sabato 19 maggio 2018

Gli Lsu lucani costretti nella morsa del precariato.



Costretti nella morsa del precariato. E’ la situazione in cui verserebbe la platea degli Lsu (Lavoratori socialmente utili) in Basilicata, stimata in oltre quattrocento persone. Un’emergenza tra le emergenze, dunque, in una regione sempre presa dalla lotta alla poltrona e dalle tattiche di partito, ma quasi mai schierata in difesa di chi versa in situazione di precarietà. Il tema, mai tramontato e sempre attuale, è stato rilanciato qualche giorno fa dal segretario generale della Cgil di Basilicata, Angelo Summa. Il quale non ha esitato a ricordare che, “tra le tante questioni che attanagliano il  mondo del lavoro, tra disoccupazione giovanile, povertà e precarietà, c’è anche il tema dei quattrocento lavoratori socialmente utili impegnati in molti Comuni senza nessuna tutela, previdenziale e retributiva. Una situazione ormai di lungo corso – ha sottolineato Summa - che continua nella più totale indifferenza dei sindaci e del governo regionale”. Il leader della Confederazione Generale Italiana del Lavoro ha poi aggiunto che “si tratta di lavoratori che, pur svolgendo importanti e fondamentali funzioni pubbliche, che vanno dalla raccolta dei rifiuti alla gestione diretta di servizi amministrativi e tecnici propri degli enti locali, vivono una condizione di vero e proprio sfruttamento, equiparati nell’attività lavorativa ai lavoratori pubblici ma privi delle stesse tutele e della dovuta retribuzione”. Non a caso, l’esponente sindacale ha definito la situazione di questi quattrocento soggetti “paradossale, che rasenta l’illegittimità”. Ma per Summa la cosa più grave è che “le amministrazioni comunali hanno a disposizione non solo incentivi economici, ma anche un quadro normativo che consente, anzi le obbliga, qualora abbiano spazi assunzionali, a procedere prioritariamente alla stabilizzazione degli Lsu in possesso dei requisiti”. Ecco perché, volendo fare una classificazione della precarietà, quella degli Lsu è definita da Summa “insopportabile, non fosse altro perché è generata dalla pubblica amministrazione e dal governo regionale che, pur in presenza delle condizioni per potenziali stabilizzazioni, continua a tenere questi lavoratori stretti nella morsa del precariato. Governare significa soprattutto scegliere le priorità, porre in essere azioni programmatiche ed amministrative guardando alle persone e alla loro condizione, liberandole dal bisogno; assistiamo, invece, quotidianamente a roboanti annunci privi di aderenza con la realtà e che lasciano irrisolti nodi storici che costellano la nostra regione”. E così, ai temi ambientali, a quelli del petrolio e del lavoro in generale che manca, si aggiunge anche quello degli Lsu. Che spesso vivono situazioni al limite del paradosso, stretti come sono tra il sogno di un lavoro stabile e definitivo e le difficoltà (vere o presunte) delle pubbliche amministrazioni che non possono (oppure in alcuni casi non vogliono?) stabilizzare siffatti lavoratori. In vista dell’ormai prossima campagna elettorale, scommettiamo che il tema diverrà oggetto di fervido dibattito e facili promesse? Sarebbe l’ennesima colpo al cuore di una platea che, pur lavorando, non riesce a trovare certezze, se non quella della precarietà.

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