lunedì 26 marzo 2018

Rientro della stazione spaziale cinese Tiangong: cosa rischiano i lucani.


E’ più facile vincere alla lotteria che essere colpiti da uno dei frammenti della stazione spaziale cinese Tiangong 1 (Palazzo Celeste), attualmente in traiettoria di caduta sulla Terra. La rassicurazione arriva da Giuseppe Bianco, direttore del Centro di Geodesia spaziale “Colombo” di Matera che fa parte della rete di monitoraggio mondiale che osserva la stazione spaziale. Tiangong 1, arrivando sempre più a contatto con le nostre teste, inizierà a disintegrarsi: potrebbe cadere in un raggio ampio che, nel nostro Paese, viene delimitato a partire dall’Emilia Romagna in giù. Si tratta di calcoli complessi e, soprattutto, per difetto, visto che, come ha spiegato Bianco, al momento si può solo circoscrivere la zona, molto ampia, nella quale i frammenti potrebbero cadere. 
“Non ci sono rischi concreti per le persone – ha precisato il direttore del centro Giuseppe Colombo – e, soprattutto, per noi lucani. Bisogna considerare che la probabilità che uno o più frammenti cadano sulle nostre teste è molto vicina allo zero. Mi preme sottolineare questo perché, negli ultimi giorni, ho letto informazioni non corrette su tale aspetto”. Bianco ha insistito sul fatto che “al momento notizie certe è impossibile darne, perché il calcolo del punto di rientro di un oggetto così grande è molto variabile dipendendo da tanti fattori, tra i quali la densità dell’atmosfera e altri che non sono facili da determinare: l’errore associato al calcolo del punto nel quale cadrà, diminuirà mano a mano che la stazione spaziale si avvicinerà alla Terra. Attualmente la data prevista di rientro è quella che oscilla tra il 31 marzo e l’1 aprile, con un margine di errore di circa 3 giorni. Al momento sappiamo che la stazione cadrà in una fascia compresa all’incirca tra la latitudine 44 Nord e quella 44 Sud. Il che vuol dire una fascia, simmetrica rispetto all’Equatore, che comprende circa 2/3 della superficie terrestre. I bordi di questa fascia sono a probabilità leggermente più elevata. Voglio però precisare che la possibilità di essere colpiti da uno di questi frammenti è di milioni di volta inferiori rispetto a quella di vincere alla lotteria”. 
Insomma, sulle nostre teste c’è sì un “Palazzo Celeste” che sta rientrando sulla Terra, ma difficilmente colpirà qualcuno di noi. Anche se, sapere che un oggetto all’incirca del peso di 7 tonnellate e mezzo e delle dimensioni di circa 10 metri di lunghezza e 3 di diametro, che con i pannelli solari arriva ad un’apertura alare di 17 metri, ci sta guardando dall’alto rappresenta pur sempre un ipotetico campanello d’allarme. Lanciata il 29 settembre del 2011, in questo momento la stazione spaziale è ad una quota di poco più di 200 chilometri di altezza e, mano a mano che incontra l’atmosfera, l’attrito generato da questo incontro la fa abbassare, tanto da farla cadere nel periodo indicato. 
“Il rientro nominale – ha aggiunto Bianco - avviene a 80 chilometri di altezza. La stazione comincerà a decomporsi ed i frammenti, che si creano a circa 120 chilometri di quota, se non saranno distrutti dall’attrito potrebbero cadere al suolo circa 40 minuti dopo, con una dispersione di circa 1.200 chilometri. Per questo, è impossibile individuare il punto certo nel quale andrebbero a cadere”. Infine, tornando all’ampia fascia interessata, Bianco ha ricordato che la 44 Nord comprende “l’Emila Romagna, ma anche Boston negli Usa così come Hokkaido in Giappone, mentre per la 44 Sud andiamo dalla Patagonia alla Nuova Zelanda”. Insomma, la Basilicata e i lucani possono dormire sonni tranquilli.
Piero Miolla 

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