria della corsa alle armi, anche in
Basilicata. Peccato che, incrociando i dati delle due questure lucane con le
testimonianze di numerosi titolari di armerie in regione, appare chiaro che, in
realtà, l’andamento delle vendite di armi è in calo. Insomma, a conti fatti
l’incremento deciso delle richieste di porto d’armi ad uso sportivo non fa rima
con un aumento del senso di insicurezza dei cittadini e di un conseguente
innalzamento delle vendite di fucili e pistole. Almeno per il momento.
Piero Miolla
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