sabato 21 luglio 2018

Clamorosa sentenza della Corte Costituzionale: scopri di cosa si tratta.



Piove sul bagnato per il nuovo Consorzio Unico di Basilicata. Secondo la Corte Costituzionale, infatt, l’articolo 33, comma 1, della legge regionale1-17, relativa alla nuova disciplina in materia di bonifica integrale, irrigazione e tutela del territorio, è costituzionalmente illegittimo. 
La decisione è contenuta nella sentenza 160-18 del 6 giugno scorso, depositata martedì scorso resa dalla Consulta nel giudizio di legittimità costituzionale promosso dal Tar Basilicata con un’ordinanza di maggio 2017, nella quale il giudice amministrativo aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale di vari articoli, tra cui quello citato. Secondo la Corte, la disciplina della fase liquidatoria dei preesistenti consorzi (Bradano e Metaponto, Alta Val d’Agri e Alto Bradano-Vulture), è imperniata su modalità “del tutto eccentriche e derogatorie rispetto alla disciplina statale in tema di soppressione di enti non solo pubblici, ma anche privati. Il legislatore regionale ha introdotto una limitazione al soddisfacimento delle ragioni dei creditori dei singoli consorzi, in contrasto con il principio generale della responsabilità patrimoniale per le obbligazioni contratte dall’ente estinto e della destinazione del patrimonio consortile alla soddisfazione dei creditori”. 
Immediata la reazione del Movimento Riscatto, sostenuto da Altragricoltura, LiberiAgricoltori e Uci Basilicata. “Le elezioni truffa al Consorzio si trasformano in una farsa tragicomica”, si legge in una nota. “La Corte Costituzionale stronca alla radice la natura del Consorzio Unico: ora la Regione, con cui ci incontriamo il 24, intervenga prendendo atto del fallimento. Il primo atto urgente è quello di annullare le elezioni e ricostruire un clima di confronto. L’odore dell'inciucio si è sentito sempre più forte nei giorni scorsi ma corre il rischio di essere coperto dalla cruda realtà delle cronache. La Corte, infatti, mette una pietra tombale sull’impianto della legge regionale 1-17 con cui la Regione ha istituito il Consorzio unico di Bonifica. La sentenza dice chiaramente che la legge va riscritta in profondità riconoscendo, fra l’altro, indirettamente molte delle questioni che avevamo posto nei giorni scorsi. Fra queste, una in particolare: il Consorzio ha applicato in maniera fantasiosa il principio per cui non assume debiti nei confronti dei creditori degli enti che sostituisce, ma pretende i crediti fino al punto di impedire il voto. 
Ora sarebbe un bel paradosso politico se la Regione, che ne ha tutto il potere, lasciasse in piedi l’indecoroso pasticcio delle elezioni per un ente la cui legge istitutiva va riscritta”. Morale della favola? Per Riscatto “non ci sono più alibi: servono atti di assoluta discontinuità, anche per fugare gli oscuri scenari che sembrano emergere in questi giorni in cui si levano i pronunciamenti contrari alle elezioni di tutte le organizzazioni agricole tranne una, si delineano aspetti inquietanti sui contorni del probabile accordo di potere sulle poltrone e sulla pelle di cittadini, istituzioni e agricoltori. 
Da una parte una legge che trasforma il Consorzio in un ente elefantiaco, dichiarata incostituzionale; dall’altra un accordo sulle poltrone che continua ad assicurare ai soliti il controllo. Avevamo chiesto se è vero che con delibera di Giunta regionale è stato nominato il commissario Giuseppe Musacchio come rappresentante di via Anzio in seno all’assemblea del nuovo Consorzio. Ad oggi non abbiamo avuto risposte e, tantomeno, smentite. La Regione intervenga interrompendo questa spirale che corre il rischio di portare nel discredito le istituzioni lucane e la sua classe dirigente. Abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti al commissario per avere contezza della documentazione relativa alla gestione delle operazioni elettorali e dei suoi risultati che, a troppi giorni di distanza, ancora non sono pubblici”.
Piero Miolla

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