giovedì 24 maggio 2018

Sanità: le ex guardie mediche lucane costrette a restituire indennità percepite.



Che suoni due o più volte, questa volta il postino arriva con notizie non positive per i medici di continuità assistenziale lucani. Alle ex guardie mediche della nostra regione, infatti, stanno iniziando ad essere recapitate le richieste di restituzione delle indennità di rischio, percepite come da Air (Accordo integrativo regionale) del 2008, ma considerate non dovute dalla Corte dei Conti. 
Per l’effetto, la Regione Basilicata ha preso atto dei rilievi del giudice contabile, sopprimendo siffatte indennità dal 2017. Nel contempo, ha chiesto alle Azienda Sanitarie di appartenenza di recuperare le somme a tale titolo percepite dalle ex guardie mediche negli ultimi 10 anni. E così, a qualcuno è stata richiesta una somma di 44mila euro, mentre per altri si va pure oltre. Si tratta, però, solo delle prime raccomandate recapitate: pare ce ne siano in arrivo ancora tantissime. 
Nel mondo della continuità assistenziale, come è comprensibile, c’è fermento ma, soprattutto, preoccupazione. Tanto che oggi pomeriggio alle 17, a Potenza, nella sede dalla Cgil, in via del Gallitello, è in programma una riunione per decidere e concordare il da farsi. In attesa che i medici prendano posizione, anche sotto l’egida delle organizzazioni sindacali di categoria, si apprende che in Abruzzo qualcuno ha prima diffidato e poi denunciato alla Procura della Repubblica, per falso ideologico, il procuratore della Corte dei Conti di quella regione. Già, perché non è solo la Basilicata alle prese con la querelle delle indennità di rischio: anche il Molise, la Sardegna, il Friuli Venezia Giulia e, appunto, l’Abruzzo, lo sono. 
A nulla è valso far emergere che, se la Regione non è in grado di dare ai medici personale, locali ed attrezzature in grado di garantire l’espletamento di prestazioni adeguate e in sicurezza, le suddette mancanze possono e devono essere compensate. Questo aspetto, infatti, non ha “commosso” la Procura, che ha ritenuto comunque non dovute quelle somme. Morale della favola? Oggi i medici di continuità assistenziale non solo si sentono sempre più abbandonati a sé stessi (per tutte le difficoltà strutturali e logistiche riferite e anche perché dall’anno scorso non percepiscono più tali indennità), ma adesso si vedono pure costretti a restituire somme che, come ricordato, in molti casi non sono per niente basse. 
Le contestazioni dei medici sono note: detto dell’indennità di rischio, è ritenuta paradossale la contestazione per l’indennità riconosciuta per l’assistenza alla popolazione pediatrica: è normale che una parte dell’assistenza pediatrica sia garantita dalla medicina generale in una terra con molti centri piccoli. Infine, in merito all’indennità per l’usura macchina, le riserve dei medici di continuità assistenziale si rifanno all’orografia della Basilicata, dove il 71,3% della superficie è rappresentata da territorio montano. 
Niente da fare: le lettere sono state inviate e, in alcuni casi, recapitate. In esse l’Azienda sanitaria chiede al destinatario di restituire la somma indicata entro un termina massimo di sessanta giorni, ma, soprattutto, in un’unica soluzione. Una sorta di beffa delle beffe per la categoria, sempre più in fibrillazione e pronta a rispondere per le rime.
Piero Miolla

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