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martedì 29 maggio 2018

Sanità lucana, blocco turn over fino al 2020: il parere del commissario Asm, Pietro Quinto.


“Le leggi si rispettano: non ho altro da aggiungere sull’argomento”. Così il commissario dell’Azienda Sanitaria di Matera, Pietro Quinto, ha liquidato la notizia relativa al blocco del turn over in Basilicata fino al 2020, senza di fatto commentarla. “Non c’è molto da commentare: si tratta di una norma adottata dal legislatore e il mio compito è applicarla”. Sul tema va però ricordato che l’Asm ha di recente approvato la delibera 482-18, nella quale viene proprio affrontato il tema delle assunzioni a tempo indeterminato per il triennio 20016-19. Al netto delle premesse e delle normative citate, dal prospetto allegato alla delibera si evince che, a fronte delle vacanze di posti, si prevede di integrare il piano con 15 posti di dirigente medico-veterinario per il 2018 e solo 2 per il 2019. Per il personale amministrativo 1 posto nel 2018 e 2 nel 2019, mentre per il personale del comparto se ne prevedono 4 nel 2018 e 14 nel 2019. In totale, dunque, per integrare le assunzioni i posti sono 20 nel 2018 e 18 nel 2019: ma ne servirebbero molti di più. “In realtà – ha concluso Quinto come Azienda abbiamo due tipi di problemi sul fronte del personale: quello della mancanza di specialisti, visto che spesso coloro che lavorano soprattutto in presìdi non centrali si dimettono per tornare nella sede di provenienza oppure per avvicinarsi a casa. A Policoro, ad esempio, fronteggeremo l’estate ricorrendo ai medici di continuità assistenziale. Il secondo problema è quello delle assenze temporanee: posso anche assumere infermieri, ma poi sovente dal secondo giorno tra malattia, gravidanza e 104 il problema della carenza di personale torna d’attualità. Tutto questo mette in crisi le strutture e non dimentichiamo che, di recente, sono andati deserti alcuni bandi per Stigliano”.    
Piero Miolla

Sanità, blocco turn over fino al 2020: la situazione al San Carlo.



Quasi 180 pensionamenti entro il 2020, con un risparmio di spesa di circa 8 milioni euro. Peccato che, al numero di chi esce lavorativamente parlando dall’Azienda Ospedaliera Regionale San Carlo, dovrebbe corrisponderne uno uguale per non lasciare scoperti posti e ruoli. In tal caso, però, quegli 8 milioni di euro servirebbero per assumere i sostituti dei novelli pensionati. 
E’ una sorta di cane che si morde la coda quella nella quale potrebbe trovarsi da qui a 2 anni l’Asp, a causa del blocco del turn over nel settore del personale della sanità. Ovviamente senza considerare i posti già vacanti adesso, a prescindere dai pensionamenti. Tra due anni, a conti fatti, l’Asp potrebbe aver bisogno soprattutto di infermieri, medici e operatori tecnici, senza tralasciare però gli operatori socio-sanitari e i tecnici di laboratorio. 
Insomma, una situazione di grave carenza di personale (a grandi linee comune a tutta la sanità lucana) che rischia di incidere sui servizi e, dunque, sulla salute dei cittadini. Come se ne esce? Per il commissario del San Carlo, Rocco Maglietta, la via migliore sarebbe quella dell’autonomia. “Solo concedendo autonomia nella gestione del personale potremmo efficacemente combattere questa problematica. Che, in realtà, noi non avremo quest’anno ma che si presenterà già nel 2019: il problema è che bisogna rientrare di circa 13 milioni di euro”. 
Un problema concreto, dunque, che Maglietta ritiene si possa risolvere solo “con una maggiore autonomia regionale: se io ho le risorse, mi si dia la possibilità di assumere senza ovviamente andare in deficit. Il paradosso è, invece, che anche chi ha i conti in ordine nella sanità, come la Regione Basilicata, non può agire. Che senso ha, quindi, essere attenti ed oculati nella gestione?”, si è chiesto giustamente Maglietta. Per il quale così facendo “non solo si va verso l’emergenza numerica del personale, ma anche verso un abbassamento qualitativo dello stesso”. Cioè, saranno in meno a lavorare ma lo faranno per più tempo. Con standard qualitativi prevedibilmente più bassi. 
Piero Miolla

domenica 27 maggio 2018

Sanità lucana: fino al 2020 blocco del turnover. E adesso?



A cosa serve avere i conti in regola se poi, dall’alto, ti impongono il blocco del turn over mettendo a rischio i servizi sanitari per i cittadini? La domanda andrebbe rivolta direttamente al legislatore, che, come un algoritmo, sforna norme che a volte non tengono conto delle singole realtà e pretende, ovviamente, che vengano applicate. Siamo nel campo della sanità lucana: è di qualche ora fa l’allarme lanciato dal direttore generale del relativo dipartimento, Donato Pafundi, secondo il quale entro il 2020 andranno in pensione circa duecento tra medici, infermieri e altro personale della sanità in Basilicata, che non potranno essere rimpiazzati. Come mai? In principio fu la legge finanziaria del 2007 a disporre in materia: quantificando il costo del personale sanitario in tutte le regioni del Belpaese, lo parificò a quello del 2004, detratto l’1,4 per cento. Tale limite, però, poteva non essere osservato da quelle regioni che, come la Basilicata, avevano i conti in ordine. Almeno fino all’entrata in vigore della finanziaria del 2015. Nella quale si prevedeva che anche chi era in equilibrio finanziario doveva rispettare il limite imposto nel 2007, ponendo in essere una progressiva riduzione del costo del personale entro il 2020. Tutto bene, dunque? Mica tanto. Nel 2004 (anno al quale va fa fatto riferimento per il limite di spesa) la nostra regione non aveva in carico il servizio 118 e neanche il Crob di Rionero in Vulture, a quell’epoca avviati solo a titolo sperimentale. Morale della favola? E’ chiaro che i costi attuali per il personale sanitario non possono essere paragonati a quelli del 2004: oggi, infatti, ci sono anche queste due strutture a carico di via Anzio. Strutture che, naturalmente, hanno il loro personale. Come si fa, dunque, a riequilibrare il tutto? Semplice: non assumendo nessuno al posto di chi va in pensione. O, comunque, stabilendo un tetto (lo stesso del 2004) oltre il quale non si può andare. E pazienza se, come detto, oggi ci sono strutture in più che fanno lievitare i costi, i quali, per forza di cose non possono essere paragonati a quelli di 14 anni fa. Ecco perché, quindi, il legislatore a volte si comporta come un algoritmo: applica, cioè, a prescindere un dettame senza prevedere che vi possano essere casi particolari. La Basilicata ha i conti in regola nella sanità: potrebbe quindi tranquillamente assumere e sostituire i circa duecento soggetti che, entro il 2020, andranno in pensione. Ma non può farlo sia perché chi fa le leggi non contempla le particolarità, sia in quanto la Regione Basilicata deve comunque rientrare di circa tredici milioni di sforamento del patto di stabilità: proprio questo sforamento, dal quale bisogna assolutamente rientrare, impone che, dal 1° gennaio 2019 e fino a tutto il 2020, il turn over andrà bloccato. Con buona pace di chi si ammala più o meno gravemente e di chi pretende che il diritto alla salute, previsto e tutelato dall’articolo 32 della Costituzione, debba essere garantito senza eccezioni o calcoli astrusi.