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domenica 23 settembre 2018

A Montemurro borse di studio per gli studenti meritevoli



Una borsa di studio per quegli studenti della scuola media inferiore e superiore che nell’anno scolastico 2017-18 si sono distinti nel percorso scolastico e il ricordo del maestro Giuseppe Siervo. Oggi pomeriggio, a Montemurro, su iniziativa del circolo culturale “La Casina”, in collaborazione con la Parrocchia di Santa Maria Assunta e il Social Club “San Rocco” di Melbourne, è in programma la manifestazione che si inserisce nel prosieguo dell’iniziativa socio-culturale iniziata nel 2013, quando gli organizzatori idearono la consegna della borsa di studio, offerta dal Social Club “San Rocco”, con il patrocinio del Comune di Montemurro, a quegli studenti montemurresi particolarmente bravi, e il ricordo di Siervo. 
Dopo la santa messa nella chiesa Madre, in programma alle 17.30, seguirà un convegno nella sala San Domenico, dalle 18.30 alle 20.30: dopo i saluti del presidente de “La Casina”, Giovanni Antonio Russo, seguiranno quelli del sindaco di Montemurro, Senatro Di Leo e dei dirigenti scolastici del comprensivo Montemurro-Tramutola-Grumento Nova, Nicla Zarli, e dell’Itis Einstein di Potenza, Domenico Garavante. Previsto, altresì, l’intervento di don Antonio Mattatelli, parroco di Montemurro, mentre l’incontro sarà moderato da Mario Rinaldi. 
Al termine saranno consegnate le borse di studio, anche se il tema centrale della serata sarà il ricordo di Siervo, persona che dedicò la sua vita all’insegnamento e all’aiuto materiale dei più bisognosi: originario di Lagonegro, si trasferì in Val d’Agri per insegnare passando da una vita agiata all’attenzione per i più poveri. La manifestazione, giunta alla sesta edizione è, dunque, l’occasione per dare luce ad una figura, quella di Siervo, significativa per la sua forte ispirazione religiosa e il grande amore per il prossimo.
Piero Miolla

domenica 9 settembre 2018

La Basilicata continua ad essere la patria degli analfabeti.



“Gli analfabeti totali in Basilicata restano all’incirca l’11% ma il dato, riveniente dalla famosa indagine del compianto Tullio De Mauro, è in lieve miglioramento, così come lo è in generale la situazione regionale sul tema”. A parlare è il delegato regionale dell’Unla (Unione nazionale per la lotta contro l’analfabetismo) per la Basilicata, Leonardo Pace che conferma che i dati regionali sul tema non sono freschissimi e, in ogni caso, cozzano con quelli nazionali: in Italia, infatti, la percentuale degli analfabeti totali è del 3%. 
In Basilicata resiste un vero e proprio nocciolo duro di incolti che sale oltre il 40% per i cosiddetti analfabeti di ritorno, quei soggetti, cioè, che pur avendo conseguito la licenza media inferiore mostrano comunque difficoltà di comprensione e di lettura. Il problema non è solo della Basilicata. I dati Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), infatti, rivelano che 7 italiani su 10 (dai 15 ai 65 anni) non comprendono un testo letterario, un contratto d’affitto o di un’utenza domestica, una polizza assicurativa, un articolo di giornale. In tal caso si parla di analfabetismo funzionale, che in Basilicata tocca quota 30%, “soprattutto tra coloro che hanno un titolo di studio non alto”, ha ricordato Pace. 
A differenza dell’analfabeta strutturale, quello funzionale sa leggere e scrivere, ma non capisce ciò che legge o, meglio, non ha gli strumenti analitici e critici per avvantaggiarsi di quello che legge, ascolta o apprende, trasformandolo in benzina per il suo agire sociale e la sua attività lavorativa. Insomma non si tratta (solo) di leggere un manuale senza capirlo, ma di non avere gli strumenti adatti a formarsi un’idea propria e originale del mondo circostante e delle sue dinamiche. Anche in Italia gli analfabeti funzionali sono quasi il 30% della popolazione, come ha confermato il Piaac (Programme for the International Assessment of Adult Competencies), programma dell’Ocse: siamo al quarto posto nel mondo. 
Insomma, se la Basilicata non è un’isola felice lo deve anche al contesto in cui si trova, cioè l’Italia. Che, in merito, potremmo considerare come un “penisola infelice”. 
Piero Miolla

sabato 1 settembre 2018

Il calvario della Biblioteca Comunale di Pisticci.



