E’ trascorsa un’estate intera.
Poi l’autunno. In attesa dell’imminente invernata. Nei capannoni industriali
dismessi de La Felandina, nella zona Sin di Bernalda-Metaponto, la situazione è
stabile. Sono ancora a decine i lavoratori extracomunitari, accampati alla meno
peggio, che ogni giorno attendono di riversarsi nei campi del Metapontino, come
manodopera bracciantile. Privi di ogni diritto, compreso quello di avere un
allacciamento idrico o elettrico. Pur in una plateale posizione di abusivismo.
Condizioni estreme, a cui si è spesso cercato di porre rimedio, inutilmente.
“Attualmente, in quella zona, ci
sono circa 200 persone, forse anche meno, considerando la stagione poco
favorevole - osserva il sindaco di Bernalda Domenico Tataranno -. Abbiamo fatto
un’ordinanza per la messa in sicurezza di quegli immobili abbandonati. In vista
di un eventuale sgombero. Mai avvenuto”. Sono in tanti a temere che in una
siffatta situazione di degrado diffuso, si ramifichino o estendano fenomeni di
criminalità, più o meno organizzata. A tal proposito il primo cittadino di
Bernalda rileva: “Ci sono stati e continuano a esserci incontri in Prefettura,
col sottoscritto e con la mia Giunta, per evitare che si verifichino fenomeni
di illegalità. Sui quali si cerca di rimanere prudentemente vigili”.
Ad accendere i riflettori sulla
precaria situazione, umana e sociale de La Felandina, sono intervenute, a più
riprese, anche le organizzazioni sindacali. Secondo Maurizio Girasole della
Cgil, però, “gli sgomberi non risolvono e non risolveranno il problema. Visto
che a cambiare sono soltanto i luoghi delle tendopoli, non le situazioni.
Semmai andrebbero sottoscritti protocolli di legalità e accoglienza con le
associazioni datoriali. Sulla questione, perciò, il sindacato continuerà a fare
la sua parte”.
“L’accampamento abusivo -
sostiene un automobilista di Bernalda - è proprio a ridosso della Basentana.
Ebbene non è raro, anzi è frequente, che queste sfortunate persone, per
procacciarsi l’acqua, siano costrette a farsi alcuni chilometri in bicicletta,
per raggiungere, anche di notte, le fontane di Metaponto borgo o lido. In
condizioni di insicurezza stradale e di incolumità, sia per loro che per gli
automobilisti. Quando sarebbe bastato, forse, portare l’acqua con un allaccio
temporaneo, se si decideva di farli rimanere accampati sotto quei capannoni”.
L’Asm ha più volte inviato
commissioni mediche, per valutare le condizioni igienico sanitarie dei luoghi e
delle persone. Ma i mesi passano e la “vergogna” persiste. Come quei capannoni,
mai entrati in attività, che continuano a deturpare una delle zone più prospere
dell’agricoltura Metapontina. E così La Felandina, da miraggio industriale, si è
trasformata in un incubo collettivo.
Angelo Morizzi
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