Un'assenza pesante, anche se giustificata. E' stata quella del ministro per il Sud, Barbara Lezzi, la cui presenza era stata, pure,
abbondantemente annunciata e pubblicizzata, al convegno che si è svolto venerdì a Pisticci, denominato “Zes interregionale
Jonica. Opportunità e sfide per lo sviluppo del territorio”. La Lezzi era impegnata a Roma per discutere anche di fondi relativi al dissesto. Sicuro che non si sapeva?
Organizzato dalla
Regione Basilicata con il supporto organizzativo di Sviluppo Basilicata e di T3
Innovation, il convegno si è svolto nei locali dell’azienda Gnosis Bioresearch
ed ha, di fatto, partorito alcune importanti riflessioni.
In primis, sulla Zes
(Zona Economica Speciale) bisogna presto per darle concretezza. Nel contempo, è
necessario iniziare ad attivarsi per intercettare gli eventuali investitori. Il
tutto, nell’ottica di un rilancio delle aree ricomprese nella istituenda Zes
con l’obiettivo finale di accrescere le offerte di lavoro. Il presidente
dell’Autorità Portuale di Taranto, Sergio Prete, ha invece le “cifre” della Zes
Appulo-Lucana. “La Zes raccoglie due regioni, quattro province e ben
venticinque comuni: occorrerà un lavoro molto delicato per mettere insieme
tutte queste entità e bisogna iniziare a preparare un documento che non solo
servirà a regolamentare il funzionamento della Zona Speciale, ma anche
l’accesso alle Zes e agli investimenti”.
L’assessore regionale Roberto
Cifarelli ha invece messo in evidenza che “l’obiettivo principale della Zes ijonica
è creare opportunità di lavoro in un Sud che sia senza confini”, mentre il suo
omologo pugliese, Cosimo Borraccino, ha invece esortato ad “agire a partire dai
suggerimenti emersi al tavolo ministeriale” dello scorso gennaio. Su un aspetto
si sono mostrati tutti d’accordo: l’istituzione e il funzionamento della Zes permetterà
di valorizzare il rapporto con la vicina Puglia, così come gli interventi di
potenziamento delle infrastrutture ferroviarie e della rete viaria interessata
dal transito delle merci, previsti nell’agenda della istituenda Zes, dovrebbero
consentire alla Basilicata di uscire dall’isolamento logistico rispetto alle
grandi direttrici di traffico della rete trans-europea dei trasporti. Rete che,
seguendo la dorsale adriatica e tirrenica, collegano le regioni del Mezzogiorno
con l’intera Europa. Ma, evidentemente, un ruolo centrale potrà assumere in
tale contesto la Valbasento e il centro intermodale di Ferrandina, quale
cerniera di collegamento tra i due versanti e quale naturale e funzionale area
retro-portuale del porto di Taranto.
Il tutto nell’ottica di offrire una valida
alternativa logistica per i flussi commerciali a beneficio di settori quali
l’agricoltura, l’artigianato, la meccanica e l’automotive, potenziandone le
connessioni già esistenti. Insomma, i benefici della Zes si prospettano molteplici,
almeno sulla carta, e possono offrire soluzioni a molte delle problematiche che
caratterizzano il nostro territorio. C’è solo un piccolo problema: bisogna dare
concretezza a tutti questi auspici e, per farlo, è necessario (ed opportuno) che
tutti le varie istituzioni coinvolte collaborino per tradurre in effetti
concreti tutto quello che, pure, è stato delineato attraverso gli atti. Morale della
favola? Affinché la Basilicata diventi attore primario dello sviluppo del
Mezzogiorno, tutti devono remare nella stessa direzione. Solo così questo sviluppo
sarà sano, virtuoso e rispettoso dell’ambiente. Uno sviluppo nel quale tutti
devono crederci davvero.
Piero Miolla
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