Un decalogo per futuri senatori e
deputati, affinché si occupino di problemi concreti e, soprattutto, cerchino di
risolverli.
Lo hanno elaborato sia Confesercenti che Confartigianato
Basilicata, in rappresentanza di due settori in grande sofferenza e che abbisognano
di cure urgenti.
L’associazione che rappresenta le piccole e medie imprese
lucane chiede in un documento che, a breve, verrà fuso con quello di altre
associazioni di categoria e presentato alla politica, innanzitutto di porre
fine al fisco retroattivo e ai “tradimenti” fiscali. “Bisogna imporre il
rispetto degli statuti del contribuente e delle imprese”. Confesercenti ravvisa
anche la necessità di dare vita ad un Tax Credit per le attività di vicinato, una
Web-Tax, l’intensificazione della lotta all’abusivismo, l’elaborazione di misure
per il recupero di immobili sfitti in aree urbane degradate e la rendicontazione
obbligatoria dell’impegno dei proventi di Tari e imposta di soggiorno. Altro
punto molto importante è l’istituzione del tetto fiscale: la pressione fiscale
sulle piccole e medie imprese italiane, infatti, è tra le più alte d’Europa.
Capitolo decontribuzione per i giovani: viene considerata incontestabile, ma la
limitazione basata sull’età, per quanto utile a contrastare il blocco
all’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro creato dall’innalzamento dell’età
pensionabile, crea una frattura generazionale. Si chiede, inoltre, un ulteriore
adeguamento della franchigia Irap attualmente spettante alle piccole imprese,
elevando l’importo. A che punto è l’impresa 4.0? “Da questo fronte – segnalano
da Confesercenti Basilicata - purtroppo non arrivano buone notizie: il progetto
di sostegno all’innovazione continua a rivelare la sua natura industriale. La
trasformazione da Industria 4.0 a Impresa 4.0 è rimasta nella sostanza solo
uno slogan”. C’è poi il capitolo pensioni: “Gli interventi di aggiustamento
della Fornero, in particolare per quanto riguarda l’anticipo pensionistico e il
meccanismo di adeguamento all’età media, hanno escluso i lavoratori autonomi.
Un problema che, per i commercianti, si somma a quello degli esodati”. Sul
credito c’è poi un grande vuoto. “Occorre finanziare i fondi inter consortili
di garanzia per il sostegno al credito delle Mpmi, affidando ai Confidi che hanno
dimostrato di svolgere un ruolo efficace proprio a favore delle Mpmi anche da
parte delle imprese operanti in agricoltura e pesca”. Per il turismo, infine,
considerato che nell’ultimo anno “ha confermato di essere uno dei comparti più
dinamici della nostra economia, bisogna fare di più, resuscitando il Ministero
per il Turismo e dandogli ampi poteri per la promozione coordinata del brand
Italia, la regolamentazione della tassa di soggiorno ed il varo di una politica
unitaria sul turismo. Serve un vero e proprio Patto di Sviluppo, con politiche
specifiche per le micro e piccole imprese, soprattutto stagionali, ma che
preveda anche la semplificazione della burocrazia e degli oneri amministrativi,
l’abbassamento del total tax rate che grava sul turismo italiano, la riduzione
del costo del lavoro”.
Confartigianato, invece, punta sulla normalità: “Cari
candidati – si legge in un documento dell’associazione degli artigiani lucani –
non abbiamo bisogno di effetti speciali, promesse e annunci che rischiano di deluderci
con brutte sorprese: meglio rimanere per terra e osservare la realtà.
Ripartiamo dalle piccole imprese: l’Italia del 2018-2023 potrà essere un grande
Paese solo se il Pil riprenderà a crescere a ritmi più sostenuti rispetto ai
competitor, trainato da innovazione tecnologica, esportazioni, consumi interni.
Se il debito pubblico verrà riportato sotto controllo, aumentando l’efficienza
della Pa centrale e decentrata, con una giustizia civile e penale funzionante.
Inoltre, è necessario che l’assetto dei poteri tra Stato e territorio venga
riequilibrato, riducendo il divario Nord-Sud e rendendo l’ambiente
amministrativo e istituzionale più efficiente, attento alle imprese, orientato
all’innovazione”.
Piero Miolla
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