martedì 26 giugno 2018

La Basilicata, l'aumento delle domande Naspi e la cassa integrazione da dare a certi politici.



Da gennaio ad aprile del 2018 in Basilicata le domande di Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego) sono aumentate dell’11,5 per cento rispetto all’anno scorso, attestandosi sulle 5.539 nuove richieste. Il dato è stato reso noto dall’Inps (Istituto nazionale della previdenza sociale) che ha anche svelato come, sempre nella nostra regione, siano del pari aumentate le ore di cassa integrazione, arrivate nel complesso a più di due milioni, con un emblematico + 38 per cento rispetto allo stesso periodo di un anno fa. 
Numeri e statistiche che fanno della Lucania la regione d’Italia con l’incremento maggiore, proprio mentre in quasi tutte le altre regioni la cassa integrazione è in discesa (fanno eccezione la Sardegna, la Val d’Aosta e, appunto, la Basilicata). Più nel dettaglio, è stata soprattutto la cassa integrazione ordinaria, che nei primi sei mesi dal 2018 ha fatto registrare un eloquente + 163,7 per cento, con le ore autorizzate più che raddoppiate in dodici mesi. Anche in questo caso, peraltro, il dato è quello più alto a livello nazionale. Dati, questi, indubbiamente influenzati dall’andamento della Fca di San Nicola di Melfi, dove, nell’ultimo anno, si è fatto spesso ricorso alla cassa integrazione sia per la linea di produzione della Punto che, da ultimo, anche per quella relativa ai Suv. 
Dati che devono indubbiamente fare riflettere e che impongono, oltre a un’analisi dettagliata e seria, anche l’individuazione di una veloce cura per il rilancio del mercato del lavoro lucano. Sui dati dell’Inps, in particolare quelli relativi alla Naspi, il segretario generale di Basilicata, Angelo Summa, ritiene che essi siano “un’ulteriore conferma di quanto abbiamo già affermato nel nostro rapporto sull’economia regionale del 28 maggio scorso. L’occupazione stabile diminuisce e crescono solo i rapporti di lavoro occasionali nel settore terziario. Ma – ha ricordato Summa - si tratta pur sempre di lavoro povero: poche ore e a basso salario”. 
Inoltre, questo contesto non è il solo, perché, sempre a giudizio di Summa, “il tutto va affiancato all’assenza di una strategia regionale di sviluppo che punti a concentrare le risorse in alcuni settori chiave, abbandonando la logica della frammentazione degli interventi”. E così, la Basilicata continua ad arrancare facendo segnare percentuali preoccupanti ed emblematiche di una situazione che, nonostante i proclami e le illusioni, continua invece a segnare il passo. Il lavoro latita e spesso è un miraggio, i giovani non hanno altra scelta che andare via e la politica litiga su come conservare le poltrone. Magari tentando di scimmiottare leggi elettorali nazionali che, come è noto, hanno solo avuto la funzione di esaltare l’ingovernabilità. Forse, la cassa integrazione sarebbe meglio applicarla alla classe politica, locale e nazionale.
Piero Miolla

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