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domenica 6 maggio 2018

Concessione gas San Teodoro: dopo il Comune di Pisticci anche l'associazionismo dice NO.



No al progetto di messa in produzione del pozzo San Teodoro, in territorio di Pisticci. Lo hanno ribadito Mediterraneo No Triv, No Scorie Trisaia e Movimento Tutela Val Basento che, in una nota, hanno ricordato come “il progetto di messa in produzione riguarda la concessione San Teodoro che scade nel settembre 2019 e risulta non produttiva dal 2001. Ci siamo già opposti al rinnovo con atti inviati al Mise invocando il principio di precauzione, la tutela della salute pubblica, delle popolazioni locali, delle economie agricole e turistiche. La concessione risulta priva di un titolo pluriennale di sfruttamento del giacimento e, pertanto, esistono preclusioni. Il progetto di Valutazione di impatto ambientale non ha considerato il vicino abitato di Marconia e di Casinello, aziende agricole e attività agroturistiche. Altro aspetto di rilievo è la vicinanza del pozzo a importanti strutture turistiche ricettive di San Teodoro, che ospitano altre migliaia di persone in estate”. 
Più in generale, hanno rimarcato le associazioni, “l’area Metapontina è caratterizzata da una falda unica, ossia bacino idrico di profondità che si estende per tutto il litorale jonico, interessando i comuni della fascia costiera. La falda unica di profondità comprende un vasto territorio che va da Nova Siri a Metaponto e si ritiene che il progetto potrebbe comportare un impatto su tale preziosa risorsa. Trattandosi di un impianto ad alto rischio industriale sarebbe opportuno non affidare la gestione economica dei rischi che interessa popolazioni, ambiente ed economie locali ad una società a responsabilità economica limitata, che non potrebbe garantire, in caso di danno ambientale e incidenti rilevanti, adeguate garanzie economiche con il suo capitale sociale”. Da qui la domanda: “In caso di danni ambientali acclarati e/o accertati dopo la chiusura della concessione e estinzione della srl, chi dovrebbe pagare gli eventuali danni e a chi la competenza per la bonifica?”

domenica 18 marzo 2018

Concessione gas San Teodoro: si convochi un Consiglio comunale aperto.

Un Consiglio comunale aperto sulla questione del rinnovo della concessione del gas denominata San Teodoro, ubicata nel territorio del Comune di Pisticci. Lo ha chiesto l’associazione “No Scorie Trisaia”, ricordando in una nota che il sindaco di Pisticci, Viviana Verri, “ha impiegato circa nove mesi prima di opporsi al rinnovo per la quale il ministero ha avviato, su richiesta della società concessionaria, Canoel Italia, la verifica di assoggettabilità a Via (Valutazione di impatto ambientale, ndr) per la variazione dell’impianto per la messa in produzione del pozzo San Teodoro 1 dir A, con collegamento alternativo alla condotta Basengas. Il sindaco di Pisticci – prosegue la nota - fu messo al corrente del rinnovo della concessione San Teodoro a gennaio del 2017, mentre il suo parere-opposizione risale a settembre dello stesso anno. A questo punto chiediamo alla Verri di convocare un Consiglio comunale aperto sulla questione, visto che il pozzo che dovrà essere messo in funzione si trova tra l’abitato di Marconia e quello di Borgo Casinello, nonché di convocare i comuni confinanti. Ricordiamo, infatti, che al rinnovo della concessione ministeriale San Teodoro si sono opposti con delibera tanto il Comune di Scanzano Jonico, quanto quello di Montalbano Jonico, entrambi confinanti”. 
L’associazione, però, ha tirato in ballo anche il Comune di Bernalda, e non solo: “Su San Teodoro, ad oggi, salvo smentite non ci risulta che quel municipio abbia prodotto il proprio parere e che nessun parlamentare in passato si sia espresso sulla questione”. Infine, “No Scorie Trisaia” ha ricordato che “si possono opporre al procedimento non solo i Comuni, le Province e le Regioni, ma anche le associazioni e i cittadini entro il 24 aprile. In attesa che qualche parlamentare neoeletto produca azioni legislative su normative e regole a tutela delle acque, delle popolazioni e delle economie locali, ricordiamo che il Comune di Pisticci, in virtù delle franchigie sulle royalties, pur ospitando quattro concessioni petrolifere sul proprio territorio, nel 2017 non ha percepito nulla”. 
Non è la prima volta che “No Scorie Trisaia” interviene sulla questione e, probabilmente, non sarà neanche l’ultima. Molto, infatti, dipenderà dall’esito della procedura in corso al ministero, ovviamente, ma in qualche misura l’eventuale ulteriore coinvolgimento dell’associazione ambientalista, scaturirà anche dall’atteggiamento degli enti locali chiamati in causa. 
Piero Miolla
 

mercoledì 22 novembre 2017

Impianto biogas: la posizione del Comune di Pisticci.


PIERO MIOLLA
No al progetto di variante per l’introduzione di rifiuti a matrice organica nell’impianto di biogas, ubicato a San Teodoro di Pisticci, richiesto dalla società Spring Bioenergy. Lo ha espresso il Comune di Pisticci che, nell’ambito del procedimento di screening, ha presentato osservazioni all’Ufficio Compatibilità Ambientale della Regione Basilicata, dichiarando il parere non favorevole alla realizzazione del progetto. I motivi? Li ha elencati il sindaco di Pisticci, Viviana Verri. “Attualmente – ha spiegato il primo cittadino - l’impianto a biogas è già attivo, essendo stato autorizzato con verbale di conferenza dei servizi del 16 novembre 2012. La struttura, a tecnologia anaerobica, è in grado di produrre biogas da sottoprodotti degli allevamenti e dell’agricoltura per un totale di 24.653 tonnellate all’anno e il biogas prodotto è utilizzato per la cogenerazione, con potenza pari a 600 kW. La società Bioenergy ha richiesto la modifica del piano di alimentazione dell’impianto, prevedendo l’utilizzo della frazione organica del rifiuto solido urbano (Forsu, ndr) e degli scarti agroindustriali”. Secondo l’Amministrazione comunale basentana “tale variazione comporterebbe uno stravolgimento della mission originaria dell’impianto, in una parte del territorio a forte vocazione archeologica: a poco più di un chilometro, infatti, sono presenti gli scavi dell’Incoronata, da cui è stato possibile evidenziare la presenza greca lungo l’arco jonico nel periodo pre e proto coloniale. A fronte di questa ricchezza storica e culturale, è intenzione di questa Amministrazione provvedere ad un’attività di valorizzazione e maggiore fruizione del sito. La posizione dell’area sede dell’impianto a biomasse interferisce anche con immobili ed aree di notevole interesse pubblico e la zona, essendo fortemente antropizzata e destinata sia ad attività agricole ad elevato pregio che attività agro-turistiche, risulta densamente abitata. Gli stessi residenti, ad oggi, nonostante l’impianto tratti solo i sottoprodotti di attività agricole e di allevamento, lamentano cattivi odori in tutta la zona. La volontà della Bioenergy di trattare Forsu e non più soltanto scarti di attività agricole e di allevamento, non può per questi motivi essere condivisa da questa Amministrazione”, ha concluso la Verri. La decisione, in ogni caso, spetta a via Anzio, che, però, nel prenderla, potrebbe anche tenere conto del no di Palazzo Giannantonio.