L’acqua è un diritto umano e come tale va tutelato:
per farlo, anche in Basilicata abbiamo la necessità che anche la società civile
si muova. E’ il parere di Silvana Arbia, che nel corso della sua relazione su
acqua e diritto, ha fatto una panoramica delle norme che tutelano questo bene
così prezioso.
“L’oro blu – ha spiegato Arbia – è sempre stato un bene
essenziale per la vita, ma non c’è mai stata una legislazione specifica per la
sua tutela, anche se, indirettamente, alcune convenzioni internazionali, come
il patto sui diritti economici e sociali, l’hanno legata al diritto alla vita.
Solo nel 2015, grazie a una risoluzione dell’assemblea generale delle Nazioni
Unite, è stata riconosciuta l’acqua come diritto umano e, quindi, indivisibile.
Cioè meritevole di una tutela particolare. Questa risoluzione è stata il frutto
di una serie di studi ed elaborazioni: inizialmente si pensava che il diritto
all’acqua fosse legato al diritto all’igiene. Ora, invece, l’acqua ha valore di
pieno diritto da tutelare e tutti gli stati, ovviamente compresa l’Italia,
devono farlo. Sempre nel 2015 l’Onu ha elaborato la famosa Agenda 2030,
un’agenda per lo sviluppo sostenibile che contiene sette goals, cioè obiettivi:
il goal numero sei è dedicato proprio all’acqua e prevede che si costruisca su
di essa come elemento sostenibile. E’ una sfida alla quale siamo chiamati
tutti, compresa la società civile che può fare proposte e avanzare richieste”.
Proprio in virtù di questo, Arbia ha sottolineato la necessità che la
“Basilicata, regione molto ricca d’acqua e piena di risorse importanti,
promuova a livello di società civile un progetto di sviluppo avanzato
valorizzando la risorsa acqua. Dobbiamo però scindere due aspetti: da un lato
la promozione dell’acqua che va tutelata, quindi considerandola come diritto
umano; dall’altro le conseguenze che si sono ormai già verificate sull’abuso e
lo sfruttamento di una risorsa così vitale e i danni alla salute. Credo che su
questo secondo aspetto si debbano costruire azioni di risarcimento e qui,
ancora una volta, c’è bisogno della società civile. Ma anche di vincere quel
timore di rivelare e informare sui tanti casi clinici, paura che deriva da un
bisogno. Abbiamo la necessità di svelare queste informazioni per metterle a
disposizione di voglia intraprendere azioni civili per ottenerne un
risarcimento danni. D’altra parte, la riparazione alla vittima è uno dei
principi fondamentali della giustizia moderna: si deve sanzionare i
responsabili, certo, ma nello stesso tempo, è giusto dare riparazione alle
vittime. Questo – ha concluso il Cancelliere della Corte Penale Internazionale
- dobbiamo farlo subito, perché è urgente”.
Piero Miolla
Nessun commento:
Posta un commento