Nel periodo 2006-13 vivere in
aree Sin (Siti d’interesse comunitario) come quelle di Tito e della Valbasento,
ha comportato una mortalità più elevata del 5% e un aumento di tumori maligni pari
al 9, tra 0 e 24 anni. Non solo: vivere nei siti contaminati da amianto,
raffinerie o industrie chimiche e metallurgiche ha prodotto un rischio di morte
più alto del 4-5% rispetto alla popolazione generale. Tutto ciò, nel periodo
citato, si è tradotto a livello nazionale in un eccesso di mortalità pari a 11.992
persone, di cui 5.285 per tumori e 3.632 per malattie dell’apparato
cardiocircolatorio.
Lo ha rivelato l’aggiornamento dello studio Sentieri, a
cura dell’Iss (Istituto superiore di Sanità), presentato nelle sue linee
generali l’altro ieri a Roma. Il dato riguarda solo le aree contaminate nelle
quali è attivo il registro tumori: si tratta di 28 siti sui 45 totali. In
Basilicata, come è noto, il registro tumori non risulta aggiornato: tali cifre,
dunque, vanno interpretate per analogia e non devono creare allarmismo ma
certamente far riflettere.
Dall’aggiornamento dello studio è emerso che
l’eccesso di incidenza tumorale nelle aree descritte, rispetto a coetanei che
vivono in zone non a rischio, è stato del 62% per i sarcomi dei tessuti molli,
66 per le leucemie mieloidi acute, 50 per i linfomi Non-Hodgkin e 36 per i
tumori al testicolo. La situazione, dunque, è abbastanza chiara e tutt’altro
che positiva: i numeri sono assolutamente degni di nota e danno vita a quello
che è stato definito degli esperti un quadro coerente con quello emerso dalle
precedenti rilevazioni. In buona sostanza, non ci dovrebbe essere stato un
miglioramento della situazione della contaminazione ambientale a livello
nazionale.
Tornando ai dati (sempre su base nazionale, è bene precisarlo) lo studio
ha rivelato che nella popolazione residente nei siti contaminati osservati è
stato stimato un eccesso di mortalità, per tutte le cause, pari al 4% negli
uomini e al 5 per le donne. Per tutti i tumori maligni, inoltre, la mortalità
in eccesso è stata del 3% nei maschi e del 2 nelle femmine. Più in generale, nel
periodo 2006-13, è stato osservato nella popolazione un eccesso di mortalità
per tutte le cause di 5.267 casi negli uomini e 6.725 nelle donne. Per tutti i
tumori maligni è stata di 3.375 negli uomini e 1.910 per le donne. In merito,
invece, ai più piccoli l’eccesso di ospedalizzazione è stato del 6-8% di bimbi
e ragazzi ricoverati per qualsiasi tipo di malattia rispetto ai coetanei di
zone non contaminate. Per il primo anno di vita, lo studio Sentieri ha
rilevato, nelle zone contaminate, un eccesso di ricoverati pari al 3% per
patologie di origine perinatale rispetto al resto dei coetanei, oltre ad un
eccesso, compreso tra l’8 e il 16%, per le malattie respiratorie acute ed asma
tra i bambini e i giovani.
A questo punto non può più essere rinviata, anche in
Basilicata, la sorveglianza epidemiologica nelle aree contaminate. Possibilmente
basata su metodi e fonti informative accreditati: solo così si potranno monitorare
i cambiamenti sanitari in relazione a sorgenti di esposizione a classi di
inquinanti specifici per verificare l’efficacia di azioni di risanamento.
Piero Miolla
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