No al progetto di messa in
produzione del pozzo San Teodoro, in territorio di Pisticci. Lo hanno ribadito Mediterraneo
No Triv, No Scorie Trisaia e Movimento Tutela Val Basento che, in una nota,
hanno ricordato come “il progetto di messa in produzione riguarda la
concessione San Teodoro che scade nel settembre 2019 e risulta non produttiva
dal 2001. Ci siamo già opposti al rinnovo con atti inviati al Mise invocando il
principio di precauzione, la tutela della salute pubblica, delle popolazioni
locali, delle economie agricole e turistiche. La concessione risulta priva di
un titolo pluriennale di sfruttamento del giacimento e, pertanto, esistono
preclusioni. Il progetto di Valutazione di impatto ambientale non ha
considerato il vicino abitato di Marconia e di Casinello, aziende agricole e
attività agroturistiche. Altro aspetto di rilievo è la vicinanza del pozzo a
importanti strutture turistiche ricettive di San Teodoro, che ospitano altre
migliaia di persone in estate”.
Più in generale, hanno rimarcato le
associazioni, “l’area Metapontina è caratterizzata da una falda unica, ossia
bacino idrico di profondità che si estende per tutto il litorale jonico,
interessando i comuni della fascia costiera. La falda unica di profondità
comprende un vasto territorio che va da Nova Siri a Metaponto e si ritiene che
il progetto potrebbe comportare un impatto su tale preziosa risorsa. Trattandosi
di un impianto ad alto rischio industriale sarebbe opportuno non affidare la
gestione economica dei rischi che interessa popolazioni, ambiente ed economie
locali ad una società a responsabilità economica limitata, che non potrebbe
garantire, in caso di danno ambientale e incidenti rilevanti, adeguate garanzie
economiche con il suo capitale sociale”. Da qui la domanda: “In caso di danni
ambientali acclarati e/o accertati dopo la chiusura della concessione e
estinzione della srl, chi dovrebbe pagare gli eventuali danni e a chi la
competenza per la bonifica?”
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