<<Denunciare lo scempio ed organizzare la lotta
per il rovesciamento dei governi del capitalismo>>. E’ questa la mission
di Florenzo Doino, medico cinquantanovenne, sposato, due figlie, candidato al
Senato per Sinistra Rivoluzionaria, sia nel collegio uninominale che in quello
plurinominale.
Doino, dal 1995 al 1997 consigliere comunale a Napoli per
Rifondazione Comunista, dal 1999 al 2004 consigliere provinciale di Potenza, poi
approdato, nel 2007, al Partito Comunista dei Lavoratori. ritiene che
<<oggi le classi dirigenti che si trovano alla testa di un edificio
fallito non sanno come perpetuare le condizioni politiche e sociali del sistema
capitalistico che è nelle loro mani. Il caso italiano non è che la metafora più
grottesca di questa situazione generale. Ecco la principale ragione delle
nostre candidature: denunciare questo scempio ed organizzare la lotta per il
rovesciamento dei governi del capitalismo>>.
Ha ancora senso essere comunisti, oggi? <<Decisamente sì.
Ancora di più rispetto al passato, perché si tratta di mettere in discussione
l’organizzazione capitalista della società che è chiaramente fallita e che, da
una parte, quotidianamente ci mostra il bilancio di morte, sete, fame e
precarietà a livello mondiale; dall’altra un manipolo di ricchi sempre più
ricchi a spese del lavoro del proletariato mondiale>>.
In buona sostanza,
è questo il giudizio del candidato Doino, <<ci troviamo di fronte al
fallimento più clamoroso della grande propaganda che a reti unificate fu fatta
trenta anni fa, quando crollò il muro di Berlino. Allora, tutti ci spiegarono
che ormai il capitalismo era padrone del mondo e che per l’umanità si apriva un
futuro di benessere e abbondanza, di avanzamento sociale. Una fortuna, secondo
la propaganda borghese, che le cose fossero così, perché il capitalismo era
liberato dai condizionamenti del comunismo e del socialismo dell’Est
europeo>>.
E invece? <<I
fatti odierni, come lo scandalo dell’ingiustizia mondiale, sono l’inesorabile
prova di questo fallimento. Sono passati trenta anni e ci troviamo di fronte
alla più grande catastrofe sociale degli ultimi ottanta anni, quella del
capitalismo. Una catastrofe prodotta dall’anarchia del profitto, dalla
dittatura del profitto nel mondo della produzione e della finanza>>.
Cosa ha prodotto, secondo lei, questa
catastrofe? <<Una dittatura che ha cercato di imporsi e di plasmare a
sua immagine e somiglianza le relazioni umane, e che, così facendo, ha
progressivamente desertificato e distrutto posizioni sociali, conquiste, che la
generazione del dopoguerra avevano strappato con durissime lotte>>.
Piero Miolla
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