venerdì 6 aprile 2018

Creare un programma di riutilizzo degli scarti per l'agroalimentare. La ricetta di un manager lucano.


"L'agroalimentare? E un pò croce e delizia della Basilicata. Per questo va creato un programma di riutilizzo degli scarti". A sostenerlo è Giuseppe Ferrara, manager del lido “Sabbia d’Oro” di Scanzano Jonico, nonché componente di Confindustria Giovani Basilicata.
"Dalla terra nasce la vita - ha ricordato Ferrara -. L’agroalimentare è uno dei settori trainanti dell’economia lucana. Storicamente agricoltori ed allevatori crearono le basi per la nuova Magna Grecia e per i territori di Orazio, Pitagora e Carlo Levi. I cittadini lucani hanno creato le loro fortune coltivando i campi e allevando il bestiame. Un’agricoltura prettamente incentrata sulla coltivazione di frutta (albicocche, pesche, arance, mandarini e la regina fragola). Gli allevamenti intensivi di suini, bovini e allevamenti di ovini e caprini nell’ entroterra, insieme alla specie di vacche podoliche presenti sul territorio. Gli anni d’oro della lavorazione del tabacco e della barbabietola da zucchero, le vigne e gli uliveti rigogliosi, una materia prima di altissima qualità". 
Poi, però, è arrivata la  globalizzazione, e "l’avvento di nuovi mercati esteri, la creazione di una vera e propria concorrenza europea, ha fatto registrare un crollo consistente del settore, mandando sul lastrico numerose aziende che avevano fatto ingenti investimenti. La tassazione e il costo del lavoro nettamente superiore ai paesi concorrenti, hanno portato il settore agricolo a ridisegnare le dinamiche e porsi dei quesiti, come ad esempio, quello dello spreco. Infatti è noto che la grande attività svolta dai paesi come Spagna, Grecia, Portogallo e Africa, hanno creato un micro mercato composto da prodotti di prima scelta, a discapito dei prodotti di seconda o terza scelta (sempre genuini) ma non apprezzati dal mercato".
La domanda nasce spontanea: "Come un imprenditore potrebbe andare avanti se questa concorrenza di prodotti e prezzi dovesse continuare? Come potrebbe essere utilizzato la materia prima di serie B?"
Per Ferrara "sicuramente la creazione delle cooperative ha apportato modifiche a livello di resa, ma una sicurezza da parte delle imprese che vedono venduto al 99% il loro prodotto, senza incorrere ad aste al ribasso. Allo stesso modo, però, ci sono imprenditori agricoli che non accettano tali imposizioni e spesso incorrono nella difficoltà di piazzare i loro raccolti. A tal proposito, si potrebbe creare un programma “antispreco” con una vera e propria rete di imprese che potrebbero risolvere la difficile situazione di povertà nel nostro Paese. L’ Italia purtroppo vanta grandi ricchezze in molteplici settori, ma allo stesso tempo 2 italiani su 6 soffrono in condizioni di difficoltà economiche e sempre più spesso si rivolgono alle associazioni per un supporto".
A questo punto "non sprecare il cibo più che una questione morale, è una soluzione: se riuscissimo a ridistribuire anche solo il 15% della frutta, ortaggi e latte che sprechiamo in Basilicata potremmo ridurre del 50% il numero di lucani sofferenti; Infatti oggi in Basilicata viene sprecato il 40% della frutta e verdura prodotta” e invenduta. Non solo in Lucania, uno dei problemi è che siamo diventati talmente ossessionati dall’aspetto fisico, da giudicare in base al look persino il cibo; il 20% della frutta e verdura non lascia l’azienda produttrice solo perché giudicata troppo brutta, pur avendo le stesse qualità di quella esteticamente perfetta. Inserirei in tutta Italia, un programma di ridistribuzione dei prodotti invenduti, con difetti dovuti alla gelatura, grandine etc., finanziato dallo Stato così da salvare la frutta e verdura “imperfetta” e rigenerarla a prezzi ridotti, eliminando lo spreco, permettendo ai meno abbienti di avere un sostentamento e soprattutto alle imprese di poter continuare a produrre ed investire nel settore che ha un indotto con notevoli posti di lavoro. Perché anche una mela merita di essere amata per com’è dentro, invece che per come appare. E ogni persona merita di essere sfamata.
Foto: Oltre Frre Press

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