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martedì 4 dicembre 2018

In Basilicata un minore su sette abbandona la scuola

 
In Basilicata l’offerta dei servizi di prima infanzia è ferma al 14,3% e la quota di giovani dai 18 ai 24 anni che abbandonano prematuramente gli studi è del 13,8: è la settima più alta in Italia, ma la più bassa del sud. I dati resi noti del Mise attestano che la nostra regione non rispetta gli obiettivi di Barcellona, definiti nel 2002 dal Consiglio Europeo, che imporrebbero agli Stati membri di impegnarsi ad offrire i servizi di prima infanzia ad almeno il 33% dei bambini sotto i 3 anni. Nei soli territori montani delle due province lucane i valori sono davvero bassi: a Potenza, per 5551 bambini di età 0-2 anni sono disponibili 829 posti in servizi per la prima infanzia, mentre a Matera i 70 bambini da 0 a 2 anni residenti in aree montane non hanno nessuna disponibilità di essere accolti in una struttura a loro dedicata. 
Tra tutti i Comuni della regione, poi, 90 sono completamente sforniti di asili nido e di qualsiasi altro servizio per la prima infanzia, mentre soltanto in 11 si raggiunge e supera l’obiettivo europeo del 33%. I due capoluoghi, invece, si mantengono al di sotto della soglia di copertura: a Potenza l’offerta di posti copre solo il 23,3% della platea, a Matera si arriva al 28,9. Tutto questo stride con la considerazione che il contrasto alla povertà educativa dovrebbe iniziare sin dalla tenera età dei bambini, a partire, cioè, già dai servizi alla prima infanzia che costituiscono il primo step verso un sistema che contribuisca a migliorare la crescita psico-fisica dei minori. Tali servizi, infatti, sono il primo luogo di socialità del minore al di fuori della famiglia di origine. Ciò è tanto più vero nelle aree montane, dove organizzare la presenza di strutture, risorse e personale è più difficile a causa della conformazione territoriale, ma anche per la minore densità abitativa. Questo provoca almeno due conseguenze negative: da un lato riduce il benessere di chi già ci vive, dall’altro, è un incentivo allo spopolamento. In alcuni territori della montagna, la presenza di servizi per i minori può quindi essere decisiva per venire incontro alle possibili difficoltà delle famiglie con figli già residenti. 
La Basilicata è tra le cinque regioni italiane con la più alta percentuale di minori residenti in aree montane (40,4%). Per capirci, si consideri che in media, a livello nazionale, la quota di bambini che abitano in montagna si attesta attorno al 10%. A ciò si aggiunga che spesso i comuni montani fanno registrare anche redditi più bassi: in Basilicata, per esempio, sempre secondo i dati del Ministero Economia e Finanza, il 73,1% dei comuni montani rientra nell’ultimo quartile di reddito. Siffatte dati si combinano con quelli sull’abbandono prematuro dalla scuola. Nella provincia di Potenza il tasso di abbandono è del 14,2%, mentre in quella di Matera del 13,5. Per abbandono precoce deve intendersi il mancato conseguimento di un diploma, sul quale spesso incidono condizioni di marginalità sociale, che possono portare sia a una frequenza saltuaria, sia all’abbandono definitivo degli studi. Riuscire a mantenere attivi sul territorio i servizi per l’infanzia, dunque, è fondamentale e forse l’attività politica dovrebbe porre maggiore attenzione su questi servizi
Piero Miolla

mercoledì 18 luglio 2018

La stazione ferroviaria di Pisticci in stato di abbandono.



