Un elenco di morte e dolore con 359 nomi di persone colpite da patologie tumorali a partire dagli anni 2000, e non solo. Riferiti al solo comprensorio di Pisticci e raccolti negli ultimi 21 mesi. L’elenco viene letto nel corso di “Una messa per la vita, per non dimenticare” dal vicario della parrocchia di Cristo Re, don Giuseppe Ditolve. Il quale, una volta al mese, rinfocola questa iniziativa per sensibilizzare i cittadini e le istituzioni su un problema ormai drammatico: l’incidenza dei tumori nel territorio di Pisticci.
Nella chiesa di Cristo Re, a Pisticci, don Ditolve una volta al mese ospita un
parroco di fuori che officia con lui la messa e, dopo la funzione, parla ai
cittadini nel corso di incontri, convegni ed iniziative sociali. Tutte
incentrate sulla tutela dell’ambiente e della salute. L’ultimo in ordine di
tempo è stato padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, che a Pisticci ha
parlato della risorsa acqua, facendo partire proprio da questa terra martoriata
una sorta di nuovo laboratorio in difesa dell’acqua pubblica. Prima di lui,
ospiti di don Ditolve erano stati don Maurizio Patriciello, il prete della
“Terra dei Fuochi”, e, a ritroso, don Giacomo Panizza, sacerdote bresciano
“prestato” alla Calabria, dove la ‘Ndrangheta lo tiene nel mirino, e il vescovo
di Matera-Irsina, mons. Giuseppe Caiazzo.
I 359 nomi fanno capire quanto
drammatica sia la situazione in questa terra segnata dall’industrializzazione
degli anni ’60-’70, quando le fabbriche arrivarono con tutto il loro mesto e
illusorio messaggio di una nuova e più immediata emancipazione economica. Oggi,
a 50 anni dall’industrializzazione, le fabbriche hanno lasciato solo una zona
riconosciuta dallo Stato come meritevole di bonifica, il Sito d’interesse
nazionale della Valbasento, tante cattedrali nel deserto e qualche azienda,
peraltro spesso oggetto di contestazioni e opposizioni. Se davvero sia stata
l’industrializzazione selvaggia la causa di tutte queste morti non si sa con
certezza, ma, di sicuro, il forte sospetto c’è.
Sia come sia, “Una messa per la
vita-Per non dimenticare”, organizzata dalla parrocchia Cristo Re insieme
all’associazione “A cuore aperto – la voce di chi ama la propria terra”, ha
l’obiettivo di far comprendere sempre più alla comunità l’incidenza sul
territorio pisticcese del cancro, specie a partire dagli anni ‘70 in poi. “Se
dovessi morire di cancro, sarebbe un omicidio”, recitava una delle locandine dei
precedenti appuntamenti organizzati da don Ditolve: un vero e proprio monito
che non può lasciare indifferenti, perché l’indifferenza non immunizza e il
territorio è una casa comune che va salvaguardata. Per questo, don Ditolve
continua ad onorare chi è caduto in questa strenua battaglia e tutti quelli che
hanno ancora una speranza.
Piero Miolla
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