Visualizzazione post con etichetta aiea. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta aiea. Mostra tutti i post

mercoledì 27 giugno 2018

L'amianto killer e quelle morti "slienziose".



Quattrocentocinquanta richieste di malattia professionale, 216 decessi, 8 mesoteliomi, 65 adenocarcinomi polmonari e, ancora, carcinomi all’apparato uro-genitale e leucemie. Sembra un vero e proprio bollettino di guerra quello contenuto nella banca dati dell’Aiea (Associazione italiana esposti amianto) sezione Valbasento, presieduta da Mario Murgia. 
Numeri che riguardano la sola area industriale basentana, tra Ferrandina e Pisticci, dove l’amianto, ma non solo, ha imperversato per anni ed ora, come dimostra il caso Materit, necessita di urgente bonifica. Numeri che fanno il paio con quelli nazionali, relativi alle patologie asbesto-correlate, rese note di recente dall’Ona (Osservatorio nazionale amianto), secondo cui in Italia sono in aumento, almeno nel 2017, i morti per amianto. Sono 6mila in totale, di cui 3.600 per tumore polmonare, 1.800 per mesotelioma e 600 per asbestosi. Oltre ai numeri dei decessi, già di per sé abbastanza inquietanti, l’Ona ha anche reso noto che, sempre nel Belpaese, sono ancora 40 milioni le tonnellate di amianto da bonificare e circa 1 milione i siti contaminati. 
Parliamo sia di edifici privati che pubblici, tra cui 2.400 scuole, 250 ospedali e 1.000 tra biblioteche ed edifici culturali. Tutti questi dati sono contenuti nel “Libro Bianco delle morti di amianto in Italia”, dell’Osservatorio diretto dall’avvocato Ezio Bonanni. Secondo il rapporto, il trend è in aumento dalla fine degli anni ottanta e, purtroppo, continuerà nei prossimi anni con un picco previsto nel 2025-2030. Sempre secondo i dati dell’Ona, nel 2000 i decessi per mesotelioma erano 1.124 e quelli per tumore polmonare 2.200. 
Una vera e propria strage silenziosa, dunque, che nei prossimi anni potrebbe portare a più di 60mila morti. Per Bonanni la causa del trend in crescita “è la maggiore esposizione e i lunghi tempi di latenza, che variano dai 33 ai 38 anni”. Ma se l’Italia piange, il resto del mondo non ride: i morti per amianto, infatti, secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) con riferimento solo a quelli di origine professionale, sarebbe stato di 104mila. Numeri impressionanti, quindi, che possono essere fermati solo evitando nuove esposizioni all’amianto. 
Il problema, purtroppo, è che le nuove esposizioni non si bloccano solo con fabbriche che non prevedono più l’amianto: anche e soprattutto in Basilicata, infatti, siamo ancora molto indietro con le bonifiche, come dimostra la situazione della Materit di Ferrandina. Sempre secondo Bonanni “occorre partire con la bonifica totale delle quaranta milioni di tonnellate di amianto ancora sul nostro territorio, come nei cinquantamila siti industriali dove questo pericoloso materiale è più concentrato”. Come fare? L’Osservatorio Nazionale Amianto ha lanciato alcune proposte. Prima tra tutte quella di togliere l’Iva sugli smaltimenti e introdurre un credito d’imposta per le bonifiche, sia per le imprese che per i privati. 
“Costerebbe meno bonificare il territorio che curare i malati” ha osservato acutamente Bonanni. La speranza è che presto, molto presto, vere e proprie bombe ecologiche come quella della ex Materit (ma non solo) vengano bonificate in modo tale da riconsegnare un minimo di tranquillità alle popolazioni della Valbasento.
Piero Miolla