lunedì 26 marzo 2018

Riviello, coordinatore regionale dei giovani di Forza Italia, tra 4 marzo e regionali.


Non solo M5S: per Francesco Nicola Riviello, coordinatore regionale dei giovani e membro della cabina di regia di Forza Italia, il voto lucano rispecchia quello nazionale, con un’avanzata dei grillini dirompente. L’analisi lucana, però, dimostra che anche il centrodestra rappresenta un fronte importante, di qualità e con persone all’altezza della situazione. 
Coordinatore, per la prima volta avete superato il centrosinistra.  
“Certo, e questa è la conferma che il centrodestra ha fatto la sua parte, con Fi che è rimasto il primo partito della coalizione doppiando i voti della Lega e distanziando le altre forze politiche che componevano il fronte. Questo, peraltro, è avvenuto in una fase storica molto complicata per il nostro partito, ma, evidentemente, il progetto, la proposta di Forza Italia, è stata premiata”. 
Secondo lei perché? 
“In parte perché abbiamo lentamente ripreso e parzialmente rinnovato il partito, come ha confermato la mia candidatura e altre. Ma anche perché rispetto al passato, quando eravamo abituati a gestire il consenso, che è sempre stato di Silvio Berlusconi, adesso l’esigenza era quella, per così dire, di metterci lo zainetto in spalla e andare a cercarlo, questo consenso. Con quali risultati lo ha dimostrato la tornata elettorale”.  
Dalle sue parole trasuda ottimismo
“Sì, perché in Basilicata il terreno è fertile e il voto dato in massa al M5S deve ammonire tutti. Certo, è vero che il grande sconfitto è il centrosinistra, con particolare riferimento al Pd e a Gianni Pittella, battuto nell’uninominale che è, da sempre, un po’ la prova del nove, ma io penso che tutti i partiti debbano sapere intercettare quella fetta di consenso che è andata in larga parte al M5S, per poi farla convergere sulle proprie liste. Sono convinto che le elezioni regionali siano un banco di prova di quello che sapremo fare, perché è soprattutto in questo tipo di consultazioni che si valuta appieno la classe dirigente regionale”. 
Frattanto, a Roma, è arrivata un’intesa. 
“Sul dato nazionale il quadro è chiaramente frammentato. In ogni caso è evidente che la prima forza rimane il centrodestra e spero che in Parlamento si riesca a trovare convergenza con altri partiti, anche se io non riesco a vedere altra oltre al voto. La politica, però, ci ha abituati a colpi di coda e, dunque, vedremo”. 
Tra un po’ si vota per le regionali: la strategia di Fi qual è? 
“Tenuto conto che i cittadini hanno bisogno di chiarezza, anche nell’offerta politica, di messaggi precisi e di volti nuovi, che non significa solo novità anagrafiche ma anche politiche e di metodo, Forza Italia deve farsi carico di ciò. Infatti, la nostra proposta politica andrà proprio in quella direzione: faremo liste rinnovate, con persone serie e credibili. Mi auguro che anche gli altri partiti della coalizione facciano lo stesso”. 
Nel contempo è partito il toto-candidato, con Dario De Luca in pole position. 
“Non mi appassiono ai nomi perché sento che adesso tutti diventano leader. Invece, in questo momento ci vuole il consenso e, soprattutto, è necessario intercettarlo, questo consenso”.  
In che modo?  
“Sulla base di un progetto incisivo e credibile. Ovviamente sarà importante lanciare messaggi chiari al cittadino perché, così facendo, anche quella fetta di elettorato storicamente diffidente, potrebbe votarci”.  
Lei è dunque persuaso che Forza Italia e il centrodestra devono puntare al rinnovamento, in termini di persone e di idee, per abbracciare chi, di solito, ha votato altre forze o altri schieramenti. 
“Io ho la sensazione che in molti, in questo momento, stiano a guardarci e aspettano di vedere una proposta seria e vera per avvicinarsi. E’ questa la premessa necessaria, prima di lasciarsi andare ai nomi”. 
Le urne aperte il 5 marzo accreditano il centrodestra quale coalizione favorita per la poltrona più importante di via Anzio? 
“Non facciamoci ingannare dalle politiche: quando si va sui territori la situazione cambia. Probabilmente le percentuali saranno diverse da quelle del 4 marzo. Sicuramente non bisogna dare il Pd per morto: è solo in grande difficoltà. Sono convinto che la differenza la farà la scelta delle persone e, in ogni caso, la partita è aperta”. 
Piero Miolla 

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