Degrado, abbandono e, quando piove, pozzanghere che nascondono vere e proprie insidie per l’automobilista. E’ la fotografia del piazzale della stazione ferroviaria di Pisticci, privata ormai da tempo del personale umano, ma comunque sempre frequentata da qualche treno che circola e si ferma in loco, oltre che da sporadici passeggeri. 
Che sia estate o inverno, il tema non cambia: il piazzale è contraddistinto da due grosse buche che, con la pioggia diventano piscine, e con il sole, mostrano sempre più le loro profondità e ampiezza. Possibile che nessuno provveda a rifare l’asfalto? Anche se non è la stazione di una metropoli e, neanche una tra le più importanti di Basilicata, lo scalo pisticcese meriterebbe in ogni caso un diverso trattamento e, soprattutto, un altro contegno. Gli automobilisti che vi transitano, anche solo per brevi istanti dovendo solo accompagnare o riprendere i pochi viaggiatori, sono costretti alle gimkane per evitare danni alle sospensioni o affini, mentre in chi si sofferma per attendere la coincidenza del caso, non può non saltare agli occhi il degrado e l’abbandono. Che, per inciso, si estendono anche alla palazzina nella quale, un tempo, il personale delle Ferrovie dello Stato risiedeva con le proprie famiglie. 
Dal piazzale, infatti, non può non scorgersi lo stato delle finestre con vetri ormai infranti sino quasi ad essere un semplice ricordo, neon appesi ad un filo e probabilmente non funzionanti. Che dire, poi, del giardinetto che insiste accanto a quelli che erano i bagni pubblici? Erbacce e immondizia a tutto spiano. Di questi tempi, con serpenti e vipere che fanno capolino per il caldo, può essere davvero pericoloso sostare nelle vicinanze. Insomma, un quadro abbastanza desolante che giriamo volentieri a chi sarebbe tenuto a provvedere alla manutenzione: il Comune di Pisticci (almeno per ciò che concerne il piazzale) o Trenitalia? Di sicuro la società che gestisce i trasporti ferroviari è competente sull’immobile ormai abbandonato, così come, riteniamo, sulla pulizia del piccolo giardino antistante gli ex bagni pubblici. 
Chiunque sia deputato a provvedervi, però, non può continuare a fare orecchie da mercante: urge un immediato ripristino della pavimentazione stradale, così come lo sfalcio delle erbe nel giardino e, se possibile, anche una maggiore cura dell’immobile. Tagliare un ramo secco, infatti, non può e non deve automaticamente significare abbandonare questi luoghi a sé stessi.
Piero Miolla

venerdì 29 giugno 2018

L'ex Club Med di Marina di Pisticci tra abbandono e degrado


Foto Elio D'Armento

Ventitré anni di vita e, ormai, già 8 di coma profondo. E’ la parabola del villaggio turistico ex Club Med di marina di Pisticci, il primo in assoluto a sorgere sulla costa jonica lucana nel lontano 1987 e, molto probabilmente, anche l’unico al momento condannato a morte. 
Nei locali del villaggio, siti a ridosso della spiaggia di San Basilio, proprio nei pressi della foce del fiume Cavone, regna il degrado e l’abbandono: suppellettili divelte o, comunque, semi distrutte e inutilizzabili, vasi riversi se non ridotti in cocci, erbacce dappertutto e, appunto, la sensazione di un tempo che fu. Eppure, questa struttura era considerata una sorta di fiore all’occhiello, almeno quando venne inaugurata e chiamata Metaponto. 
Nel corso degli anni ha ospitati tantissimi turisti, soprattutto stranieri, e anche qualche big. Un via vai di persone che ha dato lustro a tutta la riviera jonica lucana e, elemento da non sottovalutare, anche lavoro, sebbene stagionale, a circa centocinquanta persone, quasi tutte di Pisticci. Insomma, un investimento ben riuscito per una scommessa che sembrava vinta. Alla grande. E invece, nei primi anni 2000 le avvisaglie di qualche piccolo problema che si sarebbe materializzato di lì a poco. Numerose le richieste della proprietà di risolvere l’annoso (e attualmente non ancora risolto) problema del fiume Cavone, che sfociando in questo angolo del mar Jonio, sovente si mischia alle acque dello stesso mare con tutto il suo carico non proprio piacevole. In particolar modo, è stato il graduale disimpegno del Club Mediteranée, l’azienda francese che gestisce servizi per il turismo che deteneva, nel caso del villaggio di marina di Pisticci, il 40% del pacchetto azionario, a portare alla chiusura. L’altro socio, sebbene di maggioranza cioè Italia Turismo, una partecipata del ministero del Tesoro che detiene il 60% delle quote, non è riuscito (o non ha voluto?) a fermarne la chiusura.
I francesi, in buona sostanza, soprattutto dopo essere passati in mani turche hanno deciso di abbandonare la Basilicata e, dapprima attraverso il problema rappresentato dall’inquinamento del Cavone, e, successivamente, lamentando la necessità di elevare le stelle della struttura da quattro a cinque, hanno di fatto mollato la presa, determinando la chiusura della struttura. Decisione che ha finito per mettere in mezzo a una strada centocinquanta famiglie e lasciare alla mercé di chiunque una struttura che oggi risulta abbandonata a sé stessa. 
Come detto, lo spettacolo che si presenta ai visitatori è raccapricciante: porte divelte, ambienti nei quali c’è di tutto, suppellettili asportate o divelte, erbacce dappertutto e ricordi di serate e pomeriggi di altri tempi, quando il villaggio era molto curato e soprattutto molto frequentato. Dal 2010 tante le voci che si sono rincorse, tra ammiccamenti e improbabili cordate societarie. Ma, di fatto, non c’è stata alcuna novità positiva e nessun fatto concludente. 
Solo abbandono, incuria e degrado. Per una struttura che, laddove dovesse ripartire, andrebbe totalmente riqualificata, con ulteriore e sostanzioso aggravio di spesa. Insomma, oltre al danno, anche la beffa. Perché, considerando che nella proprietà c’è di mezzo un ministero, a pagare sarebbero come al solito i cittadini. E intanto il villaggio rimane immerso nei ricordi e nei rimpianti, oltre che nelle erbacce e nel degrado.
Piero Miolla

