domenica 9 dicembre 2018

Da Venosa un chiaro "NO a nuovi permessi di ricerca in Basilicata"



In occasione della giornata internazionale contro le grandi opere inutili e imposte e per la difesa del pianeta, che quest’anno coincide con la giornata mondiale per la difesa del clima, si è tenuta a Venosa una manifestazione di protesta e di sensibilizzazione al non utilizzo dell’area a nuove ricerche petrolifere, snodatasi per le vie del centro storico. Organizzata dal coordinamento NO TRIV di Basilicata, si è trattato di un evento dal carattere regionale voluto fortemente nella città di Orazio, uno dei borghi più belli d’Italia, quale luogo epicentro e simbolico dell’area del Vulture – Melfese Alto Bradano, minacciata dal permesso di ricerca petrolifera “Palazzo S. Gervasio”, il più esteso della regione nell’area più popolata della Basilicata.
La richiesta di permesso, ora in fase decisoria, qualora dovesse essere approvata, sarebbe oltremodo distruttiva di bellezze, di biodiversità, di note filiere produttive di pregio e da export. Chiedere la piena affermazione del diritto al clima ed alla giustizia climatica vuol dire pretendere, prima che sia troppo tardi, un radicale cambio di rotta rispetto ad un paradigma energetico e produttivo, una nuova strategia energetica, a cominciare dallo Stop alle estrazioni petrolifere. Una Regione come la Basilicata, ampiamente devastata da molteplici concessioni e minacciata da ulteriori 17 richieste di permesso, deve essere in grado di imprimere una forte spinta a questo cambiamento, con il concorso operoso di cittadini, associazioni, amministrazioni pubbliche, scienziati, intellettuali, giuristi, per poter portare a soluzione le bonifiche, un piano di messa in sicurezza del territorio, per poter concretamente avviare la necessaria conversione economica a fini sociali, a favore del bene comune.
Questa l’idea e la volontà dei numerosi amministratori, associazioni e semplici cittadini di tutta l’area presenti nella mattinata, sostenendo che tutti devono contribuire al cambiamento respingendo l’ampliamento dell’area delle estrazioni petrolifere. La Basilicata ha la sua ricchezza nel territorio, nel paesaggio, nelle risorse naturali e agroalimentari, può e deve fare a meno di ulteriori estrazioni petrolifere. La scelta di Venosa, città di cultura, turismo, produzioni agroalimentari di pregio, discende dal fatto che essa si trova all’interno del più grande permesso di ricerca petrolifera lucano denominato Palazzo S. Gervasio, che aspetta solo la firma del Ministro Luigi Di Maio. E se questo permesso dovesse partire sarebbe la fine per un’area di 160.000 abitanti, per le più rinomate aziende lucane dell’agroalimentare di pregio, per tutte le attività ricettive che, anche a seguito di Matera 2019, stanno ottenendo grossi risultati di pubblico.
Gli organizzatori hanno ricordato che Palazzo S. Gervasio è solo uno dei 17 nuovi permessi di ricerca che penzolano sul capo dei lucani, di cui 8 in fase decisoria ed altre 9 in fase interlocutoria. Diciassette richieste che si sommano alle concessioni già esistenti, che rischiano di portare a circa 2/3 l’occupazione del territorio. La marcia si è conclusa con l’intervento delle associazioni e dei comitati aderenti e nello spettacolo teatrale “Petrolio” di Ulderico Pesce, presso l’Auditorium San Domenico, per manifestare tutto il disappunto verso chi vuole condannare Venosa e l’intera Basilicata ad un futuro legato al combustibile fossile e ad un ambiente sempre meno salubre. La nostra area non deve e non può essere il territorio più martoriato della Basilicata. Non può continuare a sperare in una fantomatica ricchezza che potrebbe solo rendere il nostro territorio più povero e più malato.
Rosa Centrone

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