Lucani popolo di “formiche” e,
soprattutto di grandi risparmiatori. Anche a fronte di una ricchezza pro capite
che di sicuro non è tra le maggiori d’Italia. Dal rapporto “Eurosistema” di
Banca d’Italia, infatti, emerge che nel 2017 i depositi bancari detenuti dalle
famiglie consumatrici lucane hanno continuato a crescere, pur se a un ritmo
meno considerevole rispetto a quello di un anno prima (1,3 per cento a
dicembre). Come mai?
Pare che siffatta dinamica sia riconducibile ai depositi
in conto corrente, mentre quelli a risparmio avrebbero continuato a ridursi.
Non ci sono cifre ufficiali, ma il quadro sembra essere chiaro: i nostri
genitori e, in generale, le famiglie della Basilicata, tendono comunque a
risparmiare e a mettere “in ghiaccio” la propria dotazione finanziaria, tanto
che il valore di mercato era pari, nel 2016, a circa 44.600 euro in termini pro
capite e rappresentava oltre il 40 per cento della ricchezza lorda. Al netto
delle passività (mutui, prestiti personali e altre categorie residuali) la
ricchezza finanziaria era pari a 2,6 volte il reddito disponibile lordo. Più in
generale, la ricchezza finanziaria è cresciuta in regione tra il 2008 e il 2016
di poco meno del 20 per cento a prezzi correnti, soprattutto per effetto
dell’andamento registrato dopo il 2011. Rispetto alla media nazionale l’aumento
è risultato più sostenuto: il divario di crescita si è concentrato nel primo
periodo della crisi economico finanziaria (2008-2011), grazie anche a una
composizione del portafoglio caratterizzata dal maggior peso di strumenti meno
rischiosi (circolante, depositi e riserve tecniche assicurative) che hanno
limitato gli effetti negativi sulla ricchezza finanziaria della crisi dei
mercati finanziari di quegli anni.
Ma, il cosiddetto “portafoglio” finanziario
delle famiglie lucane, come è composto? Sempre secondo la Banca d’Italia per
oltre la metà è formato da attività liquide (circolante e depositi bancari e
postali). Si tratta di un valore superiore alla media italiana e se la quota di
obbligazioni e titoli di Stato italiani, già inferiore alla media nazionale tra
il 2008 e il 2016, si è significativamente ridotta, sempre nel 2016 è
risultata, invece, sensibilmente cresciuta la parte investita nel risparmio
gestito. Insomma, si tende a risparmiare comunque in Basilicata. E spesso lo si
fa rivolgendosi alla propria banca o alle Posta, anche se il consumatore lucano
è sempre molto spaventato dalle ipotesi di prelievo forzoso che, ciclicamente,
torna a fare capolino.
Questa tendenza, peraltro, dovrà comunque essere in
qualche messa alla prova, in questa fine anno 2018, dall’obbligo di estinzione
dei libretti al portatore, sovente rifugio dei soldi dei lucani, se non proprio
cassaforte di famiglia. Come precisato nei pezzi pubblicati di fianco, infatti,
prima del 2019 bisognerà obbligatoriamente estinguere i libretti al portatore,
pena il rischio di multe e l’impossibilità di effettuare nuovi movimenti. E
allora, vogliamo scommettere che la “formica” lucana non abbandonerà in ogni
caso la strada del risparmio, a le molto cara, ma sarà solo accorta a
diversificarla? I presupposti per una fidelizzazione delle abitudini ci sono
tutte. L’importante è che la “formica” sia solo attenta alla scadenza del 31
dicembre.
Piero Miolla
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