I candidati non erano il massimo
e la sconfitta è dipesa da ben altro, ma adesso attribuire agli alleati le
responsabilità di una simile debacle è inopportuno: è stato fatto tutto il
possibile per portare voti in un contesto nel quale il Pd era assolutamente
malvisto. In estrema sintesi, sebbene con sfumature diverse, è questa la
posizione dei segretari regionali dei partiti che hanno accompagnato i
“democrat” nell’ecatombe del 4 marzo in Basilicata.
Angelo Rosella, segretario
della lista Idv-Civica Popolare ha rimarcato che “i candidati non erano il
problema: cambiarli, infatti, avrebbe spostato in meglio le cose di poco o
nulla. Se abbiamo fatto poco per portare voti alla coalizione? Non credo
proprio. Posso dire che per quanto ci riguarda non ci sentiamo assolutamente in
colpa: abbiamo fatto davvero il massimo e il possibile. Ho invece avuto grande
difficoltà a convincere gli elettori a votare per il Partito Democratico. Più
di qualcuno mi ha rivelato che avrebbe votato la Lista Civica Lorenzin se non
fosse stata all’interno della coalizione con il Pd. A mio avviso, dunque, si è
manifestata una vera e propria avversione verso il Pd: noi ne abbiamo pagato le
conseguenze con una specie di effetto domino dal dato nazionale. Però, adesso
sostenere di essere pentiti di aver fatto parte di questa coalizione mi pare
esagerato: non siamo affatto pentiti perché, tra le altre cose, eravamo in
coalizione al Governo nazionale e ritenevamo di aver dato un contributo per
uscire dalle secche e piano piano ci stavamo riuscendo. Il popolo,
evidentemente, l’ha pensata diversamente premiando al Nord la Lega e al Sud il
Movimento 5 Stelle. Praticamente sono voti di protesta e di cambiamento, anche
se non sappiamo poi dove questo cambiamento porterà: questo, a mio giudizio, è
tutto da verificare”.
Pino Brindisi, segretario regionale dei Verdi, confluiti
nella lista Insieme, è ancora più chiaro: “I nomi hanno fatto la differenza:
c’è stato scuramente un problema di candidati, ma non solo. Io credo che se
fossimo andati da soli, anche senza nessuna velleità, avremmo forse avuto
risultati migliori. Però la democrazia è fatta di questo, cioè di un’alternanza
che probabilmente ci voleva, e di una volontà che la gente ha espresso ed è
sotto gli occhi di tutti. Non abbiamo malesseri e per questo diciamo che
dobbiamo accettare il responso delle urne, anche se a mio parere c’è
un’espressione di rivolta e di stanchezza rispetto a questa imposizione
continua di persone. Per carità, nulla da togliere a nessuno, ci mancherebbe,
però c’è bisogno di un rinnovamento nelle idee, nei contenuti e nella
concretezza dei fatti perché la Basilicata non ha dato risposte da questo punto
di vista. Una cosa, però, è certa: noi siamo stati corretti e abbiamo portato
quelli che sono i nostri voti. E le dirò di più: è grazie ai nostri resti che
alcune persone sono state elette”. Ma non è tutto, perché Brindisi va oltre:
“Assistendo allo spoglio in tante sezioni ho notato che il Partito Democratico
non ha fatto votare la coalizione ma solo sé stesso. Per quanto mi riguarda,
invece, quando si è in coalizione si è in coalizione. A me sembra, però, che
questa stia perdendo i pezzi”.
Anche Luigi Scaglione, portavoce regionale di
+Europa-Centro Democratico, ritiene che i “candidati all’uninominale erano
sbagliati, ma questo non ha influito sul risultato negativo o, se lo ha fatto,
lo ha fatto in minima parte. Il divario, infatti, è così profondo che non posso
pensare sia dipeso solo ed esclusivamente dalla inadeguatezza dei candidati”.
In merito, invece, all’ipotesi di uno scarso apporto degli alleati alla
coalizione, Scaglione ritiene che “gli amici del Pd, forse, non si rendono
ancora conto di quello che è accaduto: dalle dichiarazioni di qualcuno,
infatti, si capisce che forse sono come quel pianista che, mentre affonda il
Titanic, continua a suonare. La verità, invece, è che ci hanno ridotti
all’impotenza prima e noi di più non potevamo fare. Prendiamo il caso nostro:
dopo l’abbandono di Benedetto e tutto quello che ne è conseguito, noi siamo
fuori dai governi regionali e locali ma abbiamo lavorato sulle idee ed i
progetti. E’ questa la strada da intraprendere, cioè rispondere ai bisogni e ai
problemi che la gente ha posto con questo voto. Che, a mio giudizio, non è un
voto populista, ma popolare”.
Nessun commento, invece, dal segretario regionale
dei Socialisti, il sindaco di Melfi Livio Valvano: pur avendolo contattato più
volte, infatti, non siamo riusciti ad avere un riscontro e, quindi, il suo
parere sul duplice tema posto anche agli altri alleati: presunta inadeguatezza
dei candidati nei collegi uninominali lucani ed eventuali lamentele del Pd in
merito all’apporto che le liste a supporto della coalizione avrebbero posto in
essere nella tornata elettorale.
Piero Miolla
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