domenica 11 novembre 2018

Viene o non viene? Alla fine, com'era prevedibile, il ministro Lezzi non c'era al convegno sulla Zes



Un'assenza pesante, anche se giustificata. E' stata quella del ministro per il Sud, Barbara Lezzi, la cui presenza era stata, pure, abbondantemente annunciata e pubblicizzata, al convegno che si è svolto venerdì a Pisticci, denominato “Zes interregionale Jonica. Opportunità e sfide per lo sviluppo del territorio”. La Lezzi era impegnata a Roma per discutere anche di fondi relativi al dissesto. Sicuro che non si sapeva?
Organizzato dalla Regione Basilicata con il supporto organizzativo di Sviluppo Basilicata e di T3 Innovation, il convegno si è svolto nei locali dell’azienda Gnosis Bioresearch ed ha, di fatto, partorito alcune importanti riflessioni. 
In primis, sulla Zes (Zona Economica Speciale) bisogna presto per darle concretezza. Nel contempo, è necessario iniziare ad attivarsi per intercettare gli eventuali investitori. Il tutto, nell’ottica di un rilancio delle aree ricomprese nella istituenda Zes con l’obiettivo finale di accrescere le offerte di lavoro. Il presidente dell’Autorità Portuale di Taranto, Sergio Prete, ha invece le “cifre” della Zes Appulo-Lucana. “La Zes raccoglie due regioni, quattro province e ben venticinque comuni: occorrerà un lavoro molto delicato per mettere insieme tutte queste entità e bisogna iniziare a preparare un documento che non solo servirà a regolamentare il funzionamento della Zona Speciale, ma anche l’accesso alle Zes e agli investimenti”. 
L’assessore regionale Roberto Cifarelli ha invece messo in evidenza che “l’obiettivo principale della Zes ijonica è creare opportunità di lavoro in un Sud che sia senza confini”, mentre il suo omologo pugliese, Cosimo Borraccino, ha invece esortato ad “agire a partire dai suggerimenti emersi al tavolo ministeriale” dello scorso gennaio. Su un aspetto si sono mostrati tutti d’accordo: l’istituzione e il funzionamento della Zes permetterà di valorizzare il rapporto con la vicina Puglia, così come gli interventi di potenziamento delle infrastrutture ferroviarie e della rete viaria interessata dal transito delle merci, previsti nell’agenda della istituenda Zes, dovrebbero consentire alla Basilicata di uscire dall’isolamento logistico rispetto alle grandi direttrici di traffico della rete trans-europea dei trasporti. Rete che, seguendo la dorsale adriatica e tirrenica, collegano le regioni del Mezzogiorno con l’intera Europa. Ma, evidentemente, un ruolo centrale potrà assumere in tale contesto la Valbasento e il centro intermodale di Ferrandina, quale cerniera di collegamento tra i due versanti e quale naturale e funzionale area retro-portuale del porto di Taranto. 
Il tutto nell’ottica di offrire una valida alternativa logistica per i flussi commerciali a beneficio di settori quali l’agricoltura, l’artigianato, la meccanica e l’automotive, potenziandone le connessioni già esistenti. Insomma, i benefici della Zes si prospettano molteplici, almeno sulla carta, e possono offrire soluzioni a molte delle problematiche che caratterizzano il nostro territorio. C’è solo un piccolo problema: bisogna dare concretezza a tutti questi auspici e, per farlo, è necessario (ed opportuno) che tutti le varie istituzioni coinvolte collaborino per tradurre in effetti concreti tutto quello che, pure, è stato delineato attraverso gli atti. Morale della favola? Affinché la Basilicata diventi attore primario dello sviluppo del Mezzogiorno, tutti devono remare nella stessa direzione. Solo così questo sviluppo sarà sano, virtuoso e rispettoso dell’ambiente. Uno sviluppo nel quale tutti devono crederci davvero.
Piero Miolla

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