Piove sul bagnato per il nuovo
Consorzio Unico di Basilicata. Secondo la Corte Costituzionale, infatt,
l’articolo 33, comma 1, della legge regionale1-17, relativa alla nuova
disciplina in materia di bonifica integrale, irrigazione e tutela del
territorio, è costituzionalmente illegittimo.
La decisione è contenuta nella
sentenza 160-18 del 6 giugno scorso, depositata martedì scorso resa dalla
Consulta nel giudizio di legittimità costituzionale promosso dal Tar Basilicata
con un’ordinanza di maggio 2017, nella quale il giudice amministrativo aveva
sollevato la questione di legittimità costituzionale di vari articoli, tra cui
quello citato. Secondo la Corte, la disciplina della fase liquidatoria dei
preesistenti consorzi (Bradano e Metaponto, Alta Val d’Agri e Alto
Bradano-Vulture), è imperniata su modalità “del tutto eccentriche e derogatorie
rispetto alla disciplina statale in tema di soppressione di enti non solo
pubblici, ma anche privati. Il legislatore regionale ha introdotto una
limitazione al soddisfacimento delle ragioni dei creditori dei singoli
consorzi, in contrasto con il principio generale della responsabilità
patrimoniale per le obbligazioni contratte dall’ente estinto e della
destinazione del patrimonio consortile alla soddisfazione dei creditori”.
Immediata
la reazione del Movimento Riscatto, sostenuto da Altragricoltura,
LiberiAgricoltori e Uci Basilicata. “Le elezioni truffa al Consorzio si
trasformano in una farsa tragicomica”, si legge in una nota. “La Corte
Costituzionale stronca alla radice la natura del Consorzio Unico: ora la
Regione, con cui ci incontriamo il 24, intervenga prendendo atto del
fallimento. Il primo atto urgente è quello di annullare le elezioni e
ricostruire un clima di confronto. L’odore dell'inciucio si è sentito sempre più
forte nei giorni scorsi ma corre il rischio di essere coperto dalla cruda
realtà delle cronache. La Corte, infatti, mette una pietra tombale
sull’impianto della legge regionale 1-17 con cui la Regione ha istituito il
Consorzio unico di Bonifica. La sentenza dice chiaramente che la legge va
riscritta in profondità riconoscendo, fra l’altro, indirettamente molte delle
questioni che avevamo posto nei giorni scorsi. Fra queste, una in particolare:
il Consorzio ha applicato in maniera fantasiosa il principio per cui non assume
debiti nei confronti dei creditori degli enti che sostituisce, ma pretende i
crediti fino al punto di impedire il voto.
Ora sarebbe un bel paradosso
politico se la Regione, che ne ha tutto il potere, lasciasse in piedi
l’indecoroso pasticcio delle elezioni per un ente la cui legge istitutiva va
riscritta”. Morale della favola? Per Riscatto “non ci sono più alibi: servono
atti di assoluta discontinuità, anche per fugare gli oscuri scenari che
sembrano emergere in questi giorni in cui si levano i pronunciamenti contrari
alle elezioni di tutte le organizzazioni agricole tranne una, si delineano
aspetti inquietanti sui contorni del probabile accordo di potere sulle poltrone
e sulla pelle di cittadini, istituzioni e agricoltori.
Da una parte una legge
che trasforma il Consorzio in un ente elefantiaco, dichiarata incostituzionale;
dall’altra un accordo sulle poltrone che continua ad assicurare ai soliti il
controllo. Avevamo chiesto se è vero che con delibera di Giunta regionale è
stato nominato il commissario Giuseppe Musacchio come rappresentante di via
Anzio in seno all’assemblea del nuovo Consorzio. Ad oggi non abbiamo avuto
risposte e, tantomeno, smentite. La Regione intervenga interrompendo questa
spirale che corre il rischio di portare nel discredito le istituzioni lucane e
la sua classe dirigente. Abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti al
commissario per avere contezza della documentazione relativa alla gestione
delle operazioni elettorali e dei suoi risultati che, a troppi giorni di distanza,
ancora non sono pubblici”.
Piero Miolla
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