"L'agroalimentare? E un pò croce e delizia
della Basilicata. Per questo va creato un programma di riutilizzo degli scarti". A sostenerlo è Giuseppe Ferrara, manager del lido “Sabbia
d’Oro” di Scanzano Jonico, nonché componente di Confindustria
Giovani Basilicata.
"Dalla terra nasce la vita - ha ricordato Ferrara -. L’agroalimentare
è uno dei settori trainanti dell’economia lucana. Storicamente agricoltori ed
allevatori crearono le basi per la nuova Magna Grecia e per i territori di
Orazio, Pitagora e Carlo Levi. I cittadini lucani hanno creato
le loro fortune coltivando i campi e allevando il bestiame. Un’agricoltura
prettamente incentrata sulla coltivazione di frutta (albicocche, pesche, arance,
mandarini e la regina fragola). Gli allevamenti intensivi di
suini, bovini e allevamenti di ovini e caprini nell’ entroterra, insieme alla
specie di vacche podoliche presenti sul territorio. Gli anni d’oro della lavorazione
del tabacco e della barbabietola da zucchero, le vigne e gli uliveti
rigogliosi, una materia prima di altissima qualità".
Poi, però, è arrivata la globalizzazione,
e "l’avvento di nuovi mercati esteri, la creazione di una vera e propria
concorrenza europea, ha fatto registrare un crollo consistente del settore,
mandando sul lastrico numerose aziende che avevano fatto ingenti investimenti. La tassazione e il costo del
lavoro nettamente superiore ai paesi concorrenti, hanno portato il settore
agricolo a ridisegnare le dinamiche e porsi dei quesiti, come ad esempio,
quello dello spreco. Infatti è noto che la grande
attività svolta dai paesi come Spagna, Grecia, Portogallo e Africa, hanno
creato un micro mercato composto da prodotti di prima scelta, a discapito dei
prodotti di seconda o terza scelta (sempre genuini) ma non apprezzati dal
mercato".
La domanda nasce spontanea: "Come
un imprenditore potrebbe andare avanti se questa concorrenza di prodotti e
prezzi dovesse continuare? Come potrebbe essere utilizzato la materia prima di
serie B?"
Per Ferrara "sicuramente la creazione delle
cooperative ha apportato modifiche a livello di resa, ma una sicurezza da parte
delle imprese che vedono venduto al 99% il loro prodotto, senza incorrere ad
aste al ribasso. Allo stesso modo, però, ci sono
imprenditori agricoli che non accettano tali imposizioni e spesso incorrono
nella difficoltà di piazzare i loro raccolti. A tal proposito, si potrebbe
creare un programma “antispreco” con una vera e propria rete di imprese che
potrebbero risolvere la difficile situazione di povertà nel nostro Paese. L’ Italia purtroppo vanta grandi
ricchezze in molteplici settori, ma allo stesso tempo 2 italiani su 6 soffrono
in condizioni di difficoltà economiche e sempre più spesso si rivolgono alle
associazioni per un supporto".
A questo punto "non sprecare il cibo più
che una questione morale, è una soluzione: se riuscissimo a ridistribuire anche
solo il 15% della frutta, ortaggi e latte che sprechiamo in Basilicata potremmo
ridurre del 50% il numero di lucani sofferenti; Infatti oggi in Basilicata
viene sprecato il 40% della frutta e verdura prodotta” e invenduta. Non solo in Lucania, uno dei
problemi è che siamo diventati talmente ossessionati dall’aspetto fisico, da
giudicare in base al look persino il cibo; il 20% della frutta e verdura non
lascia l’azienda produttrice solo perché giudicata troppo brutta, pur avendo le
stesse qualità di quella esteticamente perfetta. Inserirei in tutta Italia, un
programma di ridistribuzione dei prodotti invenduti, con difetti dovuti alla
gelatura, grandine etc., finanziato dallo Stato così da salvare la frutta e
verdura “imperfetta” e rigenerarla a prezzi ridotti, eliminando lo spreco,
permettendo ai meno abbienti di avere un sostentamento e soprattutto alle
imprese di poter continuare a produrre ed investire nel settore che ha un
indotto con notevoli posti di lavoro. Perché anche una mela merita di essere
amata per com’è dentro, invece che per come appare. E ogni persona merita di
essere sfamata.
Foto: Oltre Frre Press
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