Sono ripresi, a Terzo Cavone, in
agro di Scanzano Jonico, i lavori per la realizzazione della Città della Pace,
centro di accoglienza stagionale che ospiterà circa 100 stranieri extra Ue che, oltre
all’ospitalità, riceveranno anche una specifica formazione per il settore
agroalimentare. Ne ha dato notizia Pietro Simonetti, responsabile della task
force Immigrazione della Regione Basilicata, ricordando che i fondi per la
realizzazione della struttura, circa due milioni di euro, sono stati stanziati
dall’Unione Europea.
“Il centro sarà destinato ad ospitare 100 stagionali, che
fino a poco tempo fa bivaccavano sotto ponti della ex Felandina, a Bernalda”,
ha spiegato Simonetti, che poi ha aggiunto: “I lavori dovrebbero concludersi,
chiavi in mani, entro il 2020 e, nel contempo, sono in atto interventi
transitori finanziati dal ministero per separare i nuovi schiavi dai caporali”.
D’altra parte, uno degli obiettivi precipui di questo centro, ha ribadito l’ex
sindacalista, è proprio quello di combattere il fenomeno del caporalato. Nel
Metapontino, come nel Bradano. Non a caso i due centri in costruzione in
Basilicata saranno ubicati proprio in queste due zone.
“Quello di Scanzano
Jonico sarà uno dei quattro centri esistenti in Italia: due sono in Basilicata
(l’altro è quello di Palazzo Sa Gervasio, ndr), e due in Puglia. Sono centri
nei quali è prevista obbligatoriamente la formazione specifica degli ospiti nell’agro-alimentare.
D’altra parte la Regione, per 13 progetti connessi ad attività di recupero di
beni pubblici, formazione, trasporti, tirocini formativi, lotta al caporalato e
la costruzione di due nuovi centri di accoglienza stagionali riceverà dall’Ue oltre
15 milioni nel triennio 2018-20. Migranti e giovani lucani saranno formati,
anche nel comparto artigianale, per le attività lavorative”.
Insomma,
accoglienza, integrazione e lotta al lavoro nero. Questi gli obiettivi del
centro di Scanzano Jonico e, più in generale, della task force Immigrazione
presieduta da Simonetti. Il quale ha ricordato “le esperienze di integrazione nel
settore lattiero caseario a Lavello, in Val d’Agri, nel Marmo Melandro”, ma
anche la “presenza straniera nelle imprese femminili e nel commercio, gli oltre
8500 lavoratori extra Ue nel comparto agro alimentare del Vulture-Melfese e
dell’area Metapontina, la presenza rumena nel ciclo delle costruzioni. Ma la
vera novità è il centro di formazione per lavoratori e imprenditori e sperimentazione
delle nuove tecnologie dell’agro-alimentare”.
Morale della favola? “Niente più
sangue e caporalato”, ha assicurato Simonetti.
Piero Miolla
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