L’Italia,
nella speciale classifica europea, è penultima per numero di laureati in
proporzione alla popolazione.
La
Basilicata, oggettivamente, non riesce a tenere il passo delle altre regioni in
materia di istruzione superiore e universitaria.
Pisticci
rischia, nonostante sia uno dei Comuni più popolosi della regione, di perdere
una delle due presidenze degli istituti comprensivi.
Questi
tre assunti sono, dati alla mano, esplicativi e inconfutabili.
Le
meta-narrazioni del passato, che presentavano il nostro Paese come la culla
della cultura umanistica mondiale, ormai confliggono sempre più evidentemente
con i dati “de facto” del presente.
In
una società ultra-capitalista, votata solo ed esclusivamente all’economicismo,
le risorse sono considerate troppo preziose per essere investite nel capitale
umano.
Le
istituzioni pubbliche, ultima barricata sociale di un popolo in perenne conflitto
con il “DIO MERCATO”, hanno quasi ovunque abbandonato la loro mission
originaria per adattarsi alle regole del gioco.
L’argomento
in questione è di una portata talmente ampia che difficilmente lo si potrebbe
analizzare e discutere in un breve articolo come questo aspira ad essere, per
cui il mio intento è quello di trattare questo tema nel solco della peculiare
situazione pisticcese, con un focus specifico sull’ormai straziante situazione
della Biblioteca Comunale, esempio metaforico per eccellenza di come le
naturali e positive energie delle società civile si esauriscano nel confronto
con istituzioni refrattarie a qualsiasi input.
Come
è ben noto la Biblioteca Comunale di Pisticci è divenuta ormai da tempo luogo
di aggregazione sociale nonché risorsa culturale importantissima per la
cittadinanza tutta e nello specifico per gli studenti di ogni ordine e grado
che, nonostante i continui disservizi che varie volte si sono palesati,
continuano a frequentarla nella speranza che la situazione possa migliorare.
Tuttavia
si deve constatare, con profonda amarezza, che le istituzioni ancora una volta
non sono state capaci di intercettare le istanze popolari trascurando di fatto un
polo culturale così importante, a titolo di esempio si pensi infatti alla
penosa questione della connessione Wi- Fi (pressoché nulla).
Le
problematiche legate alla Biblioteca Comunale va detto che affondano le proprie
radici nel passato, ma nell’ottica di rimanere ancorati ad argomenti di
stringente attualità credo sia utile iniziare la nostra analisi a partire dallo
scorso mese di Luglio (periodo di esami universitari e di maturità) quando, a
causa di una banale rottura della maniglia della porta, la Biblioteca Comunale
è rimasta chiusa per diversi giorni con grande rammarico dell’utenza e
soprattutto dei dipendenti stessi, illusi dalle varie promesse di alcuni noti
amministratori, che facevano sperare in una rapida soluzione della faccenda, e costretti il più delle volte a sobbarcarsi
responsabilità che atterrebbero alla politica.
Da
quel momento in poi la situazione è andata solo peggiorando, trascorso il mese
di Luglio, i problemi legati all’apertura della Biblioteca si sono ripresentati,
e di fatti si giunge all’ultima settimana di Agosto e la Biblioteca continua a
rimanere chiusa (almeno nel pomeriggio) senza che se ne capisca il motivo.
L’unica informazione che l’utenza può apprendere è quella della tabella degli
orari di apertura e chiusura, esposta come sempre all’ingresso (dal Lunedì al
Venerdì dalle 15 e 30 alle 18 e 30 per quel che concerne la fascia pomeridiana),
per cui salvo prolungamenti di ferie o altri intoppi vari, sempre e comunque
non comunicati agli utenti, non si capisce il motivo per cui questa
fondamentale struttura comunale debba rimanere chiusa.
Con
l’intento di instaurare una discussione costruttiva e di giungere alla
risoluzione delle sopracitate problematiche nel più breve tempo possibile, si
chiede quindi all’Amministrazione di adoperarsi nei modi che ritiene opportuni
affinché tali criticità possano essere superate nell’interesse generale di una
comunità, di una regione e di un Paese che sta attraversando una profonda crisi
formativo-culturale e che ora più che mai non ha bisogno del sempre presente
rimpallo di responsabilità tra i vari livelli istituzionali, nella speranza che
dai piccoli gesti e dai piccoli luoghi si possa partire per affrontare un
dramma nazionale come quello di cui si è scritto.
In
inglese si direbbe: ‘’ THINK GLOBAL, ACT LOCAL’’.
Carmine Calandriello
coordinatore politico Italia in Comune Pisticci.
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