martedì 13 novembre 2018

A Bernalda un convegno per celebrare il centenario della "Grande Guerra"



Un convegno per celebrare il centenario della fine della Prima Guerra mondiale. Si è tenuto a Bernalda, nell’aula magna dell’istituto di istruzione superiore. E sulle conseguenze che la Grande Guerra ha prodotto nel ventennio successivo, fino al 1938. Promotore dell’iniziativa culturale, affollata di studenti del quinto anno di corso, è stato il professor Raffaele Pinto, responsabile del Dipartimento di Storia e Filosofia del Liceo Scientifico “Matteo Parisi” di Bernalda. Al tavolo altri relatori d’eccezione, come Antonio Pinto, ex ispettore scolastico e il professor Angelo Tataranno. Sotto i riflettori la lettura che, dopo il 1918 e fino al 1938, l’Italia ha fatto del primo conflitto mondiale, tra comprensibili momenti di legittimo patriottismo e discutibili usi retorico-strumentali. Che, dai libri di testo ai giornali, dalle scuole alla piccola e grande politica, in quegli anni sono stati messi in campo per giustificare l’avvento del fascismo e la conseguente tirannide.
“Fino al 1922 - ha riferito Raffaele Pinto - la celebrazione della fine della guerra costituì prevalentemente un modo per ricordare, nella comprensibile gioia per la vittoria, la memoria dei tanti, troppi caduti, che furono circa 650 mila. Con l’avvento del regime mussoliniano, invece, il momento pubblico del ricordo del conflitto, dei morti e della vittoria, divenne pretesto per creare una sorta di legame, neanche troppo sottile ed evanescente, tra il lontano Risorgimento, con l’epopea garibaldina, e la guerra mondiale. Letta come quarta guerra d’indipendenza e nascita di una nuova Italia, pronta a legittimare il fascismo, per la realizzazione di un Paese più grande e forte”.
Antonio Pinto si è poi soffermato sulle letture scolastiche date alla guerra, attraverso i libri di testo. Mentre Angelo Tataranno si è intrattenuto sull’esito sociale, locale e nazionale della Prima guerra mondiale, col biennio rosso e le lotte operaie. Raffaele Pinto, quindi, ha evidenziato il modo in cui, retoricamente, la fine della guerra, il tema della bella morte e del sacrificio per la Patria sia stato reso visibile. Attraverso i numerosi monumenti, gli archi di trionfo, i viali e i parchi della Rimembranza, di cui il nostro Paese è pieno.
Saluti e riflessioni sono stati affidati, quindi, al padrone di casa, il dirigente scolastico Giosuè Ferruzzi, che si è detto “compiaciuto per la partecipazione, attenta e sempre viva, dei tanti maturandi presenti in aula magna”. Per un appuntamento culturale che ha indotto a riflettere sul male della guerra e sull’inutile pericolosità, costituita da ogni forma di retorica. La quale finisce, spesso, per offuscare quello che è stato il reale sacrificio di tante persone innocenti.
Angelo Morizzi

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