Che suoni due o più volte, questa
volta il postino arriva con notizie non positive per i medici di continuità
assistenziale lucani. Alle ex guardie mediche della nostra regione, infatti,
stanno iniziando ad essere recapitate le richieste di restituzione delle
indennità di rischio, percepite come da Air (Accordo integrativo regionale) del
2008, ma considerate non dovute dalla Corte dei Conti.
Per l’effetto, la
Regione Basilicata ha preso atto dei rilievi del giudice contabile,
sopprimendo siffatte indennità dal 2017. Nel contempo, ha chiesto alle Azienda Sanitarie
di appartenenza di recuperare le somme a tale titolo percepite dalle ex guardie
mediche negli ultimi 10 anni. E così, a qualcuno è stata richiesta una somma di
44mila euro, mentre per altri si va pure oltre. Si tratta, però, solo delle
prime raccomandate recapitate: pare ce ne siano in arrivo ancora tantissime.
Nel mondo della continuità assistenziale, come è comprensibile, c’è fermento
ma, soprattutto, preoccupazione. Tanto che oggi pomeriggio alle 17, a Potenza,
nella sede dalla Cgil, in via del Gallitello, è in programma una riunione per
decidere e concordare il da farsi. In attesa che i medici prendano posizione,
anche sotto l’egida delle organizzazioni sindacali di categoria, si apprende
che in Abruzzo qualcuno ha prima diffidato e poi denunciato alla Procura della
Repubblica, per falso ideologico, il procuratore della Corte dei Conti di
quella regione. Già, perché non è solo la Basilicata alle prese con la querelle
delle indennità di rischio: anche il Molise, la Sardegna, il Friuli Venezia
Giulia e, appunto, l’Abruzzo, lo sono.
A nulla è valso far emergere che, se la
Regione non è in grado di dare ai medici personale, locali ed attrezzature in
grado di garantire l’espletamento di prestazioni adeguate e in sicurezza, le
suddette mancanze possono e devono essere compensate. Questo aspetto, infatti,
non ha “commosso” la Procura, che ha ritenuto comunque non dovute quelle somme.
Morale della favola? Oggi i medici di continuità assistenziale non solo si sentono
sempre più abbandonati a sé stessi (per tutte le difficoltà strutturali e
logistiche riferite e anche perché dall’anno scorso non percepiscono più tali
indennità), ma adesso si vedono pure costretti a restituire somme che, come
ricordato, in molti casi non sono per niente basse.
Le contestazioni dei medici
sono note: detto dell’indennità di rischio, è ritenuta paradossale la
contestazione per l’indennità riconosciuta per l’assistenza alla popolazione
pediatrica: è normale che una parte dell’assistenza pediatrica sia garantita
dalla medicina generale in una terra con molti centri piccoli. Infine, in
merito all’indennità per l’usura macchina, le riserve dei medici di continuità
assistenziale si rifanno all’orografia della Basilicata, dove il 71,3% della superficie
è rappresentata da territorio montano.
Niente da fare: le lettere sono state
inviate e, in alcuni casi, recapitate. In esse l’Azienda sanitaria chiede al
destinatario di restituire la somma indicata entro un termina massimo di
sessanta giorni, ma, soprattutto, in un’unica soluzione. Una sorta di beffa
delle beffe per la categoria, sempre più in fibrillazione e pronta a rispondere
per le rime.
Piero Miolla
Nessun commento:
Posta un commento