Non ricorderai mai tutte le persone a cui hai detto “ti amo”, ma sicuramente ricorderai tutte le persone che hai mandato af****lo.
La potenza del “vaffa***” è enorme: in sé racchiude il tutto ed è definitivo.
Non ho mai sentito un discorso cominciare con un bel “vaffa***”, ma assolutamente questa parola è l’ideale per chiuderlo.
È una parola che ha una carica emotiva fortissima ed esprime una sensibilità enorme in chi la pronuncia: un vaffa*** è sintomo che la questione sottostante è talmente importante da surclassare educazione, ruoli, ed anche affetti.
Con un vaffa*** si chiudono amicizie, affetti, matrimoni, rapporti di lavoro.
È quindi una parola che non si pronuncia a cuor leggero.
“Le parole sono importanti” faceva dire Nanni Moretti in Palombella Rossa a Michele Apicella.
È verissimo, le parole hanno un peso specifico.
Nel bene e nel male.
E le parole fanno male.
Denigrare ed insultare gratuitamente una persona, fa male.
Denigrare ed insultare gratuitamente un’intera collettività, fa ancora più male.
Perché è una offesa generica, non personificata. Quanto più è astratta, tanto più ferisce.
Fa male a prescindere dall’appartenenza o meno ad un gruppo politico.
Fa male perché anche tu vivi all’ombra dello stesso campanile e l’uso di una parola offensiva investe anche la mia e la tua persona, per il semplice fatto di appartenere ad una stessa comunità, che viene quindi offesa gravemente e gratuitamente.
Il Sindaco Verri poteva quindi evitare di usare il “vaffa**”?
Il sindaco Verri doveva davvero evitare di usare il “vaffa**”?
No.
Non poteva e non doveva.
Non poteva perché non ha i freni dell’età e ha la fortuna di vivere i suoi giorni con l’entusiasmo della sua gioventù, con quel tipico coinvolgimento che ti prende fino all’ultima cellula, e che ti fa perdere la testa quando l’oggetto del tuo amore corre un qualsiasi pericolo.
Non poteva perché aveva il dovere morale ed istituzionale di difendere la comunità che l’ha scelta.
Non poteva perché quando l’interlocutore si arrocca nell’ottusa incapacità di comprendere i meccanismi della dialettica, non hai altra soluzione che rompere gli schemi.
Non doveva perché con il suo “vaffa***” ha dimostrato di amare la sua terra.
Non doveva perché ha dimostrato che questo amore prevarica anche il suo ruolo professionale ed istituzionale.
Non doveva perché quel suo “vaffa***” è una dichiarazione d’amore incondizionato che, come tale, va solamente apprezzato, in tutta la sua essenza.
Per questo, io ringrazio il sindaco Verri.
Per la sua passione, per la sua giovanile irruenza e per il dimostrato amore per la nostra terra.
Perché non c’è amore più grande di quello che si misura con un “vaffa***”
Avv. Fabio Salomone