“La
richiesta dell’Asp di restituzione di somme rivolta ai medici di continuità
assistenziale è illegittima. Asp non ha alcun titolo, del tipo sentenza o
decreto ingiuntivo, da far valere”. E’ il parere di Florenzo Doino, medico di
continuità assistenziale, per il quale “più in generale, l’attacco alla
continuità assistenziale non è una novità per altre categorie di lavoratori che
ogni anno sperimentano attacchi a diritti quesiti e contratti consolidati. Occorre
pertanto un fronte di lotta unito contro le politiche dei governi della
borghesia e le loro appendici regionali”.
Per Pino Di Sario, anche lui ex guardia medica "qualcuno vuole fare cassa a spese dei medici di
continuità assistenziale". Di Sario, pur non avendo ancora ricevuto l’ormai famigerata raccomandata con
la richiesta di restituzione delle altrettante famose indennità, si è
ovviamente mostrato solidale con i colleghi. “Sulla vicenda relativa alla
restituzione delle indennità ci sarebbe molto da dire – ha spiegato Di Sario -,
dall’impugnazione proposta dal presidente del Consiglio di Ministri, Paolo
Gentiloni, che è del Partito Democratico, al nuovo Air, proposto in campagna
elettorale dal presidente Marcello Pittella, pure lui del Partito Democratico.
La sensazione netta e chiara è che qualcuno voglia, o, se non altro, stia
tentando, di fare cassa a nostre spese. Intanto qualcuno ha denunciato anche la
Corte dei Conti”. Il timore di Di Sario (in realtà comune a tanti medici, e non
solo) è che molte famiglie possano “essere messe sul lastrico”. Su una cosa il
professionista della provincia di Potenza nutre pochi dubbi: “Il sistema credo
che a breve imploderà: oltre ai soldi, infatti, ci stanno togliendo qualsiasi
motivazione professionale per cercare di lavorare e portare a casa una miseria.
Perché, parliamoci chiaro, di questo poi si tratterà. Nel frattempo, però,
abbiamo dei dirigenti che riescono a portare a casa anche centoventimila euro
all’anno”. Forse, però, non è proprio il dato economico che ai medici non
piace. C’è, infatti, qualcos’altro: “Sa qual è l’aggravante? Che magari
qualcuno non riesce a porre in essere una delibera senza vederla impugnata dal
Governo”.
Luciana Telesca, medico di guardia a Vaglio di Basilicata, dopo aver appreso che sono in arrivo, da parte dell’Azienda Sanitaria di Potenza, raccomandate contenenti la richiesta di restituzione delle indennità di cui all’articolo 35, comma 1, dell’accordo integrativo regionale, ha dichiarato: "Sono stufa di sentir parlare di indennità e,
soprattutto di indennità indebitamente percepite. Altro che indentià – ha aggiunto Telesca -, si tratta semplicemente di un modestissimo
aumento concesso dieci anni fa a una sventurata categoria da sempre fanalino di
coda della sanità pubblica. Non sono mai stata contenta del mio lavoro, unico
triste approdo consentito alla stragrande maggioranza dei medici della mia
generazione, ma certo non immaginavo che una bella mattina di aprile mi sarei
svegliata in una situazione kafkiana grazie alle subdole manovre di un sistema
assolutista che ormai può colpire chiunque senza preavviso.
I soldi che
sistematicamente mi vengono sottratti ogni mese dall’aprile 2017 io non li
percepivo indebitamente, ma li guadagnavo sudando sangue in una trincea”. Ciò
posto, la professionista ha anche preannunciato: “Li rivoglio tutti, dal primo
all’ultimo centesimo, semplicemente perché mi spettano. Altro che restituzione
degli arretrati”. Nelle more di questa restituzione, Telesca ha confermato che
la sua “protesta continua, ferma e irremovibile: dall’anno scorso, ormai, mi
limito alle prestazioni non differibili, del resto le uniche previste dal
contratto, le uniche per le quali sono pagata. Questo, naturalmente, genera
scontento nei pazienti. Ed io mi auguro di cuore che ritorni tutto sulle schede
elettorali”, ha concluso il medico di guardia di Vaglio di Basilicata."
Piero Miolla
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