sabato 21 aprile 2018

Rinuncia all'indennità aggiuntiva: la posizione di Margiotta (Pd) e Pepe (Lega).

Dopo l'annuncio della rinuncia all'indennità aggiuntiva da parte dei parlamentari del M5S che ricoprono ruoli negli uffici di presidenza delle Camere, abbiamo ascoltato cosa ne pensano le altre parti politiche. 
<<La rinuncia alla indennità aggiuntiva non è certo una novità e il mio partito l’ha già messa in atto>>. Per il senatore del Pd, Salvatore Margiotta, la decisione del M5S di rinunciare al cosiddetto doppio stipendio non rappresenta una primizia. “So per certo – ha aggiunto Margiotta - che già nella precedente legislatura, senza sbandierarlo tanto come fanno i grillini, alcuni colleghi del Pd hanno adottato la stessa scelta. Dico di più: quando sono stato segnalato dal mio partito per essere segretario d’aula, a fine marzo, avevo già deciso di rinunciare a questo incremento di indennità. Poi, come è noto, il centrodestra e i grillini hanno deciso di riservare a sé tutti e 8 i posti e, quindi, io non sono stato eletto”. Margiotta ha comunque ricordato che “quando si ricoprono questi incarichi sicuramente c’è un surplus di lavoro, anche se non è nulla che non possa essere ricondotto e assorbito all’interno degli emolumenti già corrisposti”. Per il senatore lucano, però, sarebbe ben altra cosa “rinunciare ad altri benefit, quali quelli legati alla possibilità che hanno coloro che ricoprono siffatte cariche, di avvalersi di staff importanti: a questi, infatti, non rinuncia nessuno ed è anche giusto perché c’è bisogno di persone competenti e qualificate. Ma va ricordato che pesa economicamente molto più fare contratti a personale esterno per coloro che hanno incarichi apicali”. Infine, sull’ipotesi di eliminare per legge le indennità aggiuntive, Margiotta si è mostrato d’accordo. “Sarei d’accordo. Peraltro c’è già un precedente: chi prima diventava sottosegretario percepiva una doppia indennità, mentre da anni non è più così. Questa decisione è stata assunta dal Pd, ma non mi pare che sia stata data a questa decisione la pubblicità che meritava”. 
<<Tagliare del tutto l’indennità aggiuntiva forse, no. Però limitarla di molto verso il basso sicuramente sì. Su questo sono assolutamente d’accordo>>. A parlare è il neo senatore della Lega-Noi con Salvini, Pasquale Pepe, che ha commentato volentieri la decisione assunta dai parlamentari pentastellati che ricoprono incarichi nelle Camere. Il sindaco di Tolve, in realtà, è andato oltre. <<Fermo restando che sono favorevole, lo ripeto, non al taglio tour court dell’indennità aggiuntiva ma alla sua forte limitazione verso il minimo, io credo che sia arrivato il tempo di normare tutto questo. Voglio dire che lasciare alla soggettività questa decisione non deve essere un fatto definitivo, ma, anzi, bisognerebbe disporre per legge la forte riduzione di siffatte indennità>>. Non tagliarle del tutto, dunque, ma limitarle. Pepe ha spiegato anche perché la pensa così. <<Credo che se un parlamentare lavora, questo suo svolgere un ruolo gli vada comunque riconosciuto. Quindi, è giusto riconoscergli un minimo di indennità, senza ovviamente eliminarla del tutto, ma anche senza mantenere gli attuali standard>>. In merito poi alla necessità di disporre per legge questi tagli, Pepe ha confermato che <<sarebbe auspicabile: credo che sia la strada giusta anche per non lasciare questa decisione alla sola volontà del singolo parlamentare>>. Decisioni che potrebbero creare disparità di trattamento, almeno secondo il primo parlamentare della storia che la Lega ha eletto in Basilicata. La tendenza, dunque, sembra essere quella al risparmio, anche se è chiaro a tutti che non saranno certamente i tagli alle indennità aggiuntive a limitare il debito pubblico e a salvare l’Italia da un tracollo economico che, sebbene più lontano in questa fase storica, rimane pur sempre un incubo.  
Piero Miolla 
 

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