Dopo l'annuncio della rinuncia all'indennità aggiuntiva da parte dei parlamentari del M5S che ricoprono ruoli negli uffici di presidenza delle Camere, abbiamo ascoltato cosa ne pensano le altre parti politiche.
<<La rinuncia alla indennità aggiuntiva non è
certo una novità e il mio partito l’ha già messa in atto>>. Per il
senatore del Pd, Salvatore Margiotta, la decisione del M5S di rinunciare al
cosiddetto doppio stipendio non rappresenta una primizia. “So per certo – ha
aggiunto Margiotta - che già nella precedente legislatura, senza sbandierarlo
tanto come fanno i grillini, alcuni colleghi del Pd hanno adottato la stessa
scelta. Dico di più: quando sono stato segnalato dal mio partito per essere
segretario d’aula, a fine marzo, avevo già deciso di rinunciare a questo
incremento di indennità. Poi, come è noto, il centrodestra e i grillini hanno
deciso di riservare a sé tutti e 8 i posti e, quindi, io non sono stato
eletto”. Margiotta ha comunque ricordato che “quando si ricoprono questi
incarichi sicuramente c’è un surplus di lavoro, anche se non è nulla che non
possa essere ricondotto e assorbito all’interno degli emolumenti già
corrisposti”. Per il senatore lucano, però, sarebbe ben altra cosa “rinunciare
ad altri benefit, quali quelli legati alla possibilità che hanno coloro che
ricoprono siffatte cariche, di avvalersi di staff importanti: a questi,
infatti, non rinuncia nessuno ed è anche giusto perché c’è bisogno di persone
competenti e qualificate. Ma va ricordato che pesa economicamente molto più
fare contratti a personale esterno per coloro che hanno incarichi apicali”.
Infine, sull’ipotesi di eliminare per legge le indennità aggiuntive, Margiotta
si è mostrato d’accordo. “Sarei d’accordo. Peraltro c’è già un precedente: chi
prima diventava sottosegretario percepiva una doppia indennità, mentre da anni
non è più così. Questa decisione è stata assunta dal Pd, ma non mi pare che sia
stata data a questa decisione la pubblicità che meritava”.
<<Tagliare del tutto
l’indennità aggiuntiva forse, no. Però limitarla di molto verso il basso
sicuramente sì. Su questo sono assolutamente d’accordo>>. A parlare è il
neo senatore della Lega-Noi con Salvini, Pasquale Pepe, che ha commentato volentieri
la decisione assunta dai parlamentari pentastellati che ricoprono incarichi
nelle Camere. Il sindaco di Tolve, in realtà, è andato oltre. <<Fermo
restando che sono favorevole, lo ripeto, non al taglio tour court
dell’indennità aggiuntiva ma alla sua forte limitazione verso il minimo, io
credo che sia arrivato il tempo di normare tutto questo. Voglio dire che
lasciare alla soggettività questa decisione non deve essere un fatto
definitivo, ma, anzi, bisognerebbe disporre per legge la forte riduzione di
siffatte indennità>>. Non tagliarle del tutto, dunque, ma limitarle. Pepe
ha spiegato anche perché la pensa così. <<Credo che se un parlamentare
lavora, questo suo svolgere un ruolo gli vada comunque riconosciuto. Quindi, è
giusto riconoscergli un minimo di indennità, senza ovviamente eliminarla del
tutto, ma anche senza mantenere gli attuali standard>>. In merito poi
alla necessità di disporre per legge questi tagli, Pepe ha confermato che
<<sarebbe auspicabile: credo che sia la strada giusta anche per non
lasciare questa decisione alla sola volontà del singolo parlamentare>>.
Decisioni che potrebbero creare disparità di trattamento, almeno secondo il
primo parlamentare della storia che la Lega ha eletto in Basilicata. La
tendenza, dunque, sembra essere quella al risparmio, anche se è chiaro a tutti
che non saranno certamente i tagli alle indennità aggiuntive a limitare il
debito pubblico e a salvare l’Italia da un tracollo economico che, sebbene più
lontano in questa fase storica, rimane pur sempre un incubo.
Piero Miolla
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