mercoledì 6 giugno 2018

Arrivo di 20 migranti ricihiedenti asilo: a Venosa nasce un comitato che dice no.



Effetto Salvini o preoccupazione fisiologica? A Venosa è sorto un comitato spontaneo di cittadini che stanno raccogliendo firme per denunciare il mancato coinvolgimento nella decisione di allocare in due condomini della città oraziana altrettanti Cas (Centri di accoglienza straordinaria) per migranti. La Prefettura, di concerto con una cooperativa, avrebbe deciso di allocare 20 persone in due appartamenti situati in condomini ubicati in zone centrali. Da qui i timori per quelle che vengono definite le “ovvie e assai probabili ripercussioni in termini di sicurezza, igiene, tutela della proprietà e degli investimenti”. 
Le unità immobiliari individuate sarebbero quella di via Veneto, al civico 14, ritenuta idonea da parte del competente ufficio comunale per l’alloggiamento di 12 persone, e quella di via Generale Pennella, idonea per 8 persone. I bene informati rivelano che si tratta di appartamenti di circa 110 metri quadri, le cui idoneità strutturali, tecniche e abitative reali restano tutte da accertare. In particolare, si contesta il fatto che, per ogni persona, verrebbero riservati appena 10 metri quadri, spazi ritenuti inaccettabili per le esigenze individuali. Si vocifera, poi, che gli appartamenti citati versino in pessime condizioni igienico sanitarie. Da qui la decisione dei residenti delle vie interessate di formare il comitato spontaneo che si oppone a siffatta decisione e ha promosso una petizione. 
Il comitato chiede che “la Prefettura di Potenza riveda immediatamente la decisione di inserire gruppi di immigrati, rifugiati o richiedenti asilo all’interno di condomini nell’abitato di Venosa, ove risiedono, prevalentemente se non esclusivamente, famiglie con bambini e persone anziane”. Ma non è tutto, perché al Comune di Venosa si chiede di “voler intervenire con la massima sollecitudine, valutando, altresì, l’adozione di ogni opportuna azione anche di carattere giudiziario a tutela della propria cittadinanza, come accaduto in altri comuni d’Italia”. La petizione, infine, conclude riassumendo quello che per gli organizzatori è il vero spirito che sta animando la protesta: sì all’accoglienza, salvaguardando le rispettive dignità e non trasformando immobili condominiali in centri di raccolta. Dal comitato rendono noto che, nella sola giornata del 2 giugno, sarebbero state raccolte circa 1.000 firme. 
Tutto questo, secondo i membri del comitato, “a riprova della partecipazione e sentita preoccupazione che pervade tutta la popolazione”. Qualcuno, però, ha anche ricordato che il Comune di Venosa è già impegnato nell’accoglienza dei migranti ed ha dovuto affrontare l’emergenza di Boreano, il borgo dell’agro oraziano oggetto anche di cronache nazionali, dove tra incendi e altri episodi la cronaca ha spesso raccontato problemi. Dato atto della protesta, i residenti interessati hanno anche preannunciato che non si fermeranno a questa iniziativa: intendono, infatti portare le loro istanze, laddove diventi necessario, all’attenzione del neo ministro degli Interni, Matteo Salvini, per far sì che venga “messo un freno a simili scelte che impattano con il tessuto socio-economico e urbanistico di una comunità, favorendo esclusivamente chi della questione migranti ne ha fatto ormai un business”.

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