lunedì 4 giugno 2018

A 40 anni dalla legge sull'aborto qual è la situazione in Basilicata?



Foto: Ospedale San Carlo
A 40 anni dall’entrata in vigore della legge sull’aborto, anche in Basilicata sarà possibile prescrivere la pillola abortiva RU486 negli ospedali o nei centri autorizzati, in regime di day hospital. La Regione ha infatti approvato la delibera 401-18, con la quale si prevede che nei punti nascita regionali di primo e secondo livello che garantiscono l’interruzione volontaria di gravidanza e rispettino i requisiti di sicurezza previsti dalla normativa, la procedura farmacologica è possibile anche in regime di ricovero in day hospital. Inoltre, la tipologia di regime di ricovero da proporre alla donna è di esclusiva competenza del ginecologo che la prende in carico. Per il momento la delibera preannuncia un protocollo operativo, che sarà traslato in una successiva determina dirigenziale, con la quale tale possibilità diventerà operativa. 
“Ho sempre sostenuto che la RU486 andasse prescritta negli ospedali o nei centri autorizzati non in regime di ricovero ordinario, bensì in day hospital – ha commentato Sergio Schettini, direttore del Dipartimento Interaziendale Materno-Infantile del San Carlo di Potenza”. Il regime attuale (in attesa che la previsione contenuta nella delibera diventi operativa), infatti, prescrive che la pillola abortiva possa essere somministrata in regime ordinario, previo ricovero ospedaliero di 3 giorni. Schettini ha sempre sostenuto che tale regime “andava superato, anche sulla scorta di quello che è avvenuto in Toscana e Lazio. Il ricovero di tre giorni era perfettamente inutile. Esistevano già normative ad hoc per assumere la pillola in day hospital in alcune regioni italiane, mentre noi continuavamo a rispettare l’indirizzo nazionale e, ad esempio, negli ospedali francesi il medico prescrive il farmaco che la donna può tranquillamente assumere a domicilio”. 
Per Schettini, a volte, ci si è trincerati dietro norme troppo stringenti. “Il cambio andava preso in considerazione, sempre nell’interesse dal paziente: se tutto viene fatto con un sistema che garantisce e protegge le scelte della donna è giusto intraprendere questa via”.   
Il tema della pillola abortiva è connesso con quello dell’obiezione di coscienza. Per la Basilicata i dati riferiscono che, su 60 ginecologi, solo 5 sono non obiettori: 3 a Matera e 1 a testa a Lagonegro e Villa d’Agri (che fa parte del San Carlo). “Allo stato attuale al San Carlo – ha spiegato Schettini – abbiamo 3 medici che garantiscono le interruzioni di gravidanza del primo trimestre: un dirigente medico del P.O. di Villa d’Agri, uno che arriva da Matera, grazie a una convenzione, cui si aggiunge un altro medico non obiettore che garantisce, insieme ai colleghi e ad 8 ostetriche, tutte le prestazioni relative alla applicazione della legge 194. Pertanto il San Carlo eroga le prestazioni di interruzione della gravidanza farmacologica (entro 90 giorni), la Ivg del primo trimestre (entro 90 giorni) e la interruzione terapeutica del secondo trimestre per quelle gravidanze i cui feti sono affetti da gravi malformazioni incompatibili con la vita”. 
Se questi sono i numeri dei non obiettori, ne deriva che, mentre a livello nazionale i ginecologi obiettori rappresentano il 70%, nel Sud Italia sono l’80 e, in Basilicata, salgono all’88: un dato che deve far riflettere. In ogni caso, nella nostra regione, sono 4 (su 6) gli ospedali che garantiscono l’interruzione volontaria entro i 90 giorni di gestazione: Potenza, Matera, Lagonegro e Villa d’Agri, mentre solo a Potenza e Matera è garantito l’aborto terapeutico entro i 180 giorni. A breve, poi, anche l’ospedale di Melfi garantirà la Ivg nei primi 90 giorni di gravidanza. Inoltre, la somministrazione della pillola RU486 è praticabile solo a Potenza, dal 2010, e in regime di ricovero. 
“Credo – ha concluso Schettini – che la situazione lucana possa essere considerata soddisfacente, considerando che l’equilibrio tra opposte esigenze è flebile e va risolto il problema del San Carlo. Nessuno vuole mettere in discussione l’obiezione di coscienza, ma vanno garantite le opposte esigenze, anche prevedendo quote di non obiettori per concorso, come ha fatto il Governatore del Lazio Zingaretti”.
Piero Miolla 

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