“E’ necessario che nel piano di tutela delle acque
vengano riviste le aree di ricarica delle falde acquifere”. Lo ha sostenuto
Albina Colella, ordinario di Geologia del dipartimento di Scienze
all’Università di Basilicata, che a Pisticci ha parlato delle problematiche
relative all’acqua. “L’inquinamento può essere di tipo biologico, come quello
che ha interessato il Metapontino in questi giorni, o di tipo chimico. La
tutela dell’acqua dovrebbe essere possibile anche grazie al piano di tutela,
che prevede la caratterizzazione della qualità delle acque con l’individuazione
delle acque sotterranee, e, appunto, le aree di ricarica delle falde acquifere.
Si tratta di aree della superficie topografica permeabili: le piogge, dunque,
si infiltrano nelle aree di ricarica e alimentano le falde acquifere svolgendo
un ruolo molto importante. Essendo però permeabili, esse sono molto vulnerabili
all’inquinamento perché, così come si infiltra la poggia possono infiltrarsi
anche gli inquinanti. Pertanto, è fondamentale individuarle, perimetrarle e
tutelarle: bisogna impedire che in siffatte aree siano ubicati impianti o
strutture inquinanti, come per esempio discariche o pozzi petroliferi.
Purtroppo, in Val d’Agri questo non è stato ancora fatto, nonostante la zona
sia ricca di acqua e di petrolio. Tanto è vero che ci sono 7, 8 pozzi
petroliferi ubicati proprio su tali aree”. Morale della favola? “Bisogna al più
presto redigere un piano di tutela delle acque che consideri pure
l’individuazione di tali aree. Dopo di che si interviene sulla pianificazione
del territorio e si decide quali sono le aree da tutelare in funzione della
qualità dell’acqua”.
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