sabato 18 agosto 2018

Crollo ponte Morandi e situazione infrastrutture lucane: l'intervento del prof. Giuseppe Spilotro.



Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nota a firma del prof. Spilotro sul tema della sicurezza delle infrastrutture, lucane e non.

"Sicurezza delle infrastrutture viarie.
La tragedia di Genova, di dimensioni non ancora completamente definite, pone il lecito interrogativo su quali siano le condizioni di rischio di chi percorre la rete stradale o ferroviaria, e se di tale rischio esista consapevolezza da parte del gestore e quanta parte ne sia trasmessa, cioè comunicata, all’utente.
Il dopo catastrofe è iniziato anche questa volta, con testimonianze che sicuramente saranno valutate in sede giudiziaria, commenti e valutazioni politiche, a mio parere premature e non del tutto condivisibili, in ragione della grande complessità delle problematiche messe in gioco.
Quello che si può sicuramente affermare è che non ha funzionato la filiera della consapevolezza: identificazione del problema (=stato di salute dell’opera d’arte); analisi dello stato di salute (invecchiamento dei materiali; comportamento a fatica; stabilità delle fondazioni; condizioni d’uso e risposte deformative in relazione a quelle di progetto.); valutazione delle condizioni residue di sicurezza; attivazione delle procedure tecniche e amministrative di eliminazione o riduzione del rischio.
La vetustà del patrimonio infrastrutturale, carenza di personale tecnico e amministrativo (pubbliche amministrazioni) e cronica indisponibilità di risorse finanziarie rendono quanto mai complicata l’attuazione della filiera della consapevolezza nei tempi necessari in relazione a processi di decadimento aventi cinetiche non nulle e alle ragioni d’uso delle infrastrutture, con flussi di traffico fortemente incrementati. Aggiungiamo anche che taluni problemi richiedono elevati livelli di specializzazione e metodi diagnostici anch’essi altamente specifici. Ed infine, che una nuova disciplina, DRR ovvero Disaster Risk Reduction, è praticamente sconosciuta da noi, pur essendo in pratica nata da uno studioso inglese che visse in Basilicata la tragica esperienza del terremoto del 1980. La principale ricaduta pratica della DRR è lo studio o progettazione della “resilienza”, le strutture fisiche o virtuali parallele, che minimizzano la propagazione delle conseguenze dell’evento distruttivo.
Come siamo messi in Basilicata?  Un viadotto dello stesso progettista e dello stesso tipo di quello collassato a Genova, il Carpineto, le cui fondazioni vidi nascere nel lontano 1972, sul raccordo Sicignano Potenza, è sotto osservazione dall’Anas da alcuni anni per aver evidenziato criticità. Sorvegliati speciali dovrebbero essere i vecchi ponti in muratura, sia per la vetustà, sia per la sismicità della Regione.
Per mio specifico settore di competenze, ho notizie solo di opere interagenti con problematiche di fondazione o di dissesti idrogeologici, con classiche indisponibilità di finanziamenti, per il perfezionamento delle opere necessarie alla completa messa in sicurezza e dei controlli.
Le Province di Potenza e di Matera hanno potuto recentemente godere di finanziamenti straordinari, che hanno consentito aggiornamenti significativi della mappatura del rischio sulla rete stradale; la realtà è tuttavia, per molti enti di gestione delle infrastrutture lineari, la carenza di risorse finanziarie e umane da destinare alla diagnostica delle opere d’arte, aggravata dalla estinzione dei “cantonieri”, i veri osservatori e analisti delle condizioni di salute delle infrastrutture stradali e ferroviarie".  
Prof. Giuseppe Spilotro
docente in quiescenza di Geotecnica
dell'Università di Basilicata

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