L’Italia, nella speciale classifica europea, è penultima per numero di laureati in proporzione alla popolazione.
La Basilicata, oggettivamente, non riesce a tenere il passo delle altre regioni in materia di istruzione superiore e universitaria.
Pisticci rischia, nonostante sia uno dei Comuni più popolosi della regione, di perdere una delle due presidenze degli istituti comprensivi.
Questi tre assunti sono, dati alla mano, esplicativi e inconfutabili.
Le meta-narrazioni del passato, che presentavano il nostro Paese come la culla della cultura umanistica mondiale, ormai confliggono sempre più evidentemente con i dati “de facto” del presente.
In una società ultra-capitalista, votata solo ed esclusivamente all’economicismo, le risorse sono considerate troppo preziose per essere investite nel capitale umano.
Le istituzioni pubbliche, ultima barricata sociale di un popolo in perenne conflitto con il “DIO MERCATO”, hanno quasi ovunque abbandonato la loro mission originaria per adattarsi alle regole del gioco.
L’argomento in questione è di una portata talmente ampia che difficilmente lo si potrebbe analizzare e discutere in un breve articolo come questo aspira ad essere, per cui il mio intento è quello di trattare questo tema nel solco della peculiare situazione pisticcese, con un focus specifico sull’ormai straziante situazione della Biblioteca Comunale, esempio metaforico per eccellenza di come le naturali e positive energie delle società civile si esauriscano nel confronto con istituzioni refrattarie a qualsiasi input.
Come è ben noto la Biblioteca Comunale di Pisticci è divenuta ormai da tempo luogo di aggregazione sociale nonché risorsa culturale importantissima per la cittadinanza tutta e nello specifico per gli studenti di ogni ordine e grado che, nonostante i continui disservizi che varie volte si sono palesati, continuano a frequentarla nella speranza che la situazione possa migliorare.
Tuttavia si deve constatare, con profonda amarezza, che le istituzioni ancora una volta non sono state capaci di intercettare le istanze popolari trascurando di fatto un polo culturale così importante, a titolo di esempio si pensi infatti alla penosa questione della connessione Wi- Fi (pressoché nulla).
Le problematiche legate alla Biblioteca Comunale va detto che affondano le proprie radici nel passato, ma nell’ottica di rimanere ancorati ad argomenti di stringente attualità credo sia utile iniziare la nostra analisi a partire dallo scorso mese di Luglio (periodo di esami universitari e di maturità) quando, a causa di una banale rottura della maniglia della porta, la Biblioteca Comunale è rimasta chiusa per diversi giorni con grande rammarico dell’utenza e soprattutto dei dipendenti stessi, illusi dalle varie promesse di alcuni noti amministratori, che facevano sperare in una rapida soluzione della faccenda, e  costretti il più delle volte a sobbarcarsi responsabilità che atterrebbero alla politica.
Da quel momento in poi la situazione è andata solo peggiorando, trascorso il mese di Luglio, i problemi legati all’apertura della Biblioteca si sono ripresentati, e di fatti si giunge all’ultima settimana di Agosto e la Biblioteca continua a rimanere chiusa (almeno nel pomeriggio) senza che se ne capisca il motivo. L’unica informazione che l’utenza può apprendere è quella della tabella degli orari di apertura e chiusura, esposta come sempre all’ingresso (dal Lunedì al Venerdì dalle 15 e 30 alle 18 e 30 per quel che concerne la fascia pomeridiana), per cui salvo prolungamenti di ferie o altri intoppi vari, sempre e comunque non comunicati agli utenti, non si capisce il motivo per cui questa fondamentale struttura comunale debba rimanere chiusa.
Con l’intento di instaurare una discussione costruttiva e di giungere alla risoluzione delle sopracitate problematiche nel più breve tempo possibile, si chiede quindi all’Amministrazione di adoperarsi nei modi che ritiene opportuni affinché tali criticità possano essere superate nell’interesse generale di una comunità, di una regione e di un Paese che sta attraversando una profonda crisi formativo-culturale e che ora più che mai non ha bisogno del sempre presente rimpallo di responsabilità tra i vari livelli istituzionali, nella speranza che dai piccoli gesti e dai piccoli luoghi si possa partire per affrontare un dramma nazionale come quello di cui si è scritto.
In inglese si direbbe: ‘’ THINK GLOBAL, ACT LOCAL’’.

