PIERO MIOLLA
Pisticci. Per quale motivo i
tecnici della Lighthouse, a bordo delle navi Città di Salerno III e Lipuda che
operano nelle acque prospicienti Marina di Pisticci, studiano la cimodocea e la
posidonia, due piante acquatiche? La domanda è di dominio pubblico nel
Metapontino, tanto da aver convinto il consigliere regionale del M5S, Gianni
Leggieri, a interrogare il presidente della Marcello Pittella, e aver
determinato la presa di posizione di No Scorie Trisaia. Il timore è che dietro
il silenzio delle autorità possa celarsi qualche manovra propedeutica alla
realizzazione di un mega gasdotto che, partendo da Israele, porterebbe gas in
Italia, sulle coste joniche lucane, proprio a Marina di Pisticci. A svelare che
l’attività in corso nel mare di Pisticci concerne lo studio delle due piante
acquatiche è stato il sindaco di Pisticci, Viviana Verri, che ha rivelato di
aver appreso, a seguito di interlocuzione con un geologo e personale di bordo
della Lighthouse, che “i rilievi geofisici sono funzionali ad attività di
natura ambientale condotte su cimodocea e posidonia, su richiesta dal
committente Doris Engineering. I nostri interlocutori hanno escluso attività
legate alle perforazioni ed alle piattaforme petrolifere”. Chiarita la mission
delle due navi, tutti adesso si chiedono a cosa serve questo studio sulle
piante citate. No Scorie prova a fare un parallelo con il Tap, l’ormai
famigerato gasdotto che “sbarcherà” sulle coste salentine. “Uno dei vincoli
ambientali che incontrerà la realizzazione del futuro gasdotto Tap nel mare
Adriatico – recita una nota dell’associazione - è proprio la poseidonia”. E
allora? E’ lecito ipotizzare similitudini anche con il mega gasdotto
proveniente da Israele? Al momento sono solo ipotesi, forse suggestive. Per
togliere ogni dubbio, però, sarebbe auspicabile una presa di posizione da parte
delle autorità, locali e nazionali. “Le istituzioni che hanno autorizzato le
navi che in questo periodo nello Jonio fanno rilievi geofisici – continua la
nota di No Scorie - hanno il dovere di informare le popolazioni locali e tutto
l’apparato economico-turistico e della pesca sul tipo di rilievi effettuati,
per chi li fanno, chi li ha commissionati, pagati e, soprattutto, l’utilizzo
finale che ne dovranno fare. Costa molto da parte delle istituzioni locali
chiedere queste cose alle altre istituzioni? Costa molto agli onorevoli dal
comunicato e dal tweet facile interpellare il ministero e tutti gli enti
preposti?” si è chiesta No Scorie. “Era già successo nello Jonio calabrese che
una nave facesse strani rilievi geofisici e che spingesse addirittura i
pescatori locali ad allontanarla, in quanto al suo passaggio faceva perdere il
pescato, e a farla rientrare in porto. Quando abbiamo lanciato l’allerta sul
probabile approdo del gasdotto East Med e chiesto ai sindaci, in primis a
quelli di Pisticci e Bernalda, di opporsi alla concessione San Teodoro, appello
ignorato, avevamo i nostri buoni motivi a difesa delle coste e del nostro
mare”. Infatti, “sull’area in questione sussiste ancora il permesso di
prospezione della Schlumberger e il D79 ex Enel Longanesi. Il mar Jonio e le
sue coste restano al centro di grossi interessi internazionali. Apprendere che
la stessa flora del mar Jonio venga monitorata ci potrebbe far piacere, ma
vorremo capire perché e da chi. Il tratto di mare antistante Pisticci –
conclude la nota - è un’area nursery per i delfini, ricca di biocenosi, dove
esiste persino la presenza del corallo bianco: un patrimonio inestimabile da
cui qualsiasi attività industriale andrebbe tenuta alla larga”.
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