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domenica 18 marzo 2018

Concessione gas San Teodoro: si convochi un Consiglio comunale aperto.

Un Consiglio comunale aperto sulla questione del rinnovo della concessione del gas denominata San Teodoro, ubicata nel territorio del Comune di Pisticci. Lo ha chiesto l’associazione “No Scorie Trisaia”, ricordando in una nota che il sindaco di Pisticci, Viviana Verri, “ha impiegato circa nove mesi prima di opporsi al rinnovo per la quale il ministero ha avviato, su richiesta della società concessionaria, Canoel Italia, la verifica di assoggettabilità a Via (Valutazione di impatto ambientale, ndr) per la variazione dell’impianto per la messa in produzione del pozzo San Teodoro 1 dir A, con collegamento alternativo alla condotta Basengas. Il sindaco di Pisticci – prosegue la nota - fu messo al corrente del rinnovo della concessione San Teodoro a gennaio del 2017, mentre il suo parere-opposizione risale a settembre dello stesso anno. A questo punto chiediamo alla Verri di convocare un Consiglio comunale aperto sulla questione, visto che il pozzo che dovrà essere messo in funzione si trova tra l’abitato di Marconia e quello di Borgo Casinello, nonché di convocare i comuni confinanti. Ricordiamo, infatti, che al rinnovo della concessione ministeriale San Teodoro si sono opposti con delibera tanto il Comune di Scanzano Jonico, quanto quello di Montalbano Jonico, entrambi confinanti”. 
L’associazione, però, ha tirato in ballo anche il Comune di Bernalda, e non solo: “Su San Teodoro, ad oggi, salvo smentite non ci risulta che quel municipio abbia prodotto il proprio parere e che nessun parlamentare in passato si sia espresso sulla questione”. Infine, “No Scorie Trisaia” ha ricordato che “si possono opporre al procedimento non solo i Comuni, le Province e le Regioni, ma anche le associazioni e i cittadini entro il 24 aprile. In attesa che qualche parlamentare neoeletto produca azioni legislative su normative e regole a tutela delle acque, delle popolazioni e delle economie locali, ricordiamo che il Comune di Pisticci, in virtù delle franchigie sulle royalties, pur ospitando quattro concessioni petrolifere sul proprio territorio, nel 2017 non ha percepito nulla”. 
Non è la prima volta che “No Scorie Trisaia” interviene sulla questione e, probabilmente, non sarà neanche l’ultima. Molto, infatti, dipenderà dall’esito della procedura in corso al ministero, ovviamente, ma in qualche misura l’eventuale ulteriore coinvolgimento dell’associazione ambientalista, scaturirà anche dall’atteggiamento degli enti locali chiamati in causa. 
Piero Miolla
 

domenica 4 marzo 2018

Tirvellazioni: dal Consiglio di Stato novità negative per il popolo lucano..

“Il Consiglio di Stato ha dato il via libera a un’indagine sismica 3d su uno specchio di acqua di 748,7 chilometri nel Golfo di Taranto, autorizzata dal governo all’epoca presieduto da Matteo Renzi nel permesso di ricerca D79”. 
Lo hanno reso noto Noscorie Trisaia e Mediterraneo Noscorie, ricordando che “il permesso di ricerca D79 era stato uno dei primi richiesti nel Golfo di Taranto dalla Enel Longanesi, poi ceduto alla Aleanna Italia, società con sede a Roma e Matera. Enel Longanesi era poi uscita dall’upstream-gas e dalla ricerca petrolifera in mare, ritenendo non conveniente investire in questo settore. Tra le motivazioni per cui la stessa Regione Basilicata aveva perso il ricorso al Tar del Lazio sul permesso D79, vi era anche quella di non aver fornito osservazioni al ministero dell’Ambiente sull’impatto ambientale del permesso stesso, cosi come hanno fatto Comuni, comitati e associazioni. Ora – si legge nella nota delle due associazioni - potranno essere soddisfatti quelli di Confindustria Basilicata che vogliono più fossile, mentre non sappiamo cosa ne pensa Confindustria turismo e pesca, sempre se in Basilicata esistono. Continueranno ancora il presidente Marcello Pittella, Vito De filippo e il Pd lucano nella falsa opposizione alle trivelle in mare, mentre hanno aperto le porte sulla terraferma alle compagnie petrolifere?”, è la domanda posta dalle due associazioni. 
"Continuerà l’ex viceministro Filippo Bubbico, dopo le autorizzazioni a cui ha partecipato con il Governo Renzi, a pensare di trivellare lo Jonio? Questo procedimento amministrativo avviato dal governo Renzi dovrà tenere comunque conto, qualora si avviasse la ricerca petrolifera con l’air gun, dell’impatto ambientale che ci potrebbe essere su delfini, corallo bianco, biocenosi, pesca ed ecosistemi del nostro mare. Avevamo più volte chiesto al ministero dell’Ambiente di avviare un punto ambientale zero o bianco dei nostri mari, anche tenuto conto della presenza delle navi dei veleni nello Jonio e nei mari meridionali”. 
Piero Miolla 
 

