Il card. Carlo Maria Martini, affermava “Non mi importa se l’uomo
crede, ma che ragioni!”. La presente missiva, non vuol essere un atto
sterile o qualunquista da parte di chi borbotta dietro le quinte ma un
accorato appello che nasce dalla sofferenza dei poveri sia a livello
materiale ma anche spirituale e morale. Una sofferenza che sento e che
mi spinge ad essere coerente e concreto nel quotidiano, per salvare
l’acqua, l’aria ed il suolo della Basilicata, ricordando a tutti voi il
senso della Corresponsabilità.
Esprimerò una serie di
considerazioni: è in atto una grave aggressione alla nostra amata terra
attraverso le trivellazioni petrolifere che hanno già danneggiato il
nostro ecosistema con forte pregiudizio per la salute a cui si
aggiungono gli inquinanti delle aree da bonificare di interesse
nazionale e tutte quelle aree contaminate da inquinanti di cui ancora
non si ha contezza. Papa Francesco afferma nell’Enciclica Laudato Si’
sulla cura della casa comune: <Sappiamo che la tecnologia basata sui
combustibili fossili, molto inquinati – specie il carbone, ma anche il
petrolio – deve essere sostituita progressivamente e senza indugio>
(LS, n.165). Ed ancora, sempre nella LS, aggiunge con molta chiarezza
che noi dobbiamo prenderci cura della casa comune e che non possiamo
continuare sulla strada intrapresa perché ciò porterebbe inevitabilmente
alla distruzione della vita sul pianeta.
Pensando al nostro territorio
regionale, è paradossale che essendo ricco di risorse e di grandi
potenzialità, ci possa essere una grande sofferenza per la mancanza di
lavoro. Oggi, si parla tanto di Matera 2019 Capitale della Cultura,
motivo di gioia per noi gente lucana, se però, da questo traguardo si
riuscisse a stroncare la “disoccupazione dilagante” visti i tanti “dio
denari” che continueranno ad arrivare. O sono già destinati ad altro?
Arriveranno per il bene della gente o per arricchire chi sta nel giro
dei pochi eletti? Mi auguro che non siano quattrini gettati al vento
invece di essere destinati a risanare le piaghe profonde che richiamano
la sofferenza di tanti nostri concittadini resi impotenti da scelte
irresponsabili di altri che non possono che generare grandi
diseguaglianze. Voi che fate a gara per essere compensati da indennità
sempre più alte legiferando norme “ad personam”, pensate che sia pura
fantasia che la nostra gente rovisti nei bidoni dell’immondizia alla
ricerca degli scarti di cui cibarsi? Pensate che siano poche le persone
che vengano a chiedere un sostegno per provvedere del necessario per
sopravvivere? No. È la verità. È la realtà inaccettabile a cui siamo
arrivati, perché bisogna avere il coraggio di rompere il silenzio,
l’omertà che si svela ai nostri occhi. Negare la povertà. Tacerlo è una
colpa grave come lo è il far passare un diritto sacro santo per un
favore.
Contro il “degrado morale ed ecologico” dobbiamo imparare ad
educarci ed essere costruttori di bellezza. Il “degrado” qualsiasi esso
sia appartiene ad una cultura volgare, individualistica e
contro-producente per il non bene della dignità umana e dell’intera
comunità. E’ una mentalità che si sta allargando a macchia d’olio. “Chi
fa il proprio dovere non può smettere!”. La “paura” si vince continuando
a fare quello che si dovrebbe fare con amore e passione per il bene di
tutti e per il rispetto di chi non c’è più. Dobbiamo riconoscere che la
vita è un compito affidato alle nostre mani, è un dono ma anche impegno.
Ciò che siamo lo dobbiamo al Creatore, ma ciò che diventiamo lo
dobbiamo anche alle scelte della nostra libertà, alla sollecitudine
della nostra applicazione, alla nostra solerzia. Il talento ricevuto non
deve essere sepolto nel fondo oscuro dell’inerzia e della non-curanza
negligente.
Cari amici, di fronte all’accentuarsi dei problemi
ecologici, è urgente una rinnovata cultura che riscopra il rispetto e la
cura per il creato come una <corresponsabilità> da condividere a
tutti i livelli, ognuno nel proprio ambito e secondo le proprie
competenze. Si tratta di una vera conversione di mentalità e di stili di
vita. La testimonianza di questa speranza è un impegno che ogni
credente deve sentire prioritario. Gli egoismi personali e sociali sono
sempre pronti a voler far pagare ciò che avverrà di seguito. Dobbiamo
impegnarci a partire da tre imperativi: non inquinare, non sprecare, non
sfruttare e tre principi: non sei padrone di nulla, la vita sulla terra
dipende anche da te, l’economia è utile solo se ordinata allo sviluppo
sostenibile e alla bellezza. Occorre umiltà, onestà, competenza,
trasparenza da parte di tutti. E tanta gratitudine verso i cittadini che
si sono dati da fare – e continuano con amore e fiducia perché qualcosa
possa cambiare ancora. Tanti i volontari che dovrebbero essere di
esempio ai giovani, e invece vengono additati come “colpevoli” di vano
allarmismo. Un insulto ai morti, un’offesa a chi non si rassegna a
vivere nel degrado criminale e ambientale.
Concludendo, vi lascio con un
interrogativo utilizzato durante l’iniziativa “Per non dimenticare: una
messa per la vita” celebrata ogni ultima Domenica del mese da ormai un
anno: un giorno chiesero ad un noto professore: cos’è il cancro?
Rispose: < è una malattia ambientale … cancerogeni ovunque … in
Italia moriremo tutti di cancro!>. (da una dichiarazione di Umberto
Veronesi). Allora, chiediamoci: E se dovessi morire di tumore … sarebbe
considerato omicidio? E, l’omicida verrebbe individuato? Ai posteri …
l’ardua sentenza!!! Ve ne sarò grato, se dimostrerete di mettere da
parte i vostri interessi personali nell’interesse della comunità, solo
cosi non spegnerete la speranza dei lucani. Un grande atto della volontà
e della ragione che renderà onore al vostro senso di responsabilità,
nell’unico interesse del Bene Comune. In attesa di accogliere Gesù
Bambino in Basilicata, ci auguriamo che nasca “sano” sviluppando gli
‘anticorpi’ contro alcuni virus e alla rassegnazione del degrado
ambientale etico e morale.
don Giuseppe Ditolve, vicario parrocchiale di Pisticci,