In questi giorni ancora una volta
i produttori agricoli e in particolar modo i cerealicoltori subiscono la
imposizione dei prezzi dei prodotti agricoli dal cosiddetto libero mercato e
della globalizzazione. In particolare la vendita del grano duro e del tenero
avviene a prezzi stracciati in azienda: 19 €/q.le il grano duro, 17,5 €/q.le il
grano tenero. Il costo colturale medio per ettaro sostenuto dai produttori, non
è inferiore a 600€, il che vuol dire che un produttore agricolo per coprire i
costi dovrà produrre almeno 31 q.li/ha. Nel Meridione d'Italia tale valore è
superiore alla media effettiva. Ci vuole ben poco per capire quanto siano
elevate le perdite economiche a carico dei cerealicoltori. Al contempo facciamo
notare che il prezzo del pane sul mercato va oltre i 2 €/kg e la pasta oltre 1
€/kg, valori più alti per restanti prodotti da forno. Abbiamo inteso richiamare
questi allarmanti dati perché a differenza del passato i produttori agricoli,
così come un pò la nostra società, sentono ripetere continuamente la parola
"cambiamento". D'altro canto i componenti del nuovo Governo e della
Maggioranza che lo sostiene durante la campagna elettorale hanno sostenuto che
i produttori agricoli - ovvero il mondo dell'agricoltura -vanno sostenuti con
una intelligente politica agricola finalizzata ad assicurare un reddito
dignitoso per continuare a presidiare il territorio attraverso l'agricoltura;
molti produttori agricoli hanno creduto alle promesse sia di Di Maio, che di
Salvini. Spiace constatare purtroppo che al 12 di giugno 2018 in piena campagna
di raccolta cereali, gli attuali prezzi di mercato, inferiori rispetto a quelli
degli anni precedenti, smentiscono sia le promesse, sia l'impegno per il
cambiamento dell'agricoltura.
Proposta:
I prodotti di prima necessità,
come il grano made in Italy, necessitano di un mercato governato da precise
regole in modo che possa garantire convenienza economica ai ceralicoltori e sicurezza
alimentare ai consumatori.
Il mercato dei cereali non deve
avere carattere di oligopolio, ma improntato all'interesse pubblico e
collettivo. (produttore-consumatore)
Definire una politica cerealicola
per le regioni: Sicilia, Puglia e Basilicata e di filiera affinché il valore
aggiunto del prodotto finito venga equamente riconosciuto alle 3 diverse fasi:
produzione, trasformazione e commercializzazione.
Il grano duro commerciale per
panificazione e pastificazione non può essere venduto in azienda ad un prezzo
inferiore a 30€/q.le! Controllo e gestione del mercato delle sementi impiegate
nella produzione. Istituzione di Disciplinari di Produzione basati su precise
tecniche e pratiche agronomiche per garantire qualità e quantità. Piano
colturale cerealicolo per le regioni del meridione a medio termine con
l'individuazione di aree vocate, in modo da elevare i livelli occupazionali,
salvaguardia e tutela ambientale e al contempo impedire rendite di posizione e
speculazioni.
TAVOLO VERDE BASILICATA
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