I medici di continuità
assistenziale hanno sospeso la loro protesta tornando disponibili all’utilizzo
della propria auto. Nel contempo, però, hanno invitato l’Asp a fornire “un
idoneo automezzo al fine di consentire di adempiere al rapporto convenzionale
senza sopportare ingiusti oneri”. Con una lettera indirizzata all’Azienda
Sanitaria, infatti, le ex guardie mediche hanno annunciato che tornano a
riprendere il mezzo proprio per il servizio, contestando, però, legittimità e
fondatezza dell’invito loro giunto e chiedendo “il risarcimento per gli
ingiusti oneri che sopporteranno per effetto della ingiusta ed infondata
determinazione” aziendale, riservandosi di “azionare e quantificare con
specifica azione giudiziale” l’entità del suddetto risarcimento. La querelle
con l’Asp, dunque, si arricchisce di una nuova puntata: dopo aver iniziato dal
15 novembre la protesta, concretizzatasi nell’indisponibilità all’utilizzo
della propria auto in servizio, i medici di continuità assistenziale sono
tornati sui propri passi in quanto, di fatto, costretti sia dalla risposta che
l’Azienda aveva loro indirizzato, ma anche dalle necessità venute fuori nel
corso del servizio notturno. Fare le visite domiciliari a piedi o in
bicicletta, infatti, non sempre è possibile e, tenuto conto del monito dell’Asp
e del rifiuto di quest’ultima a mettere a disposizione un’auto aziendale, oltre
che della circostanza (non secondaria) che dall’altro lato ci sono i cittadini
che abbisognano dell’attività dei medici, questi ultimi, con grande senso di
responsabilità hanno optato per la soluzione riferita. Senza, però, abbassare
la guardia. Nella missiva indirizzata all’Asp, infatti, hanno contestato il
tenore di quella aziendale, sottolineando di “non aver mai sottoscritto alcuna
accettazione di utilizzo del mezzo proprio, ma solo preso atto della
organizzazione aziendale” e ricordando che “sono mutate le condizioni esistenti
al momento dell’inizio dell’attività convenzionale”, in quanto ogni singolo
medico “dal 2008 ad aprile 2017, in base
all’articolo 35 dell’accordo integrativo regionale, percepiva l’indennità di €
0,50 per ora per usura macchina, sospesa dall’Asp senza cenno di comunicazione
con decorrenza da maggio. L’Azienda da aprile non corrisponde più quanto
contrattualmente dovuto per l’utilizzo del proprio mezzo” e, tenuto conto che i
medici hanno “utilizzato la propria auto sul presupposto essenziale della
percezione di detta indennità, venendo meno per determinazione unilaterale
dell’Azienda l’erogazione della stessa”, c’è il loro diritto “a determinarsi di
non utilizzarla più. Strumentale e parziale è il richiamo all’articolo 72
dell’Acn: detta norma non prevede alcun obbligo di utilizzo del mezzo proprio”.
Infine, l’accordo integrativo regionale è “tutt’ora valido ed efficace, mai
disdettato dai soggetti firmatari ma solo in parte unilateralmente,
illecitamente disapplicato dalla Asp per effetto di altrettanto illecite
determinazioni regionali”.
Piero Miolla
Nessun commento:
Posta un commento