martedì 28 novembre 2017

Clamorosa decisione delle ex guardie mediche

I medici di continuità assistenziale hanno sospeso la loro protesta tornando disponibili all’utilizzo della propria auto. Nel contempo, però, hanno invitato l’Asp a fornire “un idoneo automezzo al fine di consentire di adempiere al rapporto convenzionale senza sopportare ingiusti oneri”. Con una lettera indirizzata all’Azienda Sanitaria, infatti, le ex guardie mediche hanno annunciato che tornano a riprendere il mezzo proprio per il servizio, contestando, però, legittimità e fondatezza dell’invito loro giunto e chiedendo “il risarcimento per gli ingiusti oneri che sopporteranno per effetto della ingiusta ed infondata determinazione” aziendale, riservandosi di “azionare e quantificare con specifica azione giudiziale” l’entità del suddetto risarcimento. La querelle con l’Asp, dunque, si arricchisce di una nuova puntata: dopo aver iniziato dal 15 novembre la protesta, concretizzatasi nell’indisponibilità all’utilizzo della propria auto in servizio, i medici di continuità assistenziale sono tornati sui propri passi in quanto, di fatto, costretti sia dalla risposta che l’Azienda aveva loro indirizzato, ma anche dalle necessità venute fuori nel corso del servizio notturno. Fare le visite domiciliari a piedi o in bicicletta, infatti, non sempre è possibile e, tenuto conto del monito dell’Asp e del rifiuto di quest’ultima a mettere a disposizione un’auto aziendale, oltre che della circostanza (non secondaria) che dall’altro lato ci sono i cittadini che abbisognano dell’attività dei medici, questi ultimi, con grande senso di responsabilità hanno optato per la soluzione riferita. Senza, però, abbassare la guardia. Nella missiva indirizzata all’Asp, infatti, hanno contestato il tenore di quella aziendale, sottolineando di “non aver mai sottoscritto alcuna accettazione di utilizzo del mezzo proprio, ma solo preso atto della organizzazione aziendale” e ricordando che “sono mutate le condizioni esistenti al momento dell’inizio dell’attività convenzionale”, in quanto ogni singolo medico “dal  2008 ad aprile 2017, in base all’articolo 35 dell’accordo integrativo regionale, percepiva l’indennità di € 0,50 per ora per usura macchina, sospesa dall’Asp senza cenno di comunicazione con decorrenza da maggio. L’Azienda da aprile non corrisponde più quanto contrattualmente dovuto per l’utilizzo del proprio mezzo” e, tenuto conto che i medici hanno “utilizzato la propria auto sul presupposto essenziale della percezione di detta indennità, venendo meno per determinazione unilaterale dell’Azienda l’erogazione della stessa”, c’è il loro diritto “a determinarsi di non utilizzarla più. Strumentale e parziale è il richiamo all’articolo 72 dell’Acn: detta norma non prevede alcun obbligo di utilizzo del mezzo proprio”. Infine, l’accordo integrativo regionale è “tutt’ora valido ed efficace, mai disdettato dai soggetti firmatari ma solo in parte unilateralmente, illecitamente disapplicato dalla Asp per effetto di altrettanto illecite determinazioni regionali”.
Piero Miolla

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