mercoledì 29 agosto 2018

Città della Pace a Scanzano Jonico, ripresi i lavori di realizzazione.



Sono ripresi, a Terzo Cavone, in agro di Scanzano Jonico, i lavori per la realizzazione della Città della Pace, centro di accoglienza stagionale che ospiterà circa 100 stranieri extra Ue che, oltre all’ospitalità, riceveranno anche una specifica formazione per il settore agroalimentare. Ne ha dato notizia Pietro Simonetti, responsabile della task force Immigrazione della Regione Basilicata, ricordando che i fondi per la realizzazione della struttura, circa due milioni di euro, sono stati stanziati dall’Unione Europea. 
“Il centro sarà destinato ad ospitare 100 stagionali, che fino a poco tempo fa bivaccavano sotto ponti della ex Felandina, a Bernalda”, ha spiegato Simonetti, che poi ha aggiunto: “I lavori dovrebbero concludersi, chiavi in mani, entro il 2020 e, nel contempo, sono in atto interventi transitori finanziati dal ministero per separare i nuovi schiavi dai caporali”. D’altra parte, uno degli obiettivi precipui di questo centro, ha ribadito l’ex sindacalista, è proprio quello di combattere il fenomeno del caporalato. Nel Metapontino, come nel Bradano. Non a caso i due centri in costruzione in Basilicata saranno ubicati proprio in queste due zone. 
“Quello di Scanzano Jonico sarà uno dei quattro centri esistenti in Italia: due sono in Basilicata (l’altro è quello di Palazzo Sa Gervasio, ndr), e due in Puglia. Sono centri nei quali è prevista obbligatoriamente la formazione specifica degli ospiti nell’agro-alimentare. D’altra parte la Regione, per 13 progetti connessi ad attività di recupero di beni pubblici, formazione, trasporti, tirocini formativi, lotta al caporalato e la costruzione di due nuovi centri di accoglienza stagionali riceverà dall’Ue oltre 15 milioni nel triennio 2018-20. Migranti e giovani lucani saranno formati, anche nel comparto artigianale, per le attività lavorative”. 
Insomma, accoglienza, integrazione e lotta al lavoro nero. Questi gli obiettivi del centro di Scanzano Jonico e, più in generale, della task force Immigrazione presieduta da Simonetti. Il quale ha ricordato “le esperienze di integrazione nel settore lattiero caseario a Lavello, in Val d’Agri, nel Marmo Melandro”, ma anche la “presenza straniera nelle imprese femminili e nel commercio, gli oltre 8500 lavoratori extra Ue nel comparto agro alimentare del Vulture-Melfese e dell’area Metapontina, la presenza rumena nel ciclo delle costruzioni. Ma la vera novità è il centro di formazione per lavoratori e imprenditori e sperimentazione delle nuove tecnologie dell’agro-alimentare”. 
Morale della favola? “Niente più sangue e caporalato”, ha assicurato Simonetti.
Piero Miolla

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