Un partito percepito come un
extraterrestre con candidature imposte dall’alto ma che, soprattutto, ha perso
il contatto con il territorio.
All’indomani dell’ecatombe che ha polverizzato
il consenso del Pd in Basilicata, questo emerge da una chiacchierata con
segretari, portavoce, commissari e reggenti di alcune delle sezioni dei
democrat in regione. “Non è una questione di candidature – ha osservato Rocco
Negro, segretario dimissionario del circolo di Pisticci-Marconia – perché, se
fosse questo il tema, vorrebbe dire che il Pd ha sbagliato tutti i candidati a
livello nazionale. Il problema è lo scollamento dal territorio. Oggi, secondo
me, bisogna ripartire dal presupposto che, in realtà, il risultato non è
neanche così negativo perché negli ultimi giorni di campagna elettorale il
partito si è accorto che bisognava tornare a parlare alla gente. Il Pd è
percepito come un extraterrestre, un’entità lontana dalla realtà: è questo il
vero tema. Il risultato di Pisticci, con il 9%? Qui siamo alla fine della fase discendente
del partito, oltre al fatto che c’era un candidato locale di Leu che ha
indubbiamente eroso consensi”.
Che si debba ripartire dai territori non ha
dubbi il segretario del circolo di Venosa, Luigi Russo. “Il risultato
elettorale ci ha fatto capire che l’inversione dello stato di fatto, con le
decisioni che vengono prese dall’alto verso il basso e non viceversa, non
regge. Una rappresentanza del Vulture avrebbe forse reso meno drammatico il
risultato, che, però, è il segno di un complesso di problematiche che il
centrosinistra non ha saputo intercettare. Dobbiamo ritornare a pronunciare la
parola sinistra, stando vicini ai più deboli. L’errore è stato questo, non
tanto e non solo quello relativo alle canditure”.
Il tema è sostanzialmente
condiviso da Antonio Schiro, segretario del Pd di Rionero in Vulture. “Quando
viene tutto calato dall’alto è difficile esprimere un giudizio: siamo in un
partito e bisogna rispettare regole e gerarchie. Io ritengo che la perdita del
consenso si spieghi con il fatto che la gente voleva il cambiamento: non ha
criticato chi c’era o chi non c’era, ma un modello politico che non
accompagnava i cittadini verso un futuro più roseo. Le lamentele hanno sempre e
solo riguardato la politica nazionale. No, credo che non sia stato un problema
di candidature anche se ovviamente un candidato locale avrebbe trascinato di
più. Va, però, anche ricordato che pure il collegio elettorale è stato calato
dall’alto: non eravamo pronti all’abbinamento con il Materano”.
Giuseppe
Mianulli, uno dei 3 commissari della sezione di Montescaglioso, pensa che il Pd
sia stato travolto da “sentimenti negativi, più che da considerazioni nei
confronti di una classe dirigente. Sentimenti che, a mio avviso, sono stati
anche poco ragionati. Ovviamente ciò non toglie che il Pd debba migliorare,
soprattutto deve far capire che per portare a casa il risultato è necessario un
lavoro assiduo all’interno delle istituzioni. I problemi, infatti, si risolvono
non con gli slogan, ma con fatti concreti”.
Adele D’Agostino, segretario del
circolo di Policoro, secondo cui “è stata approntata una lista fatta di
competenze e valori aggiunti, anche se post elezioni si tende a guardare
indietro. Io, invece, guardo avanti e dico che la gente non ha tenuto conto di
quanto il Governo ha fatto in questi anni. Perché? Bisogna riconquistare la
fiducia dei cittadini e il Pd deve fare ammenda, ma non sulla lista. Piuttosto
– ha concluso D’Agostino – le liste dovevano essere più inclusive e tener conto
delle varie anime del partito”.
Antonio Mecca, commissario della sezione di
Avigliano, circa settecento iscritti chiarisce che “su Avigliano non c’è stata
alcuna perplessità sulle candidature, che sono state assolutamente condivise.
La sconfitta? C’è un’antipolitica nell’elettorato che si è manifestata da
tempo. Purtroppo, la politica non ha ascoltato il grido di dolore della gente.
C’è poi il problema del partito che, nel caso di Avigliano, è commissariato da
tempo: gli organi regionali non ci hanno dato la possibilità di eleggere un
segretario ed hanno badato solo ad accentrare le problematiche”.
Gianni
Santoiemma, segretario della sezione di Montalbano Jonico, ritiene che “ridurre
tutto alle candidature potrebbe anche essere un comodo alibi di comodo. Il
problema è più complessivo e riguarda il partito a livello nazionale e locale:
una percezione del Pd agli occhi delle persone che prescinde dalle candidature
e dai programmi. Sul campo abbiamo sempre ricevuto obiezioni riferite al
partito: nella migliore delle ipotesi la gente ci guardava con fumo negli occhi
e, nella peggiore, con disprezzo. E’ stato molto difficile interloquire e
cercare di capire da dove provenisse questa sorta di avversione verso di noi.
Quindi, non è un problema di candidature: peraltro credo che, nel momento in
cui si fanno delle scelte, si debba poi lavorare uniti e coesi in quella
direzione. Le discussioni si fanno, eventualmente, nei luoghi deputati ed a
tempo debito”.
Piero Miolla
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