sabato 21 aprile 2018

I balneari lucani esultano. Scopri perchè.

La costa jonica e quella tirrenica lucane respirano: gli stabilimenti balneari, infatti, non sono da considerarsi servizi, ma beni. Proprio per questo, vanno esclusi dall’applicazione della direttiva Bolkenstein e, dunque, non devono essere messi all’asta. 
Lo ha precisato nel corso del convegno “L’euro, l’Europa e la Bolkestein spiegati da Frits Bolkestein”, che si è svolto alla Camera dei Deputati su iniziativa dell’associazione Donnedamare, capitanata da Bettina Bolla, proprio l’ideatore della famigerata direttiva. Il quale, da Commissario europeo per il Mercato interno, la Tassazione e l’Unione doganale, all’epoca della presidenza di Romano Prodi, è stato l’autore della direttiva che porta il suo nome, sulla libera circolazione dei servizi nell’Ue. 
La sua affermazione è stata accolta da una vera e propria ovazione da parte dei titolari delle imprese balneari, presenti a Roma in numero massiccio, i quali da anni vivono con l’incubo della direttiva Bolkestein, vista come una vera e propria tagliola. Per il padre della direttiva, dunque, alle concessioni balneari non si applica la normativa sulla libera circolazione dei servizi, contrariamente a quanto previsto dal legislatore italiano che, evidentemente, nel recepire la suddetta direttiva l’aveva trasformata in un qualcosa di tipicamente “italiano”, cioè diverso dall’originale. Proprio per combattere la norma i balneari lucani sono da tempo sul piede di guerra. A Roma erano presenti il manager del lido Sabbia d’Oro di Scanzano Jonico, nonché componente di Confindustria Basilicata Giovani, Giuseppe Ferrara, Sigismondo Mangialardi e Massimo De Lorenzo, di Confesercenti, mentre per il fronte tirrenico era presente Roberto Schettino, presidente dell’associazione Balneari Maratea. 
Vista come un modo concreto per mandare in fumo i numerosi sacrifici di intere generazioni, la direttiva Bolkenstein è stata aspramente combattuta sin dalla sua emanazione per gli effetti nefasti che, secondo i balneari, potrebbe avere. Va rimarcato che il settore è trainante: in Basilicata, infatti, oltre il 60% del turismo vuol dire mare, con oltre un milione di presenze solo sui sugli oltre 30 chilometri di spiagge joniche. La “perla del Tirreno”, poi, non è da meno e, anche per queste caratteristiche di punta, il settore lucano chiede da tempo nuovi piani sia per i lidi che per le coste. Secondo il Sindacato Italiano Balneari, in Italia si contano 87mila imprese, 418mila occupati, consumi per 24 miliardi ed un valore aggiunto di 14 miliardi di euro. Le concessioni demaniali sono 28mila, circa due terzi quelle destinate ad uso turistico-ricreativo, 100mila gli occupati diretti del settore. E il mare si conferma la prima destinazione turistica italiana con il 30% delle presenze complessive ed un trend in costante crescita per il turismo straniero (+13% dal 2008). 
All’incontro romano era presente anche il senatore lucano della Lega, Pasquale Pepe. “Finalmente – ha dichiarato Pepe - anche su questa vicenda si è fatta chiarezza: la direttiva non coinvolge i balneari, poiché l’oggetto del loro rapporto con lo Stato non riguarda un servizio, ma la concessione di un bene. È evidente, allora, che la lettura che il centrosinistra italiano ne ha dato è stata sbagliata, se non strumentale ed in mala fede”. 
Piero Miolla
 

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