martedì 7 novembre 2017

Rlievi geofisici a Marina di Pisticci: la posizione di No Scorie


PIERO MIOLLA
Pisticci. Per quale motivo i tecnici della Lighthouse, a bordo delle navi Città di Salerno III e Lipuda che operano nelle acque prospicienti Marina di Pisticci, studiano la cimodocea e la posidonia, due piante acquatiche? La domanda è di dominio pubblico nel Metapontino, tanto da aver convinto il consigliere regionale del M5S, Gianni Leggieri, a interrogare il presidente della Marcello Pittella, e aver determinato la presa di posizione di No Scorie Trisaia. Il timore è che dietro il silenzio delle autorità possa celarsi qualche manovra propedeutica alla realizzazione di un mega gasdotto che, partendo da Israele, porterebbe gas in Italia, sulle coste joniche lucane, proprio a Marina di Pisticci. A svelare che l’attività in corso nel mare di Pisticci concerne lo studio delle due piante acquatiche è stato il sindaco di Pisticci, Viviana Verri, che ha rivelato di aver appreso, a seguito di interlocuzione con un geologo e personale di bordo della Lighthouse, che “i rilievi geofisici sono funzionali ad attività di natura ambientale condotte su cimodocea e posidonia, su richiesta dal committente Doris Engineering. I nostri interlocutori hanno escluso attività legate alle perforazioni ed alle piattaforme petrolifere”. Chiarita la mission delle due navi, tutti adesso si chiedono a cosa serve questo studio sulle piante citate. No Scorie prova a fare un parallelo con il Tap, l’ormai famigerato gasdotto che “sbarcherà” sulle coste salentine. “Uno dei vincoli ambientali che incontrerà la realizzazione del futuro gasdotto Tap nel mare Adriatico – recita una nota dell’associazione - è proprio la poseidonia”. E allora? E’ lecito ipotizzare similitudini anche con il mega gasdotto proveniente da Israele? Al momento sono solo ipotesi, forse suggestive. Per togliere ogni dubbio, però, sarebbe auspicabile una presa di posizione da parte delle autorità, locali e nazionali. “Le istituzioni che hanno autorizzato le navi che in questo periodo nello Jonio fanno rilievi geofisici – continua la nota di No Scorie - hanno il dovere di informare le popolazioni locali e tutto l’apparato economico-turistico e della pesca sul tipo di rilievi effettuati, per chi li fanno, chi li ha commissionati, pagati e, soprattutto, l’utilizzo finale che ne dovranno fare. Costa molto da parte delle istituzioni locali chiedere queste cose alle altre istituzioni? Costa molto agli onorevoli dal comunicato e dal tweet facile interpellare il ministero e tutti gli enti preposti?” si è chiesta No Scorie. “Era già successo nello Jonio calabrese che una nave facesse strani rilievi geofisici e che spingesse addirittura i pescatori locali ad allontanarla, in quanto al suo passaggio faceva perdere il pescato, e a farla rientrare in porto. Quando abbiamo lanciato l’allerta sul probabile approdo del gasdotto East Med e chiesto ai sindaci, in primis a quelli di Pisticci e Bernalda, di opporsi alla concessione San Teodoro, appello ignorato, avevamo i nostri buoni motivi a difesa delle coste e del nostro mare”. Infatti, “sull’area in questione sussiste ancora il permesso di prospezione della Schlumberger e il D79 ex Enel Longanesi. Il mar Jonio e le sue coste restano al centro di grossi interessi internazionali. Apprendere che la stessa flora del mar Jonio venga monitorata ci potrebbe far piacere, ma vorremo capire perché e da chi. Il tratto di mare antistante Pisticci – conclude la nota - è un’area nursery per i delfini, ricca di biocenosi, dove esiste persino la presenza del corallo bianco: un patrimonio inestimabile da cui qualsiasi attività industriale andrebbe tenuta alla larga”.