Un’Abbazia benedettina quale set
cinematografico. E’ quella di Montescaglioso, dedicata a San Michele Arcangelo,
scelta dal regista toscano Giovanni Veronesi per girare alcune scene del suo
nuovo film, “I moschettieri del re”.
La pellicola sarà girata in Basilicata:
oltre che a Montescaglioso, infatti, le riprese saranno effettuate anche a
Matera (nel Castello Tramontano, nella Masseria Moliterni, nei pressi della Diga
di San Giuliano), Grottole, Viggiano e Pietrapertosa. Il film uscirà a dicembre
ed è prodotto dall’Indiana Production e dalla Vision Distribution: in questi
giorni è partito l’allestimento del set cinematografico, concentrato
soprattutto nei pressi dell’Abbazia benedettina di San Michele Arcangelo e
delle zone limitrofe.
Nel cast di attori del calibro di Valerio Mastrandrea,
Pierfrancesco Favino, Sergio Rubini, Margherita Buy e il lucano Rocco Papaleo.
Veronesi ha effettuato un accurato sopralluogo nel mese scorso, a
Montescaglioso, ed, evidentemente, è rimasto colpito dal contesto: per questo ha
deciso di scegliere la millenaria Abbazia per le peculiarità e le scenografie
naturali, che ben si conciliano con la trama e l’ambientazione storica del
film, ambientato nel ‘600.
In merito alla trama, Veronesi non si è sbottonato,
spiegando solo che che “D’Artagnan, Porthos, Aramis e Athos vivranno una nuova,
coraggiosa, divertente e un po’ pazza avventura per salvare il Re Luigi XIV”.
Nei giorni scorsi si sono conclusi i provini per la selezione dei figuranti
richiesti dalla produzione, che ha cercato soprattutto uomini con barba e
capelli, possibilmente lunghi, e donne con capelli lunghi non tinti. I casting
sono stati effettuati dal regista Geo Coretti.
“Le riprese saranno
un’importante vetrina per il nostro territorio – ha commentato il sindaco di Montescaglioso,
Vincenzo Zito - che ci consentirà di mostrare le bellezze non solo della
regione in generale, ma di Montescaglioso in particolare. Ringrazio Veronesi e
le case di produzione, ma anche l’assessore Francesca Fortunato per la
collaborazione prestata”.
Piero Miolla
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