In
occasione della giornata internazionale contro le grandi opere inutili e imposte
e per la difesa del pianeta, che quest’anno coincide con la giornata mondiale
per la difesa del clima, si è tenuta a Venosa una manifestazione di protesta e
di sensibilizzazione al non utilizzo dell’area a nuove ricerche petrolifere, snodatasi
per le vie del centro storico. Organizzata dal coordinamento NO TRIV di
Basilicata, si è trattato di un evento dal carattere regionale voluto
fortemente nella città di Orazio, uno dei borghi più belli d’Italia, quale
luogo epicentro e simbolico dell’area del Vulture – Melfese Alto Bradano,
minacciata dal permesso di ricerca petrolifera “Palazzo S. Gervasio”, il più
esteso della regione nell’area più popolata della Basilicata.
La
richiesta di permesso, ora in fase decisoria, qualora dovesse essere approvata,
sarebbe oltremodo distruttiva di bellezze, di biodiversità, di note filiere
produttive di pregio e da export. Chiedere la piena affermazione del diritto al
clima ed alla giustizia climatica vuol dire pretendere, prima che sia troppo
tardi, un radicale cambio di rotta rispetto ad un paradigma energetico e
produttivo, una nuova strategia energetica, a cominciare dallo Stop alle
estrazioni petrolifere. Una Regione come la Basilicata, ampiamente devastata da
molteplici concessioni e minacciata da ulteriori 17 richieste di permesso, deve
essere in grado di imprimere una forte spinta a questo cambiamento, con il
concorso operoso di cittadini, associazioni, amministrazioni pubbliche,
scienziati, intellettuali, giuristi, per poter portare a soluzione le
bonifiche, un piano di messa in sicurezza del territorio, per poter
concretamente avviare la necessaria conversione economica a fini sociali, a favore
del bene comune.
Questa
l’idea e la volontà dei numerosi amministratori, associazioni e semplici
cittadini di tutta l’area presenti nella mattinata, sostenendo che tutti devono
contribuire al cambiamento respingendo l’ampliamento dell’area delle estrazioni
petrolifere. La Basilicata ha la sua ricchezza nel territorio, nel paesaggio,
nelle risorse naturali e agroalimentari, può e deve fare a meno di ulteriori
estrazioni petrolifere. La scelta di Venosa, città di cultura, turismo,
produzioni agroalimentari di pregio, discende dal fatto che essa si trova
all’interno del più grande permesso di ricerca petrolifera lucano denominato
Palazzo S. Gervasio, che aspetta solo la firma del Ministro Luigi Di
Maio. E se questo permesso dovesse partire sarebbe la fine per un’area di
160.000 abitanti, per le più rinomate aziende lucane dell’agroalimentare di
pregio, per tutte le attività ricettive che, anche a seguito di Matera 2019,
stanno ottenendo grossi risultati di pubblico.
Gli
organizzatori hanno ricordato che Palazzo S. Gervasio è solo uno dei 17 nuovi
permessi di ricerca che penzolano sul capo dei lucani, di cui 8 in fase
decisoria ed altre 9 in fase interlocutoria. Diciassette richieste che si
sommano alle concessioni già esistenti, che rischiano di portare a circa 2/3
l’occupazione del territorio. La marcia si è conclusa con l’intervento delle
associazioni e dei comitati aderenti e nello spettacolo teatrale “Petrolio” di
Ulderico Pesce, presso l’Auditorium San Domenico, per manifestare tutto il
disappunto verso chi vuole condannare Venosa e l’intera Basilicata ad un futuro
legato al combustibile fossile e ad un ambiente sempre meno salubre. La nostra
area non deve e non può essere il territorio più martoriato della Basilicata.
Non può continuare a sperare in una fantomatica ricchezza che potrebbe solo
rendere il nostro territorio più povero e più malato.
Rosa
Centrone
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