Carmine Calandriello
coordinatore politico Italia in Comune Pisticci.

giovedì 16 novembre 2017

Scuola, demansionamento: il vice presidente del Consiglio regionale, Castelluccio, favorevole all'istituzione del polo agrario nel Metapontino.


PIERO MIOLLA
Istituire un polo di istruzione agraria nel Metapontino? Si può fare. E’ il parere del vice presidente del Consiglio regionale, Paolo Castelluccio, che ha commentato con favore la “proposta sostenuta in una petizione popolare partita da Pisticci: merita piena condivisione da parte della Regione, innanzitutto per favorire il ricambio generazionale in agricoltura. Il rapporto Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, ndr), parla di un aumento delle iscrizioni alla facoltà di agraria che si attestano intorno al 3,4 per cento degli immatricolati totali, contro il 2,2 di 10 anni fa. Un segnale di rinnovato interesse dei giovani per l’agricoltura che – ha aggiunto Castelluccio – va intercettato e accompagnato da adeguati servizi”. A giudizio dell’esponente di Forza Italia la prima “esigenza, come è sostenuto nella petizione popolare, è quella di restituire al Metapontino un polo di istruzione agraria che formi i nostri ragazzi con un collegamento più efficace con la facoltà di Agraria dell’Unibas e le altre facoltà tecnico-scientifiche. Purtroppo, sia l’Unibas che le strutture di ricerca in agricoltura che operano in Basilicata hanno solo legami episodici con i ragazzi delle scuole superiori. Secondo le statistiche della Camera di Commercio, l’anno scorso gli imprenditori agricoli sotto i 35 anni erano il 6,5 per cento del totale: una percentuale ancora di gran lunga inferiore rispetto a quella degli over 65, che sono il 50-55 per cento. Ecco perché c’è bisogno di formare una nuova leva di agricoltori che sappiano utilizzare le più moderne tecnologie. La stima di chi torna alla terra è in linea con quella generale di Unioncamere, relativa alla vitalità imprenditoriale dei giovani: gli under 35 hanno aperto lo scorso anno 120mila nuove imprese, 46mila delle quali al Sud”. Ma non è tutto, in quanto “segna una tendenza positiva anche il contributo delle donne al settore: sono aumentate del 76 per cento le giovani italiane under 34 anni che hanno scelto di lavorare indipendentemente come imprenditrici agricole”. Per Castelluccio, inoltre, “bisogna approfondire, come sostengono i promotori della proposta-petizione, se è preferibile l’istituzione di un polo tecnico-professionale ad indirizzo plurimo, agrario, turistico, alimentare, accorpando in un’unica sede le classi di agrario ed alberghiero. Si tratta di tenere conto delle strette sinergie tra agricoltura, turismo e comparto alimentare che necessitano di differenti figure professionali”. In conclusione, Castelluccio ha poi osservato: “Mi conforta prendere atto che l’agricoltura, per tanti giovani lucani, finalmente non è più un’attività lavorativa di serie B”.