sabato 5 maggio 2018

Losenno (Gd): "Le spiagge di Pisticci in stato di abbandono e incuria".



Il segretario dei Giovani Democratici di Pisticci-Marconia, Marco Losenno
Come tutti sappiamo la stagione turistica estiva si avvicina velocemente e il “Primo Maggio”, come ogni anni, è stato prova generale per tutte le località turistiche costiere del Metapontino.
Mentre a Metaponto, Policoro e altre località l’organizzazione della macchina amministrativa ha offerto ai turisti prova di grande efficienza, a Pisticci, come avviene ormai da decenni, abbiamo assistito al solito spettacolo indecoroso che, a parere di chi scrive, danneggia notevolmente l’attrattività effettiva delle nostre splendide coste.
Purtroppo c’è da sottolineare che, nonostante il ponte fosse da calendario annunciato da tempo, l’Amministrazione comunale non ha per nulla provveduto a rendere attraenti, pulite e fruibili le spiagge e la pineta di Marina di Pisticci.
Quello che sostanzialmente è balzato agli occhi dei presenti, come testimoniano le numerose foto pubblicate sui social network, è il forte stato di abbandono e incuria in cui versa ormai da tempo il nostro splendido litorale.
Alla luce di questo, ci chiediamo come sia possibile immaginare di poter competere con le altre realtà che, al contrario, mettono al primo posto la cura e la manutenzione del proprio tratto di costa?
Nonostante le promesse della passata campagna elettorale, una su tutte quella che voleva realizzare un piano marketing turistico pluriennale prevedendo contemporaneamente l’attivazione di info-point turistici sul territorio comunale, il Movimento che amministra questa comunità sta purtroppo dimostrando tutta la sua incapacità a gestire e preservare l’integrità e l’attrattività delle nostre coste, ma soprattutto ad immaginare un piano d’azione che abbia l’obiettivo di riportare Pisticci al centro del panorama turistico regionale.
Ci auguriamo che quanto accaduto sia solo uno spiacevole incidente di percorso, ed allo stesso tempo auspichiamo che, in vista della campagna estiva, l’Amministrazione comunale provveda a rendere pulite ed accoglienti in maniera costante le nostre incantevoli spiagge.

Marco Losenno
Segretario Giovani Democratici Pisticci